Polimi | Osservatorio Industria 4.0

Industria 4.0: primi passi di digitalizzazione consapevole in Italia

I dati forniti dall’attenta analisi Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano evidenziano che il mercato italiano di Industria 4.0 sta crescendo soprattutto in ambito di Industrial IoT, Analytics e Cloud Manufacturing. Buona la conoscenza del Piano Nazionale Industria e delle agevolazioni fornite. Molte le pmi pronte a colmare il divario attraverso piani di formazione.

Le tecnologie abilitanti che stanno guidando la trasformazione delle imprese italiane, diffuse in tutte le tre aree di processo, sono Industrial IoT e Industrial Analytics, che insieme rappresentano circa il 40% delle applicazioni dichiarate.

Lo stato dell’arte di Industria 4.0 in Italia

Il mercato dei progetti di Industria 4.0 in Italia nel 2017 – tra soluzioni It, componenti tecnologiche abilitanti su asset produttivi tradizionali e servizi collegati – ha raggiunto un valore compreso fra 2,3 e 2,4 miliardi di euro, di cui l’84% realizzato verso imprese italiane e il resto come export, mostrando una crescita del 30% rispetto allo scorso anno che, vista in una prospettiva pluriennale, sancisce quasi il raddoppio del mercato in soli tre anni.

Ai progetti 4.0 si somma un indotto di quasi 400 milioni di euro in progetti tradizionali d’innovazione digitale. Seguono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno «Industria 4.0: Produrre, Migliorare, Innovare» che si è tenuto a Milano presso l’Auditorium di Assolombarda.

  • L’Industrial IoT (riferito alla sola componentistica per connettere i macchinari alla rete) si conferma la tecnologia 4.0 piĂą diffusa, con un valore di 1,4 miliardi di euro (60% del mercato, +30% sull’anno precedente).
  • L’Industrial Analytics segue con 410 milioni di euro (20% del mercato, +25%).
  • Il Cloud Manufacturing conta 200 milioni di euro (10% del mercato, +35%), ed è fra le prime per crescita.
  • Le soluzioni di Advanced Automation raggiungono l’8% del mercato (145 milioni di euro, +20%).
  • L’Advanced Human Machine Interface pur con un valore complessivo contenuto (circa 30 milioni di euro) è la prima per crescita rispetto allo scorso anno (+50%).
Alessandro Perego | Osservatorio Industria 4.0.

Alfabetizzazione delle tecnologie di base

Aumenta il livello di conoscenza su Industria 4.0: solo il 2,5% delle imprese dichiara di non conoscere il tema (due anni fa era quasi il 40%), il 15% è in fase esplorativa, mentre il 55% dichiara di aver già implementato soluzioni 4.0.

Numeri che testimoniano il fermento dello scenario italiano, in cui si può dare ormai per assodato un buon livello di alfabetizzazione sulle tecnologie di base (in media il 90% delle imprese conosce le singole smart technologies).

Il Piano Nazionale Industria 4.0

Appare positivo l’impatto del Piano Nazionale Industria 4.0: su un campione di 236 imprese, il 92% ne conosce le misure (l’84% un anno fa), la metà dichiara di aver già usufruito di forme di iper e superammortamento per il rinnovo dei propri asset e una su quattro ha intenzione di farlo a breve.

La distribuzione degli investimenti che sfruttano queste forme d’incentivo è variegata, con il 25% delle imprese che ha investito piĂą di tre milioni di euro e il 20% che ha destinato meno di 200mila euro. Con riferimento al credito d’imposta previsto per la formazione 4.0, sei aziende su dieci dichiarano che ne vorranno usufruire.

Andrea Sianesi | Osservatorio Industria 4.0.

Le tecnologie abilitanti

Sono quasi 900 le applicazioni 4.0 dichiarate dalle 236 imprese analizzate, per una media di 3,7 applicazioni adottate per ciascuna, distribuite nelle tre aree dei processi aziendali: Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione del ciclo di vita e gestione dei fornitori), Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi fisici e finanziari) e Smart Factory (produzione, logistica, manutenzione, qualitĂ , sicurezza e rispetto norme).

Le tecnologie abilitanti che stanno guidando la trasformazione delle imprese italiane, diffuse in tutte le tre aree di processo, sono Industrial IoT e Industrial Analytics, che insieme rappresentano circa il 40% delle applicazioni dichiarate.

