#Bimedilizia | Regina De Albertis, Vice Presidente Giovani Costruttori Edili, Ance

L’impresa di costruzioni diventa digitale

Contrariamente a quanto comunemente si crede, il Bim è uno strumento che non è rivolto ai soli progettisti, ma è di grande utilità per tutti gli operatori della filiera dell’edilizia, ciascuno per la sua parte di competenza. Il Bim è infatti sinonimo di interoperabilità, oltre che di ottimizzazione di processo.


Per il settore delle costruzioni l’Industria 4.0 (si potrebbe dire l’Edilizia 4.0) è sinonimo di un cambiamento radicale del modello di filiera che abbandoni l’individualismo tra i diversi soggetti per passare a un nuovo rapporto basato sull’integrazione collaborativa.

Per questo cambiamento oggi disponiamo di nuovi strumenti informatici che permettono la gestione integrata e informatizzata delle attività, nota come Bim, Building Information Modelling/Management. L’adozione di tale strumento permette di ottenere significativi benefici che in generale si possono riassumere in «maggiore qualità del processo e dell’opera», ovvero: minori tempi di realizzazione, minimizzazione delle occasioni di errore a livello progettuale/costruttivo e maggiore rispondenza dell’opera alle esigenze della committenza, minori costi, ma anche maggiore competitività della filiera delle costruzioni sui mercati esteri.

In modalità «Bim» si eseguono oggi le più importanti opere d’ingegneria e architettura del mondo: è realtà in molti mercati emergenti (tra cui il Medio Oriente) ma anche in quello americano, australiano e parte di quello comunitario. Il nostro Paese è in notevole ritardo rispetto ai suoi «competitor» internazionali ed europei.

Nel 70% circa delle Associazioni territoriali Ance c’è una conoscenza di base di che cosa sia il Bim, ma tale percentuale si riduce drasticamente quando viene indicato il numero di imprese che utilizzano realmente il Bim.

In media solo 4 Associazioni su 10 hanno comunicato che ci sono sul proprio territorio imprese (poche) che adottano il Bim, soprattutto di medio-grandi dimensioni. Non va meglio, anzi va molto peggio sul lato committenza, sia pubblica sia privata: qui l’interesse e la conoscenza del Bim sono molto bassi o addirittura nulli per il 76% delle realtà territoriali.

Ne emerge un quadro con notevolissime opportunità di crescita, purché si superino alcuni ostacoli iniziali tra cui una barriera sicuramente di tipo «culturale».

Contrariamente a quanto comunemente si crede, il Bim è uno strumento che non è rivolto ai soli progettisti, ma è di grande utilità per tutti gli operatori della filiera dell’edilizia, ciascuno ovviamente per la sua parte di competenza.

Il Bim è infatti sinonimo di interoperabilità, oltre che di ottimizzazione di processo, di conseguenza è fondamentale, laddove possibile, eliminare le asimmetrie di utilizzo, facendo in modo che tanto dal lato della committenza, quanto da quello delle imprese, vi sia un linguaggio comune con il quale dialogare e si possano così raggiungere i vantaggi generali già citati.

Per questo è importante cercare di assicurare che l’impegno delle imprese a utilizzare il Bim si accompagni all’interesse e all’utilizzo del Bim da parte dei soggetti appaltanti, dei progettisti, dei fornitori di materiali, e in generale di tutti gli operatori che intervengono nel processo edile.

In secondo luogo, non è vero che il Bim è uno strumento adatto solo ai lavori medio-grandi. Certo le più grandi realtà hanno maggiore facilità a recepire il Bim nella loro «cassetta degli attrezzi», ma anche i soggetti di minori dimensioni possono giovarsene per ottimizzare i loro processi realizzativi e conseguire risultati importanti in termini di maggiore competitività. Il Bim è quindi una «rivoluzione possibile», ma occorre un’azione di stimolo soprattutto in fase di prima diffusione dello strumento.

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