L’intervista | Danilo Toninelli, Ministro Infrastrutture e Trasporti

Le parole chiave del mandato di Toninelli: manutenzione, qualificazione, costruzioni digitali, rigenerazione urbana, semplificazione, controllo

Primo obiettivo del ministro alle infrastrutture sarà concentrare gli investimenti sulle piccole opere diffuse che servono ai cittadini, al territorio e che non deturpano l’ambiente, a partire dalla manutenzione dell’esistente perché non si verifichi un’altra tragedia come quella di Genova. Il ministro ritiene fondamentale accelerare la qualificazione delle stazioni appaltanti rispetto a frontiere come quella del Bim per digitalizzare il settore secondo una logica Open Bim. La struttura ministeriale inoltre sta lavorando perché le misure degli incentivi fiscali dell’eco-sisma bonus possano funzionare al pieno delle proprie potenzialità a partire dal meccanismo della cessione del credito. Per il resto, la parola d’ordine della squadra di Toninelli è «rigenerazione», che passa anche attraverso semplificazioni burocratiche, per esempio sul cambio di destinazione d’uso. Infine, lo Stato che non potrà più derogare al suo ruolo di controllore.

Speciale #Saie 2018 | #Tecnologie Per l’#Edilizia e l’#AmbienteCostruito4.0

Danilo Toninelli | Ministro Infrastrutture e Trasporti.

L’industria delle costruzioni nel momento in cui il ministro Toninelli ha assunto il suo incarico si trova ad aver scontato 10 anni di crisi strutturale del Paese che hanno lasciato sul campo 800mila posti di lavoro fra gli edili, perso 200mila imprese e annientato il potenziale economico del settore nel Pil nazionale. Nella visione del ministro quali azioni sono previste per ridare all’edilizia quel ruolo di traino dell’economia che il settore esprime?
Uno degli obiettivi del mio mandato è quello di far ripartire gli investimenti concentrando soldi e sforzi sulle piccole opere diffuse che servono ai cittadini, al territorio e che non deturpano l’ambiente. Il nostro lavoro è e sarà concentrato sulla manutenzione dell’esistente, di cui il Paese ha estremo bisogno. Ritengo sia fondamentale, ancora di più dopo la tragedia di Genova, avere cura di ponti, strade, autostrade che ci sono già oggi, piuttosto che sprecare soldi in opere inutili e faraoniche realizzabili forse solo tra decenni.

Nel mutato scenario economico, che ha nella digitalizzazione il driver di cambiamento per la competitività delle imprese, il settore sconta un ritardo notevole di mentalità degli operatori pubblici e privati. Se è vero che dal 2019 parte il primo step verso gli appalti digitali, è anche vero che l’impreparazione delle stazioni appaltanti potrebbe ritardare l’efficacia del provvedimento, altrettanto accade per le figure professionali dell’impresa privata. Cosa pensa di fare il ministro per accelerare il processo di ristrutturazione delle stazioni appaltanti?
Penso sia fondamentale accelerare la qualificazione delle stazioni appaltanti rispetto a frontiere come quella del Bim (Building Information Modeling), cioè un modo di progettazione digitale che consente di condividere su piattaforme informatiche i dati dei progetti. Investiremo sulla digitalizzazione nel settore edile, consapevoli che attraverso la costruzione digitale si guadagna in termini di qualità della vita. La possibilità di lavorare su un principio di apertura come «Open Bim» rappresenta un vantaggio irrinunciabile e il Ministero lavorerà per raggiungere questo risultato.

Sicurezza delle opere. Con l’istituzione dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Infrastrutture il ministero ha posto realmente le basi per controllare lo stato di salute delle infrastrutture (ponti, viadotti, gallerie, strade). Quest’intervento insieme all’archivio informatico nazionale dello stato di salute delle infrastrutture permetterà di avere una visione completa, una specie di banca dati unica dove confluiranno le segnalazioni degli enti che permetteranno di dare al Paese un’istantanea continua e aggiornata dello stato dei manufatti che verranno posti in osservazione grazie a moderne tecnologie. Il provvedimento mette ordine a un ministero e a uno Stato che ci è parso spesso assente da generazioni di Governi nella sua azione di controllo con la perdita di etica, competenze tecniche e strumentazioni per monitorare in autonomia le opere pubbliche. Come intende procedere il ministro, anche a fronte del forte dibattito sulle privatizzazioni-concessioni e sul ruolo dello Stato nel garantire la sicurezza del costruito e dei cittadini?
I privati hanno fatto profitti immensi su infrastrutture per lo più costruite con i soldi dello Stato. Rivedremo le concessioni attualmente in vigore e via via si valuterà se ripubblicizzare il servizio o rimetterlo a gara. A seconda delle convenienze. Lo Stato non potrà comunque più derogare al suo ruolo di controllore, come purtroppo fatto fino a ieri.

Le costruzioni hanno vissuto insieme una grande crisi di sistema e un periodo d’innovazione tecnica e tecnologica rilevante. Innovazioni che permetterebbero di affrontare un piano di risanamento del costruito sotto il profilo termico (efficientamento energetico) e statico (efficientamento sismico). Oltre alle misure dell’eco-sisma bonus quali sono le azioni che il ministero pensa di mettere in campo per rinnovare il costruito in Italia pur aderendo alla necessità di non consumare suolo?
Per quanto riguarda intanto l’eco-sisma bonus, ritengo che la sfida principale per sfruttarne a pieno le potenzialità sia far funzionare la cessione del credito. Per questo stiamo lavorando pancia a terra per aggiustare alcune rigidità dell’attuale normativa che hanno finora determinato uno scarso uso di questo importantissimo strumento di incentivo alla messa in sicurezza del nostro territorio. Per il resto, la parola d’ordine mia e della mia squadra è «rigenerazione», che passa anche attraverso semplificazioni burocratiche, per esempio sul cambio di destinazione d’uso.

Rigenerazione urbana, riqualificazione delle periferie, sostituzione edilizia attraverso opere di demolizione-ricostruzione sono temi troppo dibattuti e poco praticati, troppo utilizzati per favorire il contrasto sulle opinioni e sulle scelte operative da fare. Eppure è necessaria una riflessione che faccia di queste opzioni una strategia di totale rilancio del comparto e del Paese superando i lacci burocratici, dietro cui spesso ci si nasconde. Come intende confrontarsi il ministro con questi temi?
Ritengo che tutto debba passare per una revisione del Codice degli Appalti, a cui sta lavorando da oltre due mesi un tavolo tecnico presso il Ministero delle Infrastrutture, anche alla luce dei risultati della consultazione pubblica avviata sul sito del Mit quest’estate. L’obiettivo è quello di far ripartire gli investimenti e liberare le energie del Paese. Il Ministero sta lavorando, di concerto con l’Anac, per avere regole più chiare e semplici sul tema dell’affidamento degli appalti, perché snellire le procedure non è in contraddizione con la lotta alla corruzione, piuttosto ne è strumento essenziale.

intervista a cura di Livia Randaccio
direttore editoriale Imprese Edili

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here