Alessandro Perego, Andrea Sianesi, Marco Taisch | Responsabili scientifici Osservatorio

«Negli ultimi due anni il mercato della digitalizzazione industriale è quasi raddoppiato, spinto da una politica industriale moderna e rafforzato dagli incentivi, mentre la consapevolezza di Industria 4.0 e la conoscenza delle nuove tecnologie sono ormai diffuse in quasi tutte le realtà produttive del Paese. Ora è necessario che ogni impresa allinei questa maturità digitale ai propri obiettivi di business, partendo dal fatto che le nuove tecnologie sono il fondamento di Industria 4.0 e non il suo punto di arrivo, ripensando processi e modelli organizzativi nel difficile equilibrio tra gestione operativa, miglioramento continuo e innovazione radicale. Il Piano Nazionale ha svolto finora un eccellente ruolo di acceleratore della trasformazione 4.0, sia diffondendone la conoscenza, sia favorendo fiscalmente gli investimenti privati ma è verosimile che il suo stimolo non possa proseguire all’infinito: la prossima grande sfida per consolidare e far crescere ulteriormente il mercato sarà identificare il giusto percorso per le coinvolgere pmi che rappresentano il vero cuore della manifattura italiana, nella trasformazione digitale».

Competenze 4.0

Marco Taisch | Osservatorio Industria 4.0.

Secondo il sondaggio condotto dall’Osservatorio Industria 4.0, il 50% delle imprese dichiara di aver già concluso o avviato una valutazione delle competenze 4.0 e più di una su quattro (26%) ha intenzione di farlo in futuro.

La valutazione interessa tutte le funzioni aziendali (la produzione in particolare) e tutte le figure presenti in azienda, dagli operai ai manager fino all’imprenditore.

Da queste analisi emergono 5 competenze principali necessarie per abilitare la trasformazione 4.0: applicazione lean manufacturing 4.0, gestione della supply chain digitale, cyber-security, manutenzione smart e relazione persona/macchina.

Formazione 4.0

In media, circa il 30% delle aziende dichiara di sentirsi preparata per affrontare l’Industria 4.0; tra le rimanenti, iI 24% di queste intende colmare il divario attraverso la formazione del personale e l’11% acquisendo le competenze mancanti all’esterno, mentre una minoranza afferma che l’azienda si è già dotata di un piano strutturato per la formazione o la selezione delle competenze 4.0.

Per formare il personale, il 60% ha deciso di usufruire del credito d’imposta per la formazione 4.0 o ci sta pensando, mentre il 19% ancora non conosce questo incentivo.

La funzione Hr, tuttavia, risulta scarsamente coinvolta in queste iniziative e nello sviluppo delle strategie di Industria 4.0: solo il 12% del campione, infatti, dichiara di coinvolgere attivamente la funzione Hr in tutte le fasi del percorso di digitalizzazione, contro un 30% in cui l’Hr partecipa in modo limitato e un 40% in cui la funzione Hr non è coinvolta o non esiste

Sergio Terzi | Direttore Osservatorio Industria 4.0

Sergio Terzi | Direttore Osservatorio Industria 4.0.

«Nel complesso, dai risultati dell’indagine emerge un quadro incoraggiante, con la maggior parte delle imprese che ha ormai compreso l’importanza delle competenze 4.0 e ha avviato percorsi per valutare i fabbisogni e avvalersi degli incentivi per la formazione, mentre sono all’orizzonte piani e investimenti per portare le competenze 4.0 nel cuore della manifattura italiana Si osserva ancora tuttavia una certa marginalità del ruolo dell’Hr, nella valutazione delle competenze come nello sviluppo della strategia di Industria 4.0, mentre per costruire una manifattura 4.0 sostenibile dal punto di vista economico, sociale e umano, il pieno coinvolgimento delle Direzioni HR è un passaggio di fondamentale importanza».

MaturitĂ  digitale

Prima di avventurarsi nella quarta rivoluzione industriale è importante che le imprese capiscano qual è il loro punto di partenza. L’Osservatorio ha sviluppato un modello (Dreamy, Digital Readiness Assessment Maturity model) per valutare la maturità digitale dei processi che più di tutti concorrono alla creazione del valore, in termini di capacità di esecuzione, monitoraggio e controllo, organizzazione e utilizzo di tecnologie Ict dei processi di ingegneria di prodotto e di processo, gestione della produzione, qualità, manutenzione, logistica e supply chain.

Marco Macchi | Direttore Osservatorio Industria 4.0

Marco Macchi | Direttore Osservatorio Industria 4.0.

«Dreamy ha già trovato impiego in più di 50 aziende italiane di diversi settori, dimensioni ed età. Il modello è uno strumento per guidare la trasformazione digitale in azienda, individuare i processi da gestire e innovare, i fattori competitivi e fornire supporto alle decisioni del management. La strada tracciata potrà portare ad approfondire il livello di preparazione digitale delle imprese italiane dei vari settori».

