Dalla sentenza 347/2014, pubblicata dalla prima sezione del Tar di Pescara, è emerso che il messaggio incompleto di posta elettronica certificata mandato dal tecnico di fiducia fa perdere alla società committente l’opportunità di ottenere il permesso di costruire attraverso le premialità del Decreto sviluppo.
Il silenzio-assenso del comune non può formarsi quando alle email con valore legale non sono allegati l’atto di conferimento dell’incarico al professionista e la copia del documento di identità della società richiedente. Valgono i principi dell’autoresponsabilità e dell’autocertificazione e, senza la documentazione che dia certezze sulla provenienza, le dichiarazioni contenute nel messaggio di posta elettronica sono da ritenersi prive di valore.
L’ente pubblico aveva cercato di non considerare il ricorso al digitale facendosi mandare tutti i documenti in formato cartaceo per l’impossibilità di gestire il materiale in formato elettronico. La pec spedita dal tecnico è insufficiente: il permesso di costruire può essere richiesto con l’email col bollino blu ma comunque servono riferimenti certi sui soggetti interessati. L’azienda ora dovrà rivalersi sul tecnico. L’atto non risulta in grado di dispiegare gli effetti di certificazione previsti perché manca una forma essenziale prescritta dalla legge e non sanabile in altro modo. Secondo i giudici, il silenzio-assenso non può formarsi senza la documentazione completa prescritta dalla normativa in materia per il rilascio del titolo edilizio. L’inerzia della pubblica amministrazione nel provvedere alla documentazione non può far guadagnare agli interessati un risultato che non potrebbero mai ottenere con un provvedimento espresso.
