Imprenditoria | Legge di stabilità

Imprenditori: «rilanciare seriamente l’economia»

Questo è l’appello congiunto di Abi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Ania, Confindustria e Rete Imprese Italia in occasione di summit organizzato per concordare valutazione e indirizzi della legge di Stabilità. C’è ancora fiducia nei provvedimenti governativi anche se il tessuto imprenditoriale italiano è sempre più alle prese con fallimenti e chiusure di attività.

Un summit a Bologna con i presidenti e i vertici direzionali di Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Alleanza delle cooperative Italiane per concordare alcune valutazioni e indirizzi riguardanti la legge di Stabilità.
Secondo le parole degli uffici di presidenza nelle fasi recenti della vita pubblica e della vita economica italiana, e anche durante la preparazione del disegno di legge di stabilità, «abbiamo dato forte prova di responsabilità, nella misura realistica delle proposte e nel rispetto delle istituzioni: fa parte anche di questa responsabilità non tacere e non sminuire i problemi».
Per i partecipanti al summit la legge di Stabilità deve avere misure più consistenti per la ripresa economica del Paese: dando segnali necessari alla società e all’economia per rinvigorire la fiducia in se e nel futuro. Anche se, è stato rilevato, manca una rapida e decisa azione di tagli alla spesa pubblica e l’indicazione di una prospettiva di ammodernamento strutturale dello Stato e di ridefinizione dei compiti della sfera pubblica, argomentazioni e decisioni che devono essere da subito avviate.

Ivan Malavasi | Rete Imprese Italia

Riduzione del costo del lavoro e del cuneo fiscale
Secondo Ivan Malavasi, al vertice di Rete Imprese Italia «consapevoli dei limiti imposti dai conti pubblici proporremo al Parlamento di rafforzare l’impianto in alcuni punti fondamentali: e questo a partire da una riduzione più incisiva del cuneo fiscale e del costo del lavoro, che abbia effetti sensibili sulla competitività delle imprese e sul reddito disponibile dei lavoratori, agendo inoltre sull’accesso al credito sia attraverso la garanzie sia attraverso la patrimonializzazione delle imprese e delle banche e trovando risorse, sia strutturali sia straordinarie (rimpatrio dei capitali, rivalutazione quote della Banca di Italia), e dando un impulso maggiore alla ricerca e all’innovazione. Siamo convinti che la stabilità sia la prima condizione di ripresa per l’Italia ma il Governo deve accelerare e intensificare l’azione per lo sviluppo».
Ma le chiusure aziendali sono in aumento
Da parte delle associazioni di categoria c’è dunque fiducia nei confronti dei provvedimenti governativi che devono essere intrapresi quanto prima, resta il fatto che il bollettino  delle chiusure aziendali registra aumenti.
Da gennaio a settembre sono state 62mila le chiusure aziendali, tra crisi e liquidazioni volontarie, il 7,3% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e nello specifico, da luglio a settembre di quest’anno è stata raggiunta quota 18mila chiusure senza che nessun macro – settore industriale ne sia stato esentato. Il dato, tutt’altro che positivo è emerso dall’Osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese, censimento condotto dal Cerved, secondo cui i fallimenti continuano a crescere. Solo nel terzo trimestre ne sono stati registrati più di 2.500 (+9,2%) che, nell’insieme, portano il totale dell’anno a 10 mila fallimenti (+12,1%). La crescita del fenomeno ha riguardato tutte le forme giuridiche con tassi di crescita oltre il 10%: 12,6% per le società di capitale, 10,2% per le società di persone e 11,4% per le altre forme giuridiche.
Comparti
Per quel che riguarda i settori dell’economia, a pagare maggiormente le conseguenze della crisi sono state le imprese dei servizi che, alla fine del terzo trimestre hanno fatto registrare un aumento dei fallimenti del 14%.
Il settore manifatturiero ha raggiunto quota 11,7% e il settore delle costruzioni ha registrato aumenti pari al 9,7%. Da un punto di vista geografico critica è la situazione nel nordest del Paese: rispetto allo scorso anno registra un aumento dei fallimenti del 18%. La situazione nelle Isole e al sud presenta un incremento del 12%. Nel nordovest e nel centro Italia gli aumenti dei fallimenti sono stati, rispettivamente dell’8,9% e del 12%.
«Chiudo bottega»
È sempre più forte la tendenza da parte degli imprenditori a chiudere volontariamente l’attività imprenditoriale: tra luglio e settembre sono state 14mila le liquidazioni volontarie, (il 5,3% in più rispetto allo scorso anno) per un totale di casi che, nei primi nove mesi, ha superato le 50 mila unità (pari al 5,2% in più dello scorso anno).

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here