Pmi e digitalizzazione: individuati diversi approcci

Analizzando 30 casi appartenenti a diversi settori industriali, l’Osservatorio Industria 4.0 ha identificato i diversi approcci che le pmi manifatturiere stanno tenendo nei confronti della digitalizzazione, analizzando il processo di valutazione e di decisione avviato e i tempi operativi dei progetti di Industria 4.0.

  1. Il primo profilo è quello delle aziende «Impassibili», per cui è necessario sensibilizzare i vertici aziendali sul contenuto della trasformazione digitale e delineare una strategia, per poi mettere a punto un percorso di trasformazione con progetti concreti e condivisi.
  2. Le imprese «Lente», invece, hanno capito il potenziale legato alla trasformazione digitale ma sono ancora riluttanti a intraprendere il percorso: hanno bisogno di vedere subito benefici concreti (anche se limitati) e hanno bisogno di soluzioni tecnologiche e organizzative modulari e facilmente integrabili per avanzare nel processo d’innovazione.
  3. Nel caso dei profili «Attivi» e «Saranno Famosi», poi, la trasformazione digitale ha preso il via, ma sono ancora necessarie competenze interne altamente specialistiche (tecnologiche e organizzative) perché si possa avviare la trasformazione immaginata.
  4. Gli «Imitatori», infine, avranno bisogno di confrontarsi e di vedere come hanno operato realtà simili alla propria, entrando a far parte di un ecosistema dinamico, vivo e propositivo, che possa dare una spinta ai propri processi di trasformazione digitale.

Giovanni Miragliotta | Direttore Osservatorio Industria 4.0

Giovanni Miragliotta | Direttore Osservatorio Industria 4.0.

«I risultati della ricerca mostrano una crescita omogenea di tutte le tecnologie e le aree di processo, a dimostrazione del grande fermento dell’Industria 4.0 italiana. Ormai non c’è realtà industriale che non si sia confrontata con questo cambiamento, ma a stupire è soprattutto la transizione da progetti pilota a vere e proprie attività sul campo. Un segnale di maturità tecnologica che, insieme alla media di 3,7 applicazioni per azienda, rivela come l’Industria 4.0 non si limiti più all’applicazione isolata di nuove tecnologie nei processi, ma sia sempre più inserita in un percorso di digitalizzazione che fa parte del piano strategico aziendale. Le pmi sono ormai consapevoli che il digitale rappresenti una priorità competitiva, ma non sempre riescono a sfruttarne appieno tutte le potenzialità. Definire e attuare un programma di trasformazione digitale richiede competenze manageriali e finanziarie che spesso mancano nelle realtà meno strutturate e infatti le risorse finanziarie rappresentano una barriera per il 34% delle pmi, contro appena il 17% delle grandi imprese. In questo contesto, diventa fondamentale il ruolo di fornitori, università, agenzie per il lavoro e associazioni territoriali, che possono fornire le competenze necessarie e accompagnare le pmi nei primi passi verso la digitalizzazione».

Le startup

Sono 215 le startup finanziate a livello internazionale nate tra il 2013 e il 2018 attive nell’ambito dell’Industria 4.0, che hanno raccolto finanziamenti complessivi per circa 2,5 miliardi di dollari, pari piĂą o meno a 17,8 milioni di dollari per startup.

Il censimento realizzato dall’Osservatorio Industria 4.0 conferma il trend di crescita del numero di nuove imprese, che negli ultimi quattro anni è cresciuto ogni anno del 15-20%.

Il 24% di queste propone soluzioni di Industrial Analytics, il 20% di Industrial IoT e un altro 20% di Additive Manufacturing.

Per quanto riguarda l’entità dei finanziamenti, è l’Additive Manufacturing l’ambito che ha attirato più investimenti (800 milioni, un terzo del totale), con una media di 37,8 milioni di dollari a startup, superando per la prima volta l’Industrial IoT (600 milioni totali, 20,7 milioni in media). Le prime 10 startup hanno raccolto da sole 1,6 miliardi di dollari.

L’analisi per area geografica conferma il ruolo di primo piano degli Stati Uniti, che ospitano circa la metà delle startup censite (49%) e raccolgono l’80% dei finanziamenti totali.

In Europa non mancano realtĂ  interessanti (76, il 35% del campione), ma la media d’investimenti ottenuti dalle singole startup europee è pari a 3,8 milioni di dollari, contro i 26,5 delle nuove imprese statunitensi.

L’Italia ospita 24 startup, ma con finanziamenti medi al di sotto della media continentale (500mila dollari).

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