Punti di Vista | Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

Libera concorrenza e fisco, le nuove norme 2019 sul regime forfettario

«Il regime forfettario è un’agevolazione sostanziale che non potrà non avere effetti significativi sulla concorrenza all’interno del settore, che, per gli studi strutturati è rappresentata, oltre che dai professionisti forfettari, dall’università, dalle imprese di costruzione e dagli uffici tecnici pubblici, oltre che dalla famigerata Centrale unica di progettazione».
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti.

Il regime fiscale forfettario è ormai quello naturale, per coloro che iniziano o svolgono un’attività d’impresa, arte o professione, dopo che la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto modifiche sostanziali ai requisiti d’ammissione.

Ora infatti possono accedere a questa agevolazione le persone fisiche esercenti attività professionali, che nell’anno precedente hanno conseguito ricavi inferiori a 65.000 euro, non hanno partecipazioni in società di persone, imprese familiari e non hanno il controllo di srl o associazioni in partecipazione, che esercitano attività connesse con quelle svolte dal medesimo titolare del regime forfettario.

Il professionista che aderisce al regime forfettario è esonerato da dichiarazioni, comunicazioni e versamenti dell’Iva, dalla registrazione delle fatture di corrispettivi e acquisti, dalla tenuta dei registri, dalla ritenuta d’acconto, dallo spesometro e dalla fatturazione elettronica; peraltro non può dedurre altre spese di produzione del reddito, e nemmeno i compensi dei collaboratori: deve solo incollare un bollo sulla ricevuta delle prestazioni.

Il professionista forfettario applica al volume complessivo dei ricavi il coefficiente di redditività del 78% e dalla cifra ottenuta, sottrae i contributi obbligatori versati ai fini previdenziali. Così ha ottenuto la base imponibile alla quale applicare la flat tax al 15%.

Semplificando, il forfettario pagherà, per ogni 100 euro lordi percepiti, circa 10 euro d’imposta (100 euro x78%)-(100×14,5%)x15%=9,5 euro. Dal 2020 il tetto per aderire al regime forfettario sarà elevato a 100.000 euro, per cui si calcola che da tale data aderiranno al regime agevolato circa 160.000 architetti e ingegneri, sui 170.000 iscritti all’Inarcassa.

Di contro, il professionista non forfettario, che riceve un reddito da partecipazione societaria o associativa continuerà a pagare un’imposta di non meno di 40 euro ogni 100 euro percepiti e rimarrà soggetto a tutti gli adempimenti fiscali di sempre.

Il regime forfettario è quindi di un’agevolazione sostanziale, che non potrà non avere effetti significativi sulla concorrenza all’interno del settore, che, per gli studi strutturati è rappresentata, oltre che dai professionisti forfettari, dall’università, dalle imprese di costruzione e dagli uffici tecnici pubblici, oltre che dalla famigerata Centrale unica di progettazione.

In questa sede risulta evidentemente troppo complesso esaminare nel dettaglio gli effetti del provvedimento su tutti questi soggetti e quindi ci limiteremo a esaminare quelli tra i professionisti forfettari e gli studi strutturati.

Il diverso impatto su professionisti forfettari e studi strutturati

Appare subito che il limite di 65.000 euro di corrispettivi, e probabilmente anche quello di 100.000, rende difficoltosa la gestione di uno studio che aspiri a un “equo ricavo” e nel quale operi più di un professionista singolo e forse di un principiante tuttofare, anche se ovviamente non si possono ipotizzare le svariate situazioni derivanti dall’evasione fiscale.

Si presume che la diffusione della forfettizzazione, dovrebbe portare a una suddivisione del mercato di prossimità: per i committenti dei lavori minori, che richiedono una minore strutturazione dello studio dovrebbero risultare convenienti i professionisti forfettari, che costerebbero meno se non altro per il mancato aggravio Iva i committenti dei lavori più complessi, non solo abitativi, dovrebbero invece rivolgersi ai rimanenti studi strutturati, che pur più costosi, potranno fornire le prestazioni e le garanzie necessarie, non risultando limitati nella struttura organizzativa dai massimi di fatturato.

Bisogna anche chiedersi quale sia il disegno che sta alla base di questo trend fiscale, che i governi di centrosinistra e giallo-verde stanno perseguendo entrambi, con azioni successive, posto che non si vuole credere che questo disegno sia figlio del caso.

Poiché non è mai emerso in alcuna dichiarazione pubblica, che gli studi d’architettura e d’ingegneria rappresentino per il Governo (attuale e precedenti), quel patrimonio di conoscenze, professionalità ed esperienze, che ogni paese progredito ritiene prezioso e indispensabile è più probabile che le motivazioni della flat tax derivino da necessità di semplificazione fiscale, di lotta all’evasione e soprattutto di soccorso alla massa degli autonomi in gravi difficoltà economiche.

Quindi poiché rimane evidente che progetti e lavori appena un poco complessi, non potranno essere svolti da professionisti forfettari, si può anche ipotizzare che la norma conduca indirettamente, forse al di là della volontà di chi l’ha emanata, a ri-proporzionare il numero degli studi attivi alla realtà economica del Paese, aprendo una fase più equilibrata tra la domanda e l’offerta di servizi professionali. Ciò potrebbe contribuire anche all’aumento della professionalità, della sicurezza, della durabilità e dell’economia d’esercizio delle opere.

Lotta all’evasione fiscale

Perché una norma apparentemente isolata e priva d’obiettivi di scenario, riesca però ad essere efficace e a portare effetti positivi, occorre che il Governo, nell’introdurla, s’impegni anche nella lotta all’evasione fiscale, che altrimenti si proporrà con rinnovata e inusitata incidenza, su un mercato già fortemente perturbato e colpito dalle difficoltà congiunturali, ormai più che decennali, del settore delle costruzioni.

Nel prendere atto del dato di fatto che s’è instaurato, sospendiamo quindi il giudizio, auspicando che l’evasione sistematica non costituisca la terza e più redditizia via, tra regime ordinario e forfettario.

Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

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