Istituto nazionale di bioarchitettura | Strategie associative

Inbar aderisce alla coalizione per il dissesto idrogeologico

L'azione dell'arch. Giovanni Sasso e dei vertici associativi di Inbar è indirizzata all'adesione ad una strategia, insieme ai soggetti della società civile, tesa a contrastare il dissesto idrogeologico. Richiesto il sistema delle premialità e una particolare attenzione rivolta ai temi dell'energia e agli aspetti della sostenibilità.

La bioarchitettura è l’insieme delle discipline che attuano e presuppongono un atteggiamento ecologicamente corretto nei confronti degli ecosistemi ambientali. L’azione progettuale e l’impegno formativo dell’associazione presieduta dall’arch. Giovanni Sasso aderisce a questo cartello di soggetti della società civile, in un momento in cui episodi di estrema criticità si ripetono da nord a sud.Dissesto idrogeologico

Secondo i vertici Inbar >> «la cementificazione selvaggia del territorio e un’impostazione progettuale discutibile di numerosi interventi sul territorio, anche tra quelli stessi di salvaguardia e protezione dal rischio idrogeologico, sono la causa dell’attuale basso livello di sicurezza. È ormai sufficiente un fenomeno temporalesco come tanti per generare danni ingenti al patrimonio edilizio delle nostre città, pregiudizio grave per le attività produttive e perfino la perdita di vite umane».

Giovanni Sasso | Inbar
Giovanni Sasso | Inbar

Spiega l’arch. Giovanni Sasso che «la comunità degli abitanti insediati nei nostri territori ha smesso di averne cura perché si è dissolto il legame diretto tra essi e la potenzialità produttiva di quei territori. Oggi l’abitante/consumatore compra perfino gli alimenti dei quali si nutre tra quelli provenienti da chissà dove e consuma l’energia di cui si serve nella sua vita di relazione avendola prodotta ben lontano dal luogo che abita. Occorre rompere questo circolo vizioso e immaginare modelli di sviluppo locale, altrove sperimentati con successo, chiudendo localmente il ciclo dell’alimentazione, dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti. È necessario individuare con urgenza paradigmi che consentano di guardare al territorio come ad un unico grande bene comune, capace di produrre ricchezza condivisa e pubblica e capace anche di fornire valore alle iniziative individuali. Soltanto all’interno di un’organizzazione socio-territoriale di questo tipo è possibile tornare ad avere diffusamente cura del territorio, da parte anzitutto degli abitanti».

Ecco dunque la necessità di provvedere a metter mano con urgenza ad un grande progetto culturale e nello stesso tempo ad un piano di riforma legislativa. Piani e progetti sviluppati secondo la possibilità metabolica degli ecosistemi urbani e ambientali devono essere convinzione consapevole di tutti gli operatori.
Per l’Istituto nazionale di bioarchitettura è necessario che:

  • le università portino il loro contributo in termini di ricerca scientifica e di formazione dei neo-laureati
  • il mondo della rappresentanza professionale e le associazioni facciano squadra nella prospettiva di una più efficace azione sinergica, come dimostrano di voler fare con la loro adesione alla coalizione
  • la pubblica amministrazione e le sue strutture tecniche di tutte le discipline mettano in campo azioni di policy integrate e intersettoriali, in grado di garantire al tempo stesso tutele e sviluppo dei territori locali.

Sul piano normativo i vertici dell’Istituto nazionale di bioarchitettura auspicano una convergenza efficace nell’azione legislativa dello Stato centrale e delle regioni verso contenuti e prima ancora indirizzi coordinati, superando gli schieramenti ideologici e le posizioni politico-culturali. Disposizioni cogenti sulla bioedilizia, sulla rigenerazione urbana, sull’obbligo di valutare la sostenibilità di piani e progetti, applicando protocolli di valutazione anche alla scala urbana, non possono più mancare nel corpo normativo di ogni regione.
Per il presidente Sasso «è tempo per passare dal sistema delle premialità per i casi più virtuosi, al sistema delle penalità per i progetti più negligenti sul piano ambientale. E dall’attenzione rivolta quasi esclusivamente all’energia alla sinergia tra le soluzioni relative ai diversi aspetti della sostenibilità».

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