Edilizia residenziale | Recupero conservativo

Nuovi spazi in interrato e sottotetto

Sulla sommità della collina sopra Torino, area soggetta a vincolo paesaggistico regionale, testimonianza dell’amenità del luogo, lo studio Marc Architetti Associati e Fred Ingegneria di progetto hanno ideato l’intervento di ristrutturazione di una grande villa bifamiliare degli anni ’70 operando sull’involucro esistente il minimo indispensabile. Ricostruito il tetto in lamiera grecata, facciate rivestite con cappotto tradizionale e gradonate di accesso al parco rivestite in legno di larice.

Una grande villa bifamiliare degli anni Settanta progettata da Gualtiero Casalegno (architetto torinese di una certa notorietà) è stata acquistata da una famiglia composta da quattro persone. La villa poggia sulla sommità della collina sopra la città di Torino, su un riporto di terra che la innalza in un’innaturale posizione di dominio sul paesaggio (e le dona una spettacolare vista verso la città e il territorio). La villa non è brutta, non è bella. È un edificio porticato a un piano fuori terra, dallo sviluppo orizzontale di vaga ispirazione wrightiana, con un grande tetto a falde di pendenza variabile, non dissimile dalla copertura della vicina Società Ippica Torinese di Gabetti e Isola. Il sottotetto è abitabile in minima parte, a causa delle ridotte pendenze del tetto che limitano le altezze interne. Il vasto piano interrato, cieco, è occupato prevalentemente da magazzini e dal garage.

La villa posta sulla sommità della collina sopra Torino, in un’area soggetta a vincolo paesaggistico regionale.
La villa posta sulla sommità della collina sopra Torino, in un’area soggetta a vincolo paesaggistico regionale

La committenza, una famiglia di quattro persone e due cani, decide di trasferire la propria dimora dalla città alla collina. Nonostante le generose dimensioni iniziali dell’immobile, l’importanza di questa scelta di vita spinge i clienti a richiedere allo studio Marc >> una serie di adattamenti in grado di accogliere le specifiche esigenze legate allo stile di vita dinamico dei componenti il nucleo famigliare: la passione per la fotografia e il cinema, l’abitudine a ricevere e a ospitare, la necessità di lavorare da casa, lo sport, il contatto con il paesaggio, ma anche la sicurezza.

Vincoli paesaggistici. L’area su cui si trova l’edificio è soggetta a vincolo paesaggistico regionale, testimonianza dell’amenità del luogo, ma anche condizione che limita molto le possibilità di interventi esterni. Il progetto, quindi, ha operato sull’involucro esistente il minimo indispensabile: il tetto è stato ricostruito in lamiera grecata e le facciate sono state rivestite con un cappotto tradizionale. La maggior parte del lavoro si è concentrato all’interno e al di sotto dell’edificio, cercando di massimizzare le superfici abitabili al piano interrato e al sottotetto.

Il progetto ha lavorato soprattutto all'interno e al di sotto dell'edificio
Il progetto ha lavorato soprattutto all’interno e al di sotto dell’edificio

Rapporto abitazione – collina. Al livello del piano interrato una forma esagonale, in parte derivata da giaciture esistenti, in parte arbitraria, si fa largo fra il terreno e i muri della casa, scava e deforma, cercando di mettere in rapporto diretto l’interno dell’abitazione con la collina e «svelare», rendendoli abitabili, gli ampi spazi interrati. L’esagono è un contenitore che coesiste fra il garage, la casa e il paesaggio: contiene un po’ di interno (un salone con zona giochi) e un po’ di esterno (una gradonata verso il parco), rendendo ambiguo il confine fra dentro e fuori. La sua «facciata» esterna è utilizzata come galleria fotografica, visibile anche dal garage attraverso una lunga vetrata trasparente. Il volume esagonale interrato funziona anche come un grande dispositivo per portare luce diretta all’interno, tramite una grande vetrata, fin nel sottosuolo. Il perimetro dell’esagono, a metà tra interno ed esterno, rimane leggibile anche dal suo esterno attraverso il percorso della galleria fotografica, che si unisce all’intercapedine esistente in cemento armato. Nell’intercapedine è anche ricavata una zona doccia, accessibile dalla piccola palestra ricavata in adiacenza.

Lavori sull’edificio degli anni ’70 e opere di scavo.
Lavori sull’edificio degli anni ’70 e opere di scavo.

L’interrato. Il nuovo inserto ospita così molte delle nuove funzioni pensate per l’interrato: un’appartata zona studio, un grande soggiorno informale aperto verso il paesaggio, una sala proiezioni, una camera oscura, la palestra; attraverso il corridoio perimetrale utilizzato come galleria fotografica, si raggiungono gli altri spazi di servizio come il garage a vista, la lavanderia, la cantina e gli altri spazi di servizio.

