Punti di Vista | Daniele Cerutti, Presidente Fivra

La centralità del risparmio energetico: rischi e opportunità

Riqualificare gli edifici esistenti è urgente ma deve essere effettuato nel modo corretto: tra un intervento su un edificio esistente e il successivo trascorrono decine di anni. Pertanto, se il primo intervento non risolve tutte le problematiche che affliggono l’edificio, queste si protrarranno per decenni, relegando le famiglie a vivere in un edificio non confortevole né sicuro.
Daniele Cerutti | Presidente Fivra.

Il 26 giugno il Consiglio dei Ministri dell’Energia dell’UE ha trovato un accordo sulla revisione post-2020 di direttive europee chiave sull’efficienza energetica.

I negoziati europei sono solo agli albori prima dell’adozione delle nuove Direttive sull’Efficienza Energetica e sulla Prestazione Energetica degli Edifici che gli Stati Membri, fra cui l’Italia, dovranno recepire nell’ottica di una revisione del quadro legislativo cogente e incentivante per l’efficienza energetica.

Tuttavia, già da qualche mese, l’Italia e molti altri Stati Membri hanno correttamente dato vita a un dibattito interno di analisi e consultazione sul settore: lo sviluppo della Strategia Energetica Nazionale 2017 (SEN2017) si pone proprio in questa prospettiva.

La stessa Confindustria ha riconosciuto, nel Rapporto Efficienza Energetica presentato lo scorso 5 luglio, che investire in efficienza energetica è un ottimo investimento anche per lo Stato poiché per ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza, si possono ottenere euro 1.5 in termini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali.

Da un’analisi preliminare della SEN2017, attualmente in consultazione, si riconosce correttamente la necessità di rifocalizzare l’obiettivo di efficienza energetica su residenziale e trasporti.

Infatti, il modo migliore per incrementare l’efficienza energetica in Italia è sfruttare l’enorme potenziale di risparmio insito nel settore edilizio, responsabile del 40% del consumo energetico e delle emissioni climalteranti.

Oltre alla costruzione di nuovi edifici ad alta prestazione energetica (il livello NZEB, consumo quasi zero di energia, sarà obbligatorio per tutti dal 2021), la riqualificazione profonda dev’essere fortemente stimolata e mirare alla coibentazione dell’involucro opaco (pareti, coperture, pavimenti), perché questi sono gli interventi che consentono di risparmiare il maggior quantitativo di energia al minor costo (ovvero sono i più efficaci e i più efficienti).

Analisi economica degli interventi a valere sull’ecobonus (anni 2014-2016 – fonte: Rapporto Enea sulle detrazioni fiscali per riqualificazione energetica (2017).

Non esiste assolutamente alcun gap tecnologico e l’ampia diffusione e reperibilità di queste soluzioni consente di conseguire molteplici vantaggi (economici, sociali, ambientali, a livello di singoli cittadini/famiglie e di interi Stati).

Tuttavia, l’attuale quadro legislativo cogente e incentivante deve essere riformato profondamente in quanto manca di stimoli accurati per tali interventi.

Per esempio, esistono già da anni generosi incentivi che lo Stato distribuisce sotto forma di detrazioni fiscali, ma le tecnologie legate alla coibentazione della parte opaca dell’involucro risultano le meno utilizzate in assoluto. Come ha riconosciuto la stessa Enea, gli interventi destinati alle strutture opache verticali e orizzontali hanno interessato una piccola parte del totale degli interventi; con questo ritmo, serviranno secoli per riqualificare lo stock edilizio.

Il quadro legislativo cogente, supportato da sussidi, deduzioni fiscali e certificati bianchi, dovrà pertanto essere revisionato e orientare interventi radicali sull’edificio con il miglior rapporto costo-efficacia. Il settore avrebbe dunque bisogno di:

  • una prioritizzazione politica di tali investimenti, con una visione chiaramente definita al 2050 per raggiungere la riqualificazione energetica profonda del patrimonio immobiliare, che dia certezza al mercato e favorisca gli investimenti;
  • la definizione di trigger points, cioè eventi (interventi tecnici o pratiche amministrative) che avvengono frequentemente e/o sicuramente nella vita di un edificio, per guidare rinnovamenti profondi. Il cambio di proprietà, manutenzioni straordinarie, ampliamenti, ecc. sono formidabili opportunità per intervenire, puntando in prima istanza sugli edifici con peggiori prestazioni energetiche;
  • un’evoluzione degli attuali certificati di prestazione energetica (APE), da documenti che attualmente danno un’informazione statica, a Building Renovation Passports, ovvero strumenti dinamici che offrano un’altra opportunità per guidare verso interventi con il migliore mix di efficacia ed efficienza, dunque verso una riqualificazione profonda, anche tramite più interventi successivi.

In media trascorriamo il 90% del nostro tempo all’interno di edifici, risulta pertanto fondamentale che il Governo miri a rendere sicuro, confortevole e ad alta prestazione energetica questo nostro patrimonio edilizio.

Per dirsi sostenibile, un edificio dev’essere salubre, deve proteggere dal freddo, dal caldo, dal rumore, dal fuoco, dai terremoti.

Gli interventi di efficienza energetica sulla parte edile possono risolvere gran parte di queste criticità, ma solo se si adottano le corrette tecnologie e gli adatti materiali isolanti.

Purtroppo non è quello che avviene in Italia, dove la riqualificazione degli edifici esistenti persegue il solo risparmio energetico (evidentemente la tematica più in voga al momento); i restanti temi sono d’interesse per i soli “cultori della materia”.

In questo modo, si corre il rischio di perdere un’occasione unica: rendere gli edifici migliori, non solo dal punto di vista energetico, ma anche della sicurezza e del comfort, per le generazioni presenti e quelle future.

Una riqualificazione energetica, di per sé, consente di migliorare l’edificio anche dal punto di vista della protezione dal caldo e dal freddo, ma non è detto succeda altrettanto per la protezione dal rumore e dal fuoco.

Solo i materiali fibrosi (come lana di roccia e lana di vetro) contribuiscono in modo positivo all’isolamento acustico; gli altri materiali peggiorano o lasciano inalterata la protezione dal rumore.

Le differenti prestazioni che si possono raggiungere sono ancora più evidenti quando si guarda alla protezione dal fuoco. I materiali di origine minerale (lana di roccia e lana di vetro in primis) sono gli unici che possono essere classificati incombustibili, tanto che in diversi Paesi europei il loro utilizzo è obbligatorio nelle facciate degli edifici.

Riqualificare gli edifici esistenti è urgente ma deve essere effettuato nel modo corretto: tra un intervento su un edificio esistente e il successivo trascorrono decine di anni. Pertanto, se il primo intervento non risolve tutte le problematiche che affliggono l’edificio, queste si protrarranno per decenni, relegando le famiglie a vivere in un edificio non confortevole né sicuro.

Daniele Cerutti, Presidente Fivra

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