Cni | 58° congresso nazionale

Ingegneri: proposte, competenze, responsabilità

Nel condannare la politica dell’austerità, come unica opzione praticabile per il risanamento, che ha finito per incrementare danni incommensurabili e mettere il Paese in ginocchio, Armando Zambrano si è detto sicuro che gli ingegneri italiani «sono capaci di contribuire a dare di nuovo un futuro al Paese».

Un sistema ordinistico moderno, rinnovato, capace di garantire la società attraverso una prestazione professionale di qualità, rispettoso dei principi deontologici è quello con cui vogliono confrontarsi gli ingegneri italiani che a Brescia hanno di recente celebrato il loro 58esimo congresso nazionale ben consapevoli del momento assolutamente delicato che sta affrontando il Paese e responsabili, oltre che collaborativi, nei confronti delle istituzioni e delle altre categorie professionali, soprattutto quelle tecniche.

«Gli ingegneri hanno dimostrato di non temere il cambiamento, di farsi carico di oneri aggiuntivi anche in una condizione economica drammatica, di poter fornire proposte, conoscenze e competenze per dare di nuovo un futuro al nostro Paese, di assumersi responsabilità ed essere sussidiari dello Stato» ha sostenuto Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale ingegneri, presentando ai partecipanti al congresso una serie di impegni da assumere che possiamo considerare come un chiaro obbligo etico.

La nostra videointervista al presidente Armando Zambrano in chiusura del Congresso Nazionale il 26 luglio. Con noi il presidente si è soffermato sui princiapli temi affrontati nella tre giorni bresciana dove ha raccolto l’ampio consenso della categoria sulle questioni organizzative e di rilancio della professione anche nel suo ruolo di sussidiarietà a fianco dello Stato. >>

Semplificazioni e sburocratizzazione
Partendo dall’approfondimento di alcuni aspetti di notevole importanza per la crescita del Paese quali l’affidamento ai professionisti dei compiti sussidiari alla pubblica amministrazione per «accelerare l’iter delle pratiche che permettono di avviare rapidamente e in modo efficiente le intraprese economiche e fornire supporto alle istituzioni ministeriali (gli uffici legislativi dei ministeri) per la semplificazione e la compilazione di norme utilizzabili anche nel medio periodo per accelerare gli investimenti».
In quest’ottica sburocratizzazione e semplificazione diventano anche per gli ingegneri due parole chiave per il futuro della professione e per il futuro del Paese. È utile ricordare a tale scopo un interessante documento riportante le opinioni degli ingegneri, elaborato dal Centro Studi del consiglio nazionale avente per tema «Per il rilancio del Paese: sussidiarietà e semplificazione».

Il segmento conclusivo dell’intervento di Zambrano a Brescia >>

Permessi, valutazioni e ritardi
Gli ingegneri sono stati chiamati a valutare le procedure amministrative rappresentative delle principali attività svolte dalla categoria. Si va dal permesso di costruire alla Scia, ai certificati per l’agibilità, al deposito dei progetti, all’autorizzazione per le costruzioni in zona sismica, ai procedimenti in materia di prevenzione incendi fino all’esame dei procedimenti autorizzativi per la realizzazione d’impianti da fonti energetiche rinnovabili e per le opere idrauliche.
Sono state valutate anche le procedure riguardanti l’autorizzazione paesaggistica, la valutazione d’impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica, l’autorizzazione integrata ambientale.
Il certificato di prevenzione incendi, le autorizzazioni per le opere idrauliche e i permessi di costruire rappresentano le tre procedure rispetto alle quali s’impiega il maggior numero di giorni per arrivare a produrre tutti i documenti necessari a presentare la richiesta di autorizzazione con, rispettivamente, 40, 39 e 38 giornate. Scia e adempimenti sulla privacy rappresentano le procedure per le quali è richiesto meno tempo: 19 e 9 giorni.
La digitalizzazione delle procedure rappresenta una possibile via per la semplificazione e la velocizzazione delle pratiche amministrative. Tuttavia solo una ridotta parte degli ingegneri evidenzia come sia stato possibile presentare online le richieste di autorizzazione.
Per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, i progetti in zona sismica, l’autorizzazione per gli impianti da fonti rinnovabili oltre il 40% dei controlli s’incentra sugli aspetti sostanziali del progetto e dell’intervento: questa percentuale sale al 57% per le opere idrauliche e sfiora il 66% per gli adempimenti connessi alla prevenzione incendi.
La farraginosità dei processi e il mancato rispetto dei tempi si riflette sulla durata delle procedure. Per ottenere una Via occorrono in media 337 giorni, per l’autorizzazione unica per gli impianti da fonti rinnovabili ne servono 333 e 251 per la Vas. Per ottenere un permesso di costruire, in media in Italia occorrono 6,5 mesi, 6 mesi per ottenere un’autorizzazione per le opere idrauliche fino agli 84 giorni che servono per il deposito dei progetti in zona sismica.
Per quanto concerne i fattori che rendono complesse le singole procedure gli ingegneri confermano l’assenza di proporzionalità tra la complessità delle procedure e l’intervento da realizzare come il più importante fattore critico per tutte le procedure, con punte massime del 45% per il deposito dei progetti in zona sismica e minimo del 21% per l’Aia. Tra gli ulteriori fattori di complessità segue la stratificazione e l’innovazione continua del quadro normativo, con punta massima del 29% per il certificato antincendio e minima dell’8% per l’autorizzazione paesaggistica.
Da sottolineare che la sovrapposizione degli oneri e dei controlli imposti dalle diverse amministrazioni coinvolte è considerato un fattore di criticità per l’Aia, l’autorizzazione delle opere idrauliche, la Via, l’autorizzazione unica per le fonti rinnovabili e la Vas.