Per far posto alla nuova gradonata esterna si è proceduto con un impegnativo scavo di sbancamento sul fronte sud-ovest dell’edificio che ha aperto il piano interrato
Per far posto alla nuova gradonata esterna si è proceduto con un impegnativo scavo di sbancamento sul fronte sud-ovest dell’edificio che ha aperto il piano interrato

Legno di larice. La gradonata esterna in legno, definita attraverso l’abbassamento di uno dei lati del pentagono, funziona come accesso diretto dall’interrato al parco, ma anche come un sistema di arredo e di sedute esterne. La sua pavimentazione rende leggibile la forma dell’intervento: le grandi tavole in legno di larice che rivestono la gradonata proseguono al piano terra fino a entrare nella zona giorno principale. L’essenza della pavimentazione è la medesima sia all’interno che all’esterno, solo la finitura cambia: all’interno dell’abitazione e sotto il porticato – protetto dall’acqua – sono utilizzate tavole in larice antico recuperate da casolari storici della Valle d’Aosta, per la gradonata le tavole utilizzate sono nuove. L’altra trasformazione rilevante avviene al piano sottotetto: questo viene reso quasi interamente abitabile ribassando alcune porzioni del solaio sottostante al fine di ottenere altezze interne sufficienti per recuperare superfici notevoli e per inserire tutta la zona notte padronale: la stanza da letto dei genitori e la cabina armadio, le due camere dei figli, ciascuna dotata di bagno, una grande sala giochi, un lungo corridoio dotato di una piccola cucina, in previsione di future esigenze di indipendenza dei figli. Anche il nuovo bagno padronale è ricavato grazie al ribassamento del solaio: utilizzando le particolari altezze richieste dalle funzioni del bagno è stato possibile sfruttare anche i punti di minore altezza. La nuova vasca, ad esempio, è ricavata in un ulteriore abbassamento del solaio.

Operazioni di scavo e movimentazione di terreno per la formazione della gradonata esterna
Operazioni di scavo e movimentazione di terreno per la formazione della gradonata esterna

I cambi di quota dei solai, oltre a sviluppare superfici utili al piano superiore, connotano il piano terra grazie all’articolazione che provocano nei soffitti, trasformando radicalmente le grandi superfici piane degli ambienti anni ’70. Dove le altezze del sottotetto sono troppo esigue per permettere l’utilizzo degli ambienti, i solai vengono demoliti, lasciando spazio ad alcune parti a doppia altezza sul piano terra e contribuendo a rinnovarne gli spazi. Come si è visto, le modifiche al piano interrato e al piano sottotetto causano indirettamente anche la trasformazione del piano terra, peraltro oggetto di minori opere «dirette». Una di queste è la distribuzione verticale, costituita da una scala principale che sfrutta i vani preesistenti, e da una nuova scala più privata, che collega direttamente gli ambienti più frequentati dalla coppia: la stanza da letto padronale nel sottotetto, il soggiorno, lo studio all’interrato. Entrambi i sistemi di scale sono realizzati con carpenteria metallica, per lo più in lamiera piegata. Questa, a seconda dello spazio attraversato può essere in lamiera piena o forata.

Realizzazione del piano interrato
Realizzazione del piano interrato

La scelta dei materiali. Nella direzione del progetto va la scelta dei materiali, in particolare quella del legno, elemento molto apprezzato dal cliente soprattutto nella finitura scelta per lo spazio interno dell’esagono, larice spazzolato, in tavole antiche recuperate da pavimenti e rivestimenti di case alpine. Nel caso specifico ad occuparsi della fornitura e delle lavorazioni è stata una falegnameria valdostana. All’esterno della villa, sotto il portico, i listelli della sala continuano salvo poi interrompersi e diventare tavole, sempre in larice, ma dalla diversa finitura.

La gradonata prima della finitura in legno di larice
La gradonata prima della finitura in legno di larice

A terra oltre al legno, si è optato per delle resine direttamente gettate in colorazioni differenti, per gli altri spazi e per l’intercapedine, dove per segnare il perimetro della forma pentagonale generata alla resina si affianca una canalina rivestita in mosaico nero che scompare all’esterno.

La gradonata esterna,che funziona come accesso diretto al parco, è rivestita in legno di larice. L’essenza della pavimentazione è la stessa sia all’interno sia all’esterno. All’interno e sotto il porticato protetto dall’acqua sono utilizzate tavole in larice antico recuperate da casolari storici della Valle d’Aosta
La gradonata esterna,che funziona come accesso diretto al parco, è rivestita in legno di larice. L’essenza della pavimentazione è la stessa sia all’interno sia all’esterno. All’interno e sotto il porticato protetto dall’acqua sono utilizzate tavole in larice antico recuperate da casolari storici della Valle d’Aosta

Le pareti, ad eccezione di quella di fondazione lasciata in cemento a vista, sono trattate con tinte neutre, che uniformano l’edificio sia internamente sia esternamente, per un intervento minimo sulla pelle lasciando maggiore evidenza alle opere del sottotetto e dell’interrato. La scelta delle tinte di finitura ha cercato di dare un’immagine univoca e poco invasiva all’edificio, mitigandone l’immagine rispetto al paesaggio. Anche la scelta della copertura in lamiera grecata è stata volta ad alleggerire il «peso» dell’edificio, cercando di inserirlo in modo più delicato nel contesto e nel paesaggio.

Si è agito sull'involucro esistente il minimo indispensabile: le facciate sono state rivestite con un cappotto tradizionale, tutto il più neutro possibile
Si è agito sull’involucro esistente il minimo indispensabile: le facciate sono state rivestite con un cappotto tradizionale, tutto il più neutro possibile

Anche all’interno il progetto ha puntato a ridurre il numero delle finiture, cercando di far emergere la varietà degli spazi senza enfatizzarla con l’aggiunta di materiali troppo diversi fra loro. Ad esempio, la complessa e composita struttura del tetto (latero-cemento, carpenteria metallica, legno) è lasciata a vista, senza interventi di mascheramento per essere poi trattata con la stessa finitura neutra del resto dell’intervento. La lamiera metallica utilizzata per la copertura è ripresa in facciata dalla carpenteria utilizzata per i parapetti della gradonata e per le nuove grate di sicurezza scorrevoli, realizzate su disegno, per le aperture al piano terreno e a quello superiore.

La scelta delle tinte di finitura ha cercato di dare un’immagine univoca e poco invasiva all'edificio, mitigandone l'immagine rispetto al paesaggio
La scelta delle tinte di finitura ha cercato di dare un’immagine univoca e poco invasiva all’edificio, mitigandone l’immagine rispetto al paesaggio

Il sistema impiantistico dell’edificio. È stato smantellato e ricostruito interamente, sia per quanto riguarda gli impianti elettrici e speciali sia per quanto riguarda gli impianti fluidomeccanici. Soprattutto dal punto di vista degli impianti di riscaldamento l’intervento è stato radicale e innovativo: una nuova pompa di calore aria/acqua (collocata all’esterno in una zona confinata e periferica del giardino) garantisce la produzione dell’acqua calda che alimenta un impianto di riscaldamento a pavimento (presente a tutti i piani) e la rete dei radiatori installati nei locali servizi igienici; il controllo remoto del sistema è dislocato all’interno di un locale tecnico al piano interrato dove sono presenti i gruppi di pompaggio, gli accumuli e i sistemi di controllo e taratura dell’impianto. La distribuzione al piano dei fluidi avviene attraverso un cavedio verticale che è dislocato nella zona ove è stato predisposto il vano per il futuro ascensore interno.

L’impianto di riscaldamento a pavimento è presente a tutti i piani
L’impianto di riscaldamento a pavimento è presente a tutti i piani

Le opere. Il processo di ristrutturazione è stato radicale soprattutto all’interno del volume esistente comportando modifiche al sistema distributivo originario attraverso una serie di demolizioni e rimozioni che hanno variato le quote dei solai e il sistema costruttivo ed edilizio.
Al piano interrato, ove erano presenti locali adibiti a cantina, scantinato e locali tecnici è stato ridotto all’essenziale l’ingombro di questi ultimi e sono stati recuperati spazi che nella nuova situazione sono destinati a sala proiezione, palestra, studio privato, camera degli ospiti, sala fotografica, corridoio espositivo e locali di servizio quali bagni e lavanderie. Tutto il piano pavimento, posto originariamente su terrapieno, è stato sanificato con la realizzazione di un vespaio areato e tutte le pareti verso l’intercapedine sono state riqualificate con inserimento di cappotti termici.

Il  corridoio e la galleria fotografica visibile dal garage attraverso la vetrata trasparente.
Il corridoio e la galleria fotografica visibile dal garage attraverso la vetrata trasparente.

Sul lato verso il giardino si è intervenuti con l’apertura di una parete vetrata che pone in comunicazione la sala di proiezione con la gradonata esterna. Interventi impegnativi dal punto di vista edilizio e strutturale sono stati accompagnati anche dal rinnovo completo delle finiture e dal’inserimento di scale interne in carpenteria metallica di pregio.
Rilevante e operativamente complessa è stata la