Città | Rigenerazione urbana

Jesolo, masterplan 2050: da località balneare a città di mare

Il Comune di Jesolo si è affidato ad Arcadis Italia per il Masterplan 2050, un importante progetto di rigenerazione urbana che punta a trasformare Jesolo da meta turistica balneare a vera e propria città di mare. I fondi del Pnrr contribuiranno a integrare la sua crescita economica, sociale e ambientale.

Jesolo, capitale del turismo balneare veneto, è una località estremamente nota a livello nazionale e internazionale. È una delle tante città che, sino a oggi, hanno avuto una dinamica a fisarmonica: dai 26mila residenti stabili si passa, infatti, alle 500mila presenze in alta stagione.

Jesolo.

Come stazione turistica i numeri di Jesolo la collocano tra le prime mete balneari nazionali con circa 5,5 milioni di presenze, oltre 50/70.000 turisti giornalieri (pendolari sia durante il giorno che la notte), con flussi giornalieri di traffico di oltre 60.000 veicoli in ingresso/uscita. Produzione di rifiuti e fabbisogno energetico e idrico di una città di 80.000 residenti stabili.

Un fenomeno, questo, che, complice la pandemia, sta significativamente cambiando. Sono sempre di più, infatti, i possessori veneti di seconde case che hanno scelto di trasferirsi a Jesolo, fuori dalla stagione turistica, per trascorrere li lunghi periodi dell’anno. Si stima, infatti, che oggi vivano a Jesolo circa 50.000 persone con i proprietari di seconde case che hanno scelto di far base qui che, di fatto, producono quasi un raddoppio del numero di residenti.

Un fenomeno interessante e tutto da studiare del quale Jesolo può essere considerato esempio e paradigma. Il ricorso a forme di smart working e di un pendolarismo “rovesciato” stanno rendendo possibile la scelta di migliaia di persone che decidono di muovere la propria vita partendo da un luogo normalmente considerato, pressoché esclusivamente, per la stagione balneare, ma che oggi hanno scoperto per le bellezze paesaggistiche e per la qualità della vita.

Prendendo atto di questa tendenza il Comune di Jesolo da tempo ha deciso di cogliere la sfida di una vera transizione “dallo stato di località balneare a quello di città di mare”. È evidente, infatti, che per consolidare e rendere maggiormente stabile questo fenomeno Jesolo si debba “attrezzare”, modificare sé stessa, il suo modo di percepirsi e essere percepita.

I fondi del Pnrr, in questo senso, rappresentano un’ulteriore opportunità per ripensare la città: una pratica che non è una prerogativa solo di metropoli come Roma e Milano, ma uno sforzo necessario anche per i centri urbani di medie dimensioni.

Jesolo, per integrare la sua crescita economica, sociale e ambientale, si è affidata ad Arcadis, multinazionale leader nella rigenerazione urbana, che vanta fra i numerosi progetti a livello internazionale e nazionale l’iconica riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano e altri interventi nei centri di Monza, Bergamo, Paullo, Laveno e Mondovì. Ecco il commento di Carlo Masseroli, City Executive Arcadis Italia.

Carlo Masseroli | City Executive Arcadis Italia

Carlo Masseroli | City Executive Arcadis Italia.

«Tutte le città si sviluppano all’interno di un piano urbanistico che definisce regole generali, ma non in grado d’incidere a livello di quartiere e gestire in maniera sistematica e sinergica i piani attuativi gestiti dai singoli sviluppatori. È dunque necessario uno strumento intermedio nelle mani pubbliche a cui diamo il nome di progettazione intermedia: uno strumento urbanistico agile e non codificato, che serve a intervenire sulle strutture del tessuto urbano e risponde all’esigenza di ravvivare i quartieri, dotarli di servizi, renderli attrattivi, sicuri, vitali. Una volta che il soggetto pubblico individua gli obiettivi non può che trovare nell’investitore privato il suo massimo alleatoLe città si sono dimostrate estremamente resilienti nella gestione della pandemia, diventando il luogo in cui sono nate iniziative di solidarietà, servizi innovativi, e in cui si è rapidamente iniziato a riflettere su un futuro post-Covid, che ha ulteriormente messo in discussione i vecchi modelli di sviluppo che erano in crisi già da tempo. Per adeguare gli spazi urbani alle nuove necessità sono necessari interventi che diano valore alla ricerca di connessione dei suoi abitanti, e in questo la sinergia di pubblico e privato è la chiave. Sfruttando quindi un documento comune, il masterplan, da una parte il pubblico crea una rete di servizi e sviluppa spazi e infrastrutture che ospitano le relazioni umane ed economiche; dall’altra il privato opera su progetti che attirano e incentivano gli investimenti a livello continuativo e multidimensionale. È lo sviluppatore, infatti, che di solito propone all’amministrazione un progetto di rigenerazione di una propria area. L’amministrazione non sempre è pronta a sfruttare l’occasione utilizzando gli oneri di urbanizzazione in un’ottica di massimizzazione dell’interesse collettivoJesolo è un tassello fondamentale del sistema metropolitano veneto: è l’unica città di mare in una regione che ha probabilmente la più grande varietà di paesaggi urbani e naturali in Europa condensati in uno spazio molto ristretto. Jesolo rappresenta la spiaggia della Città Veneto, il luogo dove gli abitanti di Verona, Padova o Treviso hanno trovato rifugio durante la pandemia. Questo cambio di abitudine ha trasformato Jesolo in una città da vivere a 360 gradi, tutto l’anno. Ma perché questo modello funzioni, le dotazioni di servizi e le infrastrutture si devono adattare e i fenomeni urbani vanno affrontati con un nuovo sguardo e la giusta scalaLa rigenerazione urbana è un processo cucito su misura, che prevede sempre un lavoro di squadra in cui operano esperti e attori locali. Come nel caso di Jesolo, il progetto è frutto della collaborazione di realtà con una solida esperienza, quali Arcadis Italia, Land e Decisio, e di attori con un’ampia conoscenza del territorio, come lo studio Terre di Venezia. Insieme è possibile analizzare appieno il contesto in tutti i suoi aspetti e le sue sfumature per dar vita a una soluzione che rispetti la storia e la tradizione del luogo, integrando sostenibilità e resilienza».

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