Edilizia | Congiuntura

L’industria delle costruzioni nel 2022

Nel quadro generale della situazione, nonostante i dati postivi facciano ben sperare per il 2022, al Paese continua a mancare una visione strategica che vada oltre la crisi economica e le altre difficoltà legate all’ondata epidemiologica. Per questo motivo il sistema edile, riporta all’attenzione degli organi decisori le criticità generate dalla misura fiscale stessa e le problematiche indirette ad essa correlate per trovare risposte concrete agli ostacoli che intralciano un decisivo rilancio del settore, prima leva della ripresa economica italiana.

Il Cresme, presentando il suo XXXI rapporto congiunturale e previsionale sul mondo delle costruzioni, evidenzia le insidie che potrebbero rallentare la forte ripresa in atto nel settore delle costruzioni, segnalando che “La sfida che abbiamo davanti è quella di saper cogliere il momento favorevole per porre il settore delle costruzioni alla guida del processo di innovazione, aumentare il valore aggiunto e stabilizzare il mercato”.

Per il Centro di ricerca di Roma: “Il comparto edile sta crescendo con forza e i numeri in alcuni settori sono sorprendenti. La crescita sembra verticale. Non si recupera solo il 2020, si va di molto sopra il 2019. La domanda supera l’offerta. I prezzi stanno crescendo, si fa fatica a trovare i materiali, non si riescono a mantenere i tempi di consegna. Vi sono molte questioni sul tappeto, la prima riguarda le dimensioni della crescita e cosa succederà allo scadere delle agevolazioni fiscali, quando cambieranno dimensioni e forse natura”.

Nel 2021 il settore delle costruzioni ha ripreso a correre, dopo i freni della pandemia nel 2020. Le nuove opere e il rinnovo del comparto residenziale, sostenuto dai bonus fiscali e in particolare dal Superbonus, cercano di delineare un 2022 più sereno, anche se sono ancora molte le questioni irrisolte e le criticità che compromettono un consistente rilancio del settore edile e dell’economia italiana.

Soprattutto negli ultimi dodici mesi si è visto in concreto quanto sia vero il vecchio adagio, secondo il quale: “Quando girano le gru, tutta l’economia gira”. Insomma, la centralità dell’edilizia, della filiera del costruito, ha dimostrato – una volta che si è potuta esprimere, per motivi, esogeni ed endogeni, al meglio – tutta la sua forza e la sua capacità di imprimere dinamismo e crescita all’intera economia, coinvolgendo decine di settori manifatturieri e di servizi. L’anno archiviato è stato un esercizio positivo.

I dati Enea registrano 11,9 miliardi di investimento ammessi a detrazione con aliquota al 110%, di cui conclusi 8,28 miliardi, con più di 69mila asseverazioni. Se si considerano tutte le detrazioni fiscali, i rapporti Enea evidenziano che, negli ultimi 15 mesi, l’importo ha superato i 53 miliardi, di cui 45 miliardi garantiti dall’ecobonus 65%.

Il mercato dell’edilizia ne ha giovato realizzando nel 2021 lavori per 51,2 miliardi di euro con un incremento dell’82% dell’importo rispetto al ‘20. Inoltre, a ottobre, l’indice della produzione delle costruzioni, secondo i dati Istat, rileva il livello più alto mai registrato da agosto 2012.

Ad alimentare il mercato, oltre all’edilizia di nuova costruzione, è soprattutto quella di rigenerazione, incentivata dalle agevolazioni fiscali in essere e da una sempre più diffusa sensibilità sul recupero e l’efficientamento dell’esistente.

Come attesta il Cresme, anche le opere pubbliche stanno vivendo una crescita eccezionale, con un’espansione delle stesse che ha radici nelle risorse messe a disposizione dal 2014 al 2016.

C’è voluto del tempo perché diventassero mercato reale, ma ora la fase delle aggiudicazioni e delle realizzazioni è avviata, e ancora prima dell’arrivo delle risorse del Pnrr. Il comparto della riqualificazione del patrimonio edilizio, in particolare residenziale, è stato spronato fra il 2020 e il 2021 da una serie di accadimenti che hanno alimentato ulteriormente il mercato creando una forte impennata della curva degli interventi:

  • il Bonus facciate al 90% contenuto nella legge di Bilancio 2020;
  • lo snellimento procedurale favorito dal decreto Semplificazioni e Semplificazioni-bis;
  • l’introduzione, con il decreto Rilancio, di un’aliquota di detrazione del 110% per alcune tipologie di interventi, e la possibilità di cedere i crediti d’imposta (cessione del credito e sconto in fattura) per quasi tutti gli interventi di manutenzione e ristrutturazione incentivati.

    Investimenti in riqualificazione di edilizia residenziale – milioni di euro a prezzi 2015.

Alcuni dei nodi che restano da sbrogliare | Non solo bonus a scadenza. Ance chiede una visione strategica di medio-lungo termine

L’incremento delle detrazioni fiscali per l’edilizia e l’introduzione del Superbonus hanno favorito la ripresa del settore delle costruzioni, in atto già prima dello scoppio della pandemia da Sars-Cov-2.

A fronte di numeri incoraggianti e di ricadute positive sull’economia legate agli investimenti agevolati, varie realtà, tra le quali la dinamica Ance Brescia, ricordano alcune criticità persistenti e sottolineano la penalizzante mancanza di un piano d’azione di medio-lungo termine che lasci alle imprese edili uno spiraglio di costante crescita anche dopo l’esaurirsi dei bonus.

Nel quadro generale della situazione, nonostante i dati postivi facciano ben sperare per il 2022, al Paese continua a mancare una visione strategica che vada oltre la crisi economica e le altre difficoltà legate all’ondata epidemiologica.

Per questo motivo il sistema edile, riporta all’attenzione degli organi decisori le criticità generate dalla misura fiscale stessa e le problematiche indirette ad essa correlate per trovare risposte concrete agli ostacoli che intralciano un decisivo rilancio del settore, prima leva della ripresa economica italiana.

Sebbene la Manovra 2022 sia riuscita in parte a rispondere alle esigenze del mercato prolungando sino al 2025 la possibilità di sfruttare il Superbonus, con aliquote a scalare per i condomini e con tempistiche più ridotte per le altre tipologie di immobili, resta il fatto che la misura si basa su un intervento estemporaneo a scadenza e non su un piano strutturale strategico in grado di dare solidità al mercato in un’ottica imprenditoriale competitiva.

Le conseguenze di questa azione a breve termine le si percepiscono negli effetti negativi del Superbonus, i quali hanno incentivato l’ingresso nel mercato di imprese improvvisate che non danno garanzie né di qualità né di sicurezza.

di Adriano Baffelli

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