Domenico Pesenti | Segretario generale Filca-Cisl
«Anche quest’anno il rapporto dell’Inail annuncia che si muore di meno sul lavoro. È una notizia positiva, anche se 660 vittime all’anno restano una cifra mostruosa, ma soprattutto si tratta di un dato che riguarda solo il lavoro dichiarato e non tiene conto di quello che accade in molti settori, come l’edilizia, dove sta avvenendo un travaso di infortuni mortali dal lavoro regolare verso il lavoro nero. Il calo annunciato dall’Inail andrebbe inoltre correlato con il dato occupazionale, visto che solo nel comparto delle costruzioni si sono persi 800mila addetti dal 2007. Oltre ai numeri assoluti andrebbe calcolato e diffuso l’indice di frequenza, vale a dire il numero di infortuni in proporzione al numero totale degli addetti.
Gli infortuni in edilizia sono il 25% del totale ed hanno un costo sociale calcolato in 5 miliardi all’anno, su 45 miliardi complessivi degli infortuni sul lavoro. Un dato preoccupante e allarmante, che impone interventi seri e radicali da parte del Governo. Sulla sicurezza in edilizia, soprattutto per quanto riguarda la formazione prima dell’ingresso nei cantieri, sono stati fatti passi in avanti significativi grazie, ad esempio, all’introduzione dell’obbligo formativo di 16 ore, previsto dal contratto nazionale del 2008 ed avviato già dal 2009. A garantire la sicurezza nei cantieri, inoltre, ci sono gli operatori dei Cpt, i Comitati paritetici territoriali, punto di riferimento importante nel settore e che conferma il ruolo strategico della bilateralità edile, gli Rls e soprattutto gli Rlst, operatori sindacali impegnati quotidianamente sul fronte della sicurezza sul lavoro. Ma senza un impegno costante e strutturato del Governo gli sforzi compiuti grazie alle iniziative delle parti sociali corrono il rischio di essere vanificati e non possiamo tollerare che ciò accada».
Così il segretario generale della Filca-Cisl >> commentando i dati resi noti dal rapporto Inail: sono 50mila in meno gli incidenti sul lavoro nell’arco di un anno, dal 2012 al 2013, passati da 499.638 a 449.212, una dinamica positiva stando al commento del Ministro del Welfare Giuliano Poletti, anche al netto della crisi economica e occupazionale che attanaglia l’Italia.
Relazione Inail. Questo è lo scenario che emerge dalla «Relazione Inail», l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, illustrata alla Camera dei Deputati dal presidente Massimo De Felice, uno scenario che presenta per le denunce di malattie professionali +47% dal 2009, a fronte di 23.670 aziende ispezionate, l’87,65% delle quali presentavano delle irregolarità. Scenario che ha evidenziato come gli incassi siano stati lo scorso anno pari a 10 miliardi e 111 milioni di euro, con un decremento del 5% delle entrate contributive rispetto al 2012, e come le uscite di competenza abbiano raggiunto i 9,5 miliardi.
Infortuni in itinere e su mezzo di trasporto. Al 31 dicembre scorso più del 18% degli infortuni riconosciuti è avvenuto all’esterno dell’azienda: a bordo di un mezzo di trasporto, in itinere, durante il percorso tra l’abitazione e il luogo di lavoro; tuttavia la stessa percentuale aumenta fino al 57% nel caso di incidenti con finale tragico. Sul complesso di 1.175 denunce di morti bianche (l’anno precedente erano state 1.331) l’Inail ne ha accertate 660, di cui 376 verificatesi fuori dalla sede lavorativa.
Danni alla salute. Significativo è l’incremento dei danni alla salute segnalati dai dipendenti: nel 2013 sono state denunciate 51.839 patologie contratte, 5.556 in più rispetto alle 46.283 dell’anno precedente che, secondo l’Inail, hanno riguardato le malattie e non le persone ammalate, che sono state 39.300, al 41,9% delle quali è stata riconosciuta la causa professionale. I deceduti lo scorso anno sono stati 1.475, quasi il 33% in meno rispetto al confronto col 2009, di cui 376 per patologie asbesto-correlate derivanti da esposizione all’amianto.