Sussidiarietà
La disponibilità degli ingegneri ad assumersi la responsabilità di realizzare opere di bassa e media complessità supera l’87% per ogni tipologia di procedura considerata (tra quelle che già non implicano un’assunzione di responsabilità come per esempio la Scia.
Percentuali superiori al 95% si registrano per il permesso di costruire, certificato di agibilità, progettazione di opere in zona sismica, prevenzione incendi, opere idrauliche. Percentuali leggermente inferiori al 90% si hanno per Vas, Aia, Via e impianti di fonti rinnovabili.
Chiamati a considerare le condizioni rispetto alle quali sarebbero disposti ad assumersi in prima persona il ruolo di certificatori della rispondenza degli interventi alla legge, gli ingegneri hanno evidenziato la necessità di poter disporre di un quadro normativo chiaro e di univoca interpretazione. A seguire la possibilità di godere di compensi adeguati alle nuove responsabilità e di potersi confrontare con gli uffici della pubblica amministrazione in modo preventivo, potendo contare su un controllo pubblico ex-post incentrato sugli elementi sostanziali e non su quelli formali dell’intervento.

Mitigazione del rischio sismico e manutenzione del territorio
Il forte rischio sismico e idrogeologico cui è soggetto il Paese (Abruzzo, Umbria, Emilia Romagna, Liguria ne sono solo alcuni esempi…) è uno degli aspetti che più ha animato in questi anni il confronto tra gli ingegneri.
Zambrano ha segnalato che gli ingegneri hanno lavorato fianco a fianco con le principali associazioni ambientaliste e di categoria insieme ad altri Consigli nazionali, ai rappresentanti tecnici e della ricerca in occasione della Conferenza nazionale del rischio idrogeologico.
Per gli ingegneri occorre arrivare ad un’azione efficace per la mitigazione del rischio stabilendo strumenti e priorità d’intervento, insieme a risorse economiche adeguate dando vita ad un approccio che superi la logica dell’emergenza. In particolare affrontare la questione sotto tre aspetti prioritari: la semplificazione normativa per il governo e la manutenzione del territorio, il reperimento e la continuità delle risorse economiche oltre a un nuovo approccio tecnico-scientifico al problema.

Formazione, Stp, assicurazioni e credito
Zambrano nel presentare l’azione di modernizzazione e riorganizzazione della categoria ha ricordato che è stato approvato il regolamento sulla formazione obbligatoria (pubblicato sul bollettino del ministero della Giustizia il 15 luglio scorso, regolamento che va nella direzione della tutela degli utenti, convinti della necessità di un continuo aggiornamento professionale. «Siamo ormai consciha riferito Zambranoche i pur duri studi universitari e il superamento degli esami di Stato non sono oggi sufficienti per svolgere correttamente l’attività professionale se non per un periodo limitato, per le modifiche continue delle normative tecniche e amministrative ma anche delle conoscenze scientifiche. Ci siamo battuti con forza per l’approvazione del regolamento sulle società tra professionisti. Di queste ci auguriamo la più rapida diffusione, ci consentiranno di competere meglio su un mercato professionale sempre più sovranazionale e sempre più esigente».
Gli ingegneri stanno ora studiando le procedure per la certificazione delle competenze, cosa che permetterà di offrire alla committenza ulteriori informazioni sulla qualità e la specializzazione degli iscritti. «Siamo in attesa del testo unico della professione di ingegnere, per il quale abbiamo collaborato con il ministero della Giustizia: una volta approvato ci consentirà di definire modalità e tempi per l’istituzione del tirocinio professionale, importante passaggio per la costruzione del professionista, che deve essere contemporaneo e congruente con al riforma degli esami di Stato» ha sostenuto il presidente del Cni toccando anche un altro aspetto particolarmente sentito dall’assemblea. Quello dell’accesso al credito. In questo momento di particolare difficoltà per gli ingegneri ai costi connessi all’obbligo della formazione continua e dell’assicurazione, si aggiunge infatti la problematica legata alle difficoltà di accedere al credito tant’è che la categoria sta pensando di aderire a Confidi nazionale. Dagli ingegneri è emersa la necessità di non limitare la deducibilità delle spese sostenute per l’aggiornamento professionale al 50% del loro ammontare.
Ultimo aspetto legato al professionista è l’assicurazione professionale che, ricordiamo, diverrà obbligatoria dal 15 agosto del 2014. Obbligo questo introdotto in un quadro normativo lacunoso e penalizzante per i professionisti.
Testo e intervista di Livia Randaccio
Riprese video di Mattia Pavanello 

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