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Ingegneri: in aumento le iscrizioni all’albo

Malgrado la situazione occupazionale che affligge gli ordini professionali, la professione di ingegnere continua ad essere tra le più ambite e risulta in aumento il numero degli iscritti rispetto ai dati del 2013: +0,9%.

Dall’ultima analisi diffusa dal Centro Studi del Consiglio nazionale degli ingegneri sugli iscritti all’ordine professionale emerge che la professione di ingegnere continua a essere ritenuta tra le più ambite.

Gli iscritti all’ordine al 1° gennaio di quest’anno sono 236.493, lo 0,9% in più rispetto al dato del 2013. Entrando nei particolari, il numero degli iscritti è pari a 227.710 per la sezione A (+0,7% rispetto all’anno scorso) e a 8.783 per la sezione B (+5,6% rispetto al 2013). E’ sempre abbastanza limitato il numero di iscritti alla sezione B, quella degli juniores, il 3,7% del totale, sebbene il ritmo di crescita sia superiore a quello rilevato tra i seniores.Progettisti
I dati territoriali
. Per quanto concerne le aree territoriali, la crescita è ben pianificata su tutto il territorio nazionale con qualche eccezione: a Napoli, per esempio, gli iscritti sono calati dell’1,3% rispetto allo scorso anno, calo che si è verificato anche a Palermo (-0,9%).
Alla Lombardia spetta il primato regionale: agli ordini provinciali lombardi è iscritto il 13,1% degli ingegneri italiani. Complessivamente Milano, Roma e Napoli registrano 48mila iscritti, il 20% di tutti gli iscritti sul territorio nazionale. L’ordine più numeroso è quello di Roma con 22.203 iscritti.
Gli ordini di Biella e Verbano, Cusio, Ossola si confermano ancora una volta i più «piccoli» in Italia, con rispettivamente 394 e 309 iscritti. Per quanto concerne la distribuzione degli ingegneri juniores, quasi la metà (49%) appartiene ad un ordine del sud Italia, con Campania e Sicilia che da sole annoverano il 26% di tutti gli ingegneri juniores italiani.

Le donne iscritte all’albo. È sempre in aumento, ma non risulta essere più una novità, il numero di donne iscritte all’albo: il 13% contro il 12,5% del 2013, con picchi pari al 22,6% in Sardegna (da sempre una regione con un elevato numero di iscritte) e al 18,8% in Basilicata. La presenza femminile appare, al contrario, più ridotta in Molise (solo l’8,6%), in Campania (9,2%) e in Veneto (9,7%).

Donne ingegnere | Picco di iscrizioni in Sardegna e Basilicata
Donne ingegnere | Picco di iscrizioni in Sardegna e Basilicata

La distribuzione tra i settori. Per quanto concerne la distribuzione tra i tre settori dell’albo, civile ed ambientale, industriale e dell’informazione, premesso che una consistente quota di ingegneri laureatisi con il vecchio ordinamento e iscritti prima dell’avvento della suddivisione in sezioni e settori non ha ancora indicato il settore di appartenenza (pur avendo la possibilità di iscriversi in tutti e tre i settori), i dati emersi evidenziano un’indiscutibile preferenza verso il settore civile ed ambientale. Infatti oltre il 90% degli iscritti della sezione A appartiene a questo settore.
È utile tener presente che questo risultato, come ampiamente evidenziato nelle precedenti indagini redatte dal Centro Studi Cni, è fortemente condizionato dal fatto che i vecchi laureati avevano la possibilità di potersi iscrivere a più settori (e così la quota comprende anche ad esempio ingegneri dell’indirizzo elettronico o meccanico che hanno sfruttato questa possibilità), mentre per i laureati del nuovo ordinamento il settore civile ed ambientale è al momento praticamente l’unico settore in cui l’iscrizione all’albo offre un requisito indispensabile per lo svolgimento dell’attività professionale.

Inoltre va evidenziato che con il passare degli anni, sta calando progressivamente, per motivi «anagrafici», la quota di ingegneri del vecchio ordinamento iscritti a tutti e tre i settori. Per ciò che riguarda invece la sezione B, dove l’iscrizione è «monosettoriale» (tranne alcuni casi in cui il titolo conseguito permette l’accesso, previo esame, a due settori distinti), oltre la metà (53%) è iscritta al settore civile ed ambientale, il 34% a quello industriale, mentre solo il 13,2% è iscritto al settore dell’informazione.

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