Anvides | Normazione volontaria

La norma Uni che definisce le competenze del «pittore edile»

L’intervista a Giovanni Napolitano, Consigliere Anvides | Lo scorso marzo è entrata in vigore la prima norma Uni che consente di certificare le competenze dell’applicatore professionista. Si tratta di un atto volontario e riguarda il singolo operatore, artigiano o dipendente, che gli permette di distinguersi sul mercato grazie al valore aggiunto della comprovata specializzazione. La presentazione della norma è avvenuta in un convegno a Lucca in occasione del Festival dell’Edilizia Leggera (Fel) che ogni anno riunisce in uno spazio espositivo esperienziale produttori e applicatori di prodotti vernicianti.
Giovanni Napolitano | Consigliere Anvides impegnato nell’iter progettuale e applicativo della norma.

Profili specialistici del pittore edile secondo la norma Uni 11704
1.
decoratore edile
2. applicatore di sistemi d’isolamento termico a cappotto
3. applicatore di sistemi di protezione passiva del fuoco
4. applicatore di sistemi/rivestimenti resinosi per pavimentazioni
5. specialista di interventi di restauro su opere di calcestruzzo armato
6. applicatore di sistemi di anticorrosione in edilizia.

Dal popolare “imbianchino”, all’artistico “decoratore”, fino al tecnico “applicatore di prodotti vernicianti”, il nome a oggi corretto per definire lo specialista è “pittore edile”, una denominazione che include tutta la complessità e le peculiarità tecniche e artistiche di un mestiere variegato che richiede competenze specifiche.

Imprese Edili ne ha ampiamente parlato con Giovanni Napolitano, consigliere di Anvides, che, in seno all’associazione, si è occupato del progetto normativo ed è impegnato a mettere a punto gli step applicativi che seguiranno questo primo, grande traguardo della norma volontaria di settore.

«Per l’associazione di riferimento delle imprese di verniciatura, imbiancatura, restauro, decorazione, stuccatura e finiture edili in genere la parola “imbianchino” è sempre stata limitante, più simile al termine inglese “whitewashers” in contrapposizione a “painter”, che sminuisce di fatto le competenze dell’applicatore, associandolo a un operatore che non va oltre alla tinteggiatura bianca di una parete. Invece, con la denominazione di “pittore edile” si va a definire la corretta figura di un professionista con specifiche competenze. La norma prevede di fatto l’ampliamento delle competenze, come l’applicazione del cappotto termico, soggetta a Ecobonus. E sarebbe auspicabile concedere tale sgravio fiscale solo in presenza di materiali idonei applicati da personale certificato».

“Pittore edile” è una denominazione che include tutta la complessità e le peculiarità tecniche e artistiche di un mestiere variegato che richiede competenze specifiche.

Quali erano gli obiettivi prioritari che Anvides voleva raggiungere avviando l’iter della norma Uni 11704 che ha portato alla definizione dell’attività della figura professionale del pittore edile?
L’obiettivo della norma Uni 11704, che costituisce la base professionale per l’eventuale elaborazione di una futura norma Cen a livello europeo, è regolamentare in modo chiaro, univoco e misurabile l’attività professionale del pittore edile e dei profili specialistici che gravitano attorno al suo ambito. Con l’entrata in vigore della norma Uni, il pittore edile ha la possibilità di differenziarsi, e su tutto il territorio nazionale, grazie al riconoscimento oggettivo delle sue competenze, conferito da un ente terzo indipendente, attraverso il superamento di prove di esame scritte, orali e pratiche e con un successivo aggiornamento professionale continuo e documentato. Inoltre, la norma stabilisce profili specialistici del pittore edile in relazione a diversi compiti verticali: il decoratore edile, l’applicatore di sistemi d’isolamento termico a cappotto, l’applicatore di sistemi di protezione passiva del fuoco, l’applicatore di sistemi/rivestimenti resinosi per pavimentazioni, lo specialista di interventi di restauro su opere di calcestruzzo armato e l’applicatore di sistemi di anticorrosione nell’ambito dell’edilizia.

E lo strumento della certificazione? Che impatto avrà sull’attività del pittore edile, sulla sua competitività? E i pittori sono pronti a percepirne la grande portata economica?
Basata su una norma tecnica, quindi con aggiornamenti, modifiche e integrazioni nel tempo, la certificazione è uno strumento dinamico. I requisiti di accesso per la certificazione di pittore edile sono la conoscenza della lingua italiana, un periodo di praticantato o pratica professionale documentabile di almeno quattro anni o la frequenza di un corso di formazione specifico che prevede un periodo di pratica professionale di un anno. Per l’accesso ai profili specializzati del pittore edile, occorre essere in possesso dei requisiti di pittore edile di base ed aver effettuato un periodo di praticantato professionale nel settore di specializzazione di almeno un anno o aver frequentato un corso di formazione specifico, con pratica, di almeno sei mesi. Tutto questo non può non avere un risvolto economico importante sull’attività del pittore in un mercato dell’edilizia ridisegnato da una serie di norme che hanno alzato gli standard di sostenibilità dell’opera edile: ambientale, economica e sociale. Pensiamo anche solo all’inquinamento indoor e alla salubrità. Ovviamente la certificazione impatta moltissimo sulle competenze e quindi sulla qualità del lavoro.

La prima presentazione della norma Uni 11704 a Lucca in occasione del Festival dell’Edilizia Leggera, unico evento itinerante del settore dei prodotti vernicianti.

Negli obiettivi di Anvides c’è l’ipotesi di una scuola di formazione professionale per il pittore edile?
La norma 11704 è stringente e tratta un ampio ventaglio di argomenti. Partendo da essa sarebbe possibile fondare una scuola di formazione professionale e al momento è aperto a tale scopo un confronto con Formedil ed Eesem (Ente Scuola Edile Milanese). La fase attuale è transitoria: non esiste un ente di formazione, ma s’inizia a richiedere la certificazione. Esiste un grande fermento intorno all’argomento. L’obiettivo è costruire un percorso di formazione per artigiani, coinvolgendo scuole e progettisti. Tutti gli attori del mercato devono conoscere la norma e quindi pretendere una formazione professionale specifica per i pittori edili. Il modello tedesco è stato fonte d’ispirazione: grandi aziende del settore hanno creato proprie scuole/accademie con percorsi formativi pratici e lezioni anche presso i cantieri.

Perché certificarsi?
Lavoro nel comparto della pittura edile dal 1986, proprio quando stavano iniziando a scemare le attività di apprendistato da bottega. Negli anni ‘70 le imprese artigianali erano interpretate come un vero e proprio mestiere che poteva essere imparato soltanto attraverso la lunga pratica di mentoring come “garzone”. Il percorso di formazione oggi non avviene più nello stesso modo, ma in tempi molto più brevi, con la conseguenza di competenze sempre più basse. L’obiettivo della nuova norma è formare una figura professionale più tecnica poiché il sistema dell’edilizia richiede alta qualità: per offrire alti standard occorre una rete di professionisti che condivida comprovate competenze. Non tutti i professionisti conoscono la tecnologia delle vernici. La norma, ad esempio, obbliga a conoscere le caratteristiche tecniche dei materiali utilizzati: solo attraverso questa competenza è possibile sviluppare senso critico, riconoscere se sono presenti errori di progettazione e avanzare proposte di modifica. Non sono isolati i progetti che includono materiali non adatti o non avanzati e che quindi restituiscono un risultato finale non ottimale. Il pittore edile preparato può migliorare il lavoro grazie a quel valore aggiunto, possibile solo attraverso una specifica e certificata preparazione. Essere riusciti a ottenere questa norma significa aver dato la possibilità d’interagire con altri fornitori in modo qualitativo per generare un’offerta che garantisca determinate prestazioni. Si tratta di uno strumento che dimostra al mercato di operare secondo prassi e comportamenti riconosciuti come best practices e innescare un processo positivo lungo tutta la filiera: applicatori, produttori di materiali vernicianti, rivenditori e committenti. Quindi alla domanda “Perché investire tempi e costi nella certificazione, quindi nella formazione?” rispondo che è l’unico strumento che permette a progettisti e committenti di capire se l’applicatore è a conoscenza di norme importanti, che sappia operare e muoversi con competenze anche su aspetti meno considerati, come ad esempio le normative sullo smaltimento.

Servizio a cura di Lara Morandotti

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