Fiaip - Rete Imprese Italia | Legge di stabilità

Legge di stabilità: «… con l’immobiliare abbandonato dal Governo serve più coraggio per rilanciare l’economia»

Benché vi sia una controtendenza rispetto al passato, con tratti espansivi ritenuti «apprezzabili» dalle rappresentanze di categoria, Rii e Fiaip rilevano la necessità di accentuare gli interventi a favore della riqualificazione del territorio e del comparto edile.

Legge di stabilità sulle… picche! Il provvedimento è in controtendenza rispetto all’approccio rigorista adottato finora, ma è ritenuto un provvedimento «poco coraggioso» per rilanciare l’economia. A parlarne sono i vertici di Rete Imprese Italia >> e di Fiaip >> (Federazione italiana agenti immobiliari professionali) dopo l’audizione alla Camera dei deputati: partiamo da Fiaip, che appoggia l’atto formale di protesta della Confedilizia, che oggi in Parlamento non ha illustrato alcuna posizione sul disegno di legge di stabilità nel corso dell’audizione in Commissione Bilancio alla Camera.

Paolo Righi | Presidente Fiaip
Paolo Righi | Presidente Fiaip

Paolo Righi | Presidente nazionale Fiaip
«Condividiamo e appoggiamo la protesta della Confedilizia, che oggi, in chiaro segno di protesta contro l’Esecutivo, non ha depositato in Parlamento alcun documento, né formulato proposte sulla legge di stabilità. La manovra nel suo insieme è del tutto inadeguata in termini di investimenti e politiche di sostegno alla crescita del settore immobiliare, oltre che alla crescita del Paese. Denunciamo, ormai da tempo, la totale assenza di un sia pur minimo segnale di attenzione per il settore immobiliare. Nel provvedimento economico più importante del Governo non vi è, ancora oggi, alcuna traccia che vada in direzione di un settore che rappresenta il 20 per cento del pil. Il fatto che il disegno di legge di stabilità non contenga alcuna misura per l’immobiliare è un segnale gravissimo per tutti gli italiani».

Dal decreto Sblocca Italia fino alla legge di stabilità, niente di buono per il settore immobiliare. Il presidente Righi nei giorni scorsi aveva già considerato che «i due maxi provvedimenti oggetto dei lavori parlamentari di questi giorni non contengono nulla che possa in qualche modo rilanciare il settore immobiliare. Per l’ennesima volta, dopo i Governi Monti e Letta, anche il Governo Renzi non tiene conto del fatto che l’unico modo per rilanciare i consumi è lasciare nelle tasche degli italiani i denari che sono obbligati a versare per le tasse sulla casa. Anziché inventarsi continuamente nuovi metodi per rimettere liquidità sul mercato, basterebbe allentare la pressione fiscale immobiliare, sia per le famiglie che per le imprese.

In un settore come quello immobiliare, che ha perso 800mila posti di lavoro e che ha visto ridursi il numero delle compravendite a meno 400mila dal 2006 ad oggi, con una contrazione del 50% delle vendite immobiliari, gli incentivi alle nuove assunzioni non serviranno a nulla. Il lavoro lo creano le aziende che hanno le possibilità di stare sul mercato e l’unico modo per far stare un’azienda sul mercato dell’immobiliare è quello di liberare le imprese dall’eccessivo carico fiscale e di favorire l’investimento sulla casa. Il Governo crei le condizioni per far tornare remunerativo l’investimento immobiliare, mediante l’abbassamento della pressione fiscale, perché questa è l’unica modalità con cui si può far ripartire l’economia Italiana.

La pressione fiscale sulla casa è passata dai 9,5 miliardi della vecchia Ici ai quasi 30 miliardi attuali e a breve assisteremo all’ennesima stangata con la definizione dei regolamenti della legge 147/2013, per la quale i venditori di casa, al momento del rogito, non riceveranno più i soldi derivanti dalla compravendita, poiché saranno depositati su un conto corrente fino alla trascrizione del trasferimento, e i relativi interessi saranno incamerati dallo Stato. Altro che cambiare verso, qui stiamo andando sempre nella stessa direzione».

Giorgio Merletti | Presidente Rete Imprese Italia
Giorgio Merletti | Presidente Rete Imprese Italia

Accentuare gli interventi. «Positivo il complesso della manovra, con apprezzabili tratti espansivi, in controtendenza rispetto all’approccio rigorista finora adottato»: questo è il giudizio sul ddl Stabilità espresso dai rappresentati di Rete Imprese Italia (composta da Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) all’audizione presso la Commissione Bilancio della Camera.
Rete Imprese Italia rileva, però, la necessità di accentuare gli interventi per il rilancio dell’economia e degli investimenti, con un sostegno più energico ad alcune linee già definite nel decreto Sblocca Italia, come il recupero e la riqualificazione del territorio, gli interventi per l’edilizia, un sostegno più deciso all’innovazione nelle pmi.

Mancano all’appello misure per migliorare l’accesso al credito delle pmi, ridurre il costo dell’energia, semplificare la tassazione immobiliare e le norme ambientali.
Secondo Rete Imprese Italia, la manovra si regge su una consistente ma ancora insufficiente riduzione della spesa pubblica. Il rigoroso rispetto dei tagli a sprechi e spese improduttive sarà decisivo per l’intera economia italiana: altrimenti le clausole di salvaguardia possono stroncare ogni ipotesi di ripresa con l’aumento dell’aliquota Iva dal 10% al 13% e quella del 22% al 25,5%, con un effetto cumulato nel 2018 di 28,9 miliardi di euro di maggiore pressione fiscale.

Sempre in tema fiscale, se è apprezzabile la diminuzione del carico fiscale sulle imprese con la deduzione del costo del lavoro dall’imponibile Irap, occorre che la riduzione riguardi anche i 3 milioni di imprese senza dipendenti con un innalzamento della franchigia Irap, evitando la beffa addirittura di un incremento dal 3,5% al 3,9% per questi soggetti.
Secondo Rete Imprese Italia, poi, l’inserimento nella legge di stabilità della riforma del regime dei minimi anticipa a stralcio la più complessiva e necessaria riforma di tutti i regimi contabili prevista dalla legge delega di riforma fiscale. Altrettanto urgente la riforma per il regime semplificato con determinazione dei redditi per cassa e l’accessibilità all’Iri (Imposta sul reddito imprenditoriale) per tutte le imprese. Nel merito del nuovo regime dei minimi, è necessario innalzare di 10mila euro i limiti di ricavo per accedere a questo intervento.

Le imprese fino a 50 dipendenti dovranno anche affrontare le difficoltà derivanti dal diritto dei dipendenti di farsi anticipare la quota annuale di Tfr in busta paga dal marzo prossimo. Un’operazione che, sollecita Rete Imprese Italia, deve avvenire, come ha assicurato il premier Renzi, con un meccanismo che renda davvero neutro l’impatto sulla capacità finanziaria e sui costi delle piccole imprese.

Rete Imprese Italia fa poi rilevare che rimane aperto e caratterizzato da ritardi il problema del pagamento alle imprese dei debiti pregressi della pa. Nonostante gli strumenti messi in campo stiano producendo effetti positivi, il tema deve restare nell’agenda delle priorità del Governo.

Positivo il giudizio sulla riduzione triennale del costo contributivo a carico delle imprese che faranno assunzioni a tempo indeterminato. Insieme alle nuove regole introdotte dal decreto Poletti sul tempo determinato e le attese riforme del mercato del lavoro, possono consentire una ripresa dell’occupazione appena si creeranno le condizioni per una ripresa del mercato interno.

Rete Imprese Italia apprezza infine la conferma per il 2015 dell’intensità dei bonus per le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica, rispettivamente al 50% e al 65%, misure definite «indispensabili per stimolare il comparto delle costruzioni, che vive una gravissima contrazione di mercato, anche a causa dei continui aumenti di tassazione sugli immobili». Al proposito, viene sollecitata un’urgente revisione dell’Imu sugli immobili strumentali posseduti dalle imprese.

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