Istituto Nazionale di Urbanistica | Ricostruire il Ponte di Genova

Ricostruire città sostenibili e competitive: Genova e il ponte sul Polcevera

Silvia Viviani ha inviato una lettera al sindaco di Genova, Marco Bucci, e all’assessore all’Urbanistica, Simonetta Cenci, come contributo culturale e tecnico dell’Istituto nazionale di Urbanistica, di cui è presidente nazionale. La lettera è accompagnata da un documento con otto punti di riflessione in merito al ponte di Genova, in cui viene affrontata la ricostruzione come trampolino di lancio per la nuova mobilità cittadina e regionale.
Silvia Viviani | Presidente Inu.

Silvia Viviani, presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ha inviato una lettera al sindaco di Genova Marco Bucci, che copre anche il ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione del ponte autostradale sul Polcevera, e all’assessore all’Urbanistica Simonetta Cenci.

La lettera rappresenta un contributo culturale, scientifico e tecnico per sostenere Genova e aiutarla a superare l’attuale momento di difficoltà.

Le tesi di Silvia Viviani

Crollo del Ponte Morandi a Genova.

Lo spirito che anima l’iniziativa dell’Inu è la consapevolezza, scrive Viviani a Bucci, che la ricostruzione del Ponte costituisce un impegno imprescindibile nei tempi brevi a cui si affianca la necessità di una programmazione, nei tempi medi e lunghi, di un complesso di piani, politiche, progetti e opere specifiche capaci di offrire scenari strategici e operativi adeguati alle domande di una città e di un’economia già provate in passato da altri eventi calamitosi e tuttavia sempre proiettate verso un ruolo di primo piano nella competizione economica internazionale e nella ricerca di una qualità urbanistica e ambientale di eccellenza.

Nodi da affrontare e approfondire

Alla lettera è accompagnato un documento in otto punti in cui si dà la disponibilità a un confronto di approfondimento. Nel documento, redatto da un gruppo di lavoro a cui hanno preso parte, oltre alla presidente Viviani e al membro della giunta esecutiva Carlo Gasparrini, in veste di coordinatori, anche Carlo Alberto Barbieri e Giampiero Lombardini, presidenti delle sezioni regionali del Piemonte e della Liguria, Simon Ombuen, Rosario Pavia e Paolo Viola, si segnalano alcuni nodi da affrontare e approfondire.

Tra questi, la prospettiva che la sola ricostruzione del ponte non farebbe altro che riproporre la condizione di disagio del traffico delle auto e soprattutto dei mezzi pesanti, che i genovesi ricordano bene e che ha stressato profondamente il Ponte Morandi.

Pertanto, per l’Inu, è fondamentale inserire la costruzione del nuovo Ponte dentro scenari urbanistici e infrastrutturali sostenibili ed efficaci per la risoluzione dei problemi della mobilità di Genova, per la sua attrattività economica e turistica, per la sua vivibilità e per la qualità ambientale.

L’Inu indica come irrinunciabile la connessione con i corridoi transnazionali delle reti ferroviarie per spostare quote crescenti dei flussi delle merci dalla gomma al ferro con conseguente alleggerimento delle infrastrutture stradali urbane.

Ecco quindi la necessità d’ipotizzare nel più breve tempo possibile il completamento del Terzo Valico ferroviario, la realizzazione della cosiddetta Gronda e la fattibilità tecnico – economica del tunnel sub – portuale, il cui progetto va adeguato e approfondito a livello definitivo, come infrastruttura di completamento della grande viabilità est – ovest.

Importante per l’Inu in questo contesto affrontare anche la scala della mobilità urbana con l’obiettivo di un riequilibrio tra gomma e ferro e fra trasporto pubblico e privato in cui collocare il ruolo del ponte/viadotto.

Di qui la necessità di spostare sul ferro quote crescenti di flussi oggi affidati all’auto e ai mezzi pesanti, completando la metropolitana e potenziando una rete diffusa di mobilità slow strettamente raccordata alle reti del trasporto pubblico.

Come riferimento e come strumento viene indicato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (Pums). Portate a termine queste azioni, scrivono gli urbanisti dell’Inu, sarà possibile immaginare il futuro declassamento del viadotto autostradale – e quindi anche del nuovo ponte – a infrastruttura stradale della sola mobilità urbana, quando quelle condizioni di contesto lo renderanno possibile oltre che auspicabile.

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