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Non c’è pace per l’edilizia

L’emendamento al dl lavoro che prevede una nuova tranche di pagamenti per i prossimi mesi è destinata alla spesa corrente ed esclude gli investimenti. Così che il comparto continua ad essere fortemente penalizzato.

Il titolo del film di Giuseppe De Santis (è del 1950) «Non c’è pace tra gli ulivi» potrebbe benissimo essere preso in prestito dai costruttori associati all’Ance e divenire «Non c’è pace per l’edilizia» visto che in materia di debiti della pubblica amministrazione la nuova tranche dei pagamenti taglia fuori l’edilizia.

L’emendamento al dl lavoro che prevede una nuova tranche di pagamenti per i prossimi mesi è infatti destinata solamente alla spesa corrente ed esclude gli investimenti. Così che il comparto continua ad essere fortemente penalizzato.
Secondo Paolo Buzzetti, presidente nazionale Ance, siamo di fronte a «una decisione inaccettabile che penalizza ancora una volta le imprese edili privilegiando il pagamento delle spese improduttive rispetto agli investimenti per la manutenzione di strade e scuole. È una grande ingiustizia perché se questa decisione dovesse venire confermata le nostre imprese rimarrebbero di fatto le uniche a non avere una soluzione definitiva a questo grave problema, pur essendo le principali vittime».
Solo 7, infatti, dei 19 miliardi vantati dal settore saranno saldati con il decreto pagamenti, mentre con le nuove decisioni la soluzione per gli altri 12 miliardi sembra allontanarsi ogni giorno di più.
Tra l’altro, le ultime analisi dell’associazione dei costruttori evidenziano che gli enti locali hanno ancora 5 miliardi di euro in cassa da poter sfruttare in caso di ulteriore allentamento del Patto di stabilità interno.
Per i costruttori Ance il Governo ha compiuto finora passi importanti: per le imprese edili sarebbe ora davvero un segnale negativo, l’ennesimo che il settore ogni giorno si trova a fronteggiare – vedi Durt -, se venisse inspiegabilmente e in modo ingiustificato escluso dal pagamento della nuova tranche.
Si chiede quindi di adottare rapidamente misure per pagare tutto il pregresso e di riformare il Patto di stabilità che ha di fatto determinato il boom degli arretrati e depresso fortemente gli investimenti locali negli ultimi anni.

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