Avviso Ue | Rappresentanza sindacale

Nel computo anche i lavoratori a tempo determinato

La direttiva europea stabilisce che anche i lavoratori con contratto a tempo determinato siano presi in considerazione per il calcolo delle rappresentanze sindacali.

L’Ue ha nuovamente mandato un avviso al nostro Paese perché ci si adegui alle direttive comunitarie: questa volta la violazione riguarda il computo di rappresentanza sindacale in riferimento ai dipendenti con contratto a tempo determinato.

Il parlamento europeo ha mandato una segnalazione scritta in cui ha motivatamente asserito che l’Italia violerebbe la normativa comunitaria in ambito di computo dei contratti a termini ai fini della rappresentanza sindacale.
Abbiamo adesso 2 mesi di tempo per comunicare alla commissione Ue le misure adottate per la trasposizione integrale della direttiva europea 1999/70 riguardante i contratti di lavoro a termine.

Vi era già stato un primo avviso a giugno del 2010 ma le autorità non vi hanno dato la necessaria importanza nemmeno in fase di stesura della Riforma del lavoro attuata a fine 2012 (Legge Fornero).
In particolare per la Commissione Ue l’Italia non rispetterebbe la normativa che riguarda la regolazione della rappresentanza sindacale in azienda per i lavoratori con contratto a tempo determinato: la direttiva europea stabilisce infatti che anche i lavoratori con tale contratto siano presi in considerazione per il calcolo delle rappresentanze sindacali.

La normativa italiana invece prevede che si conteggino solo i dipendenti con un contratto superiore ai 9 mesi di durata con conseguenza che tutti i dipendenti a tempo determinato con contratto inferiore ai 9 mesi non vengano presi in considerazione nel calcolo delle rappresentanze sindacali in azienda.
Ne segue che il calcolo numerico per affermare che un’azienda è sufficientemente grande per avere una rappresentanza sindacale è falsata.

La Ue ha concesso altri 2 mesi al nostro Paese per adeguare le norme. Se non verranno attuate le modifiche si rischia, trascorsi i 60 giorni, che la Commissione decida di denunciare l’Italia portandola di fatto dinanzi alla Corte di Giustizia comunitaria.
(G. Fe.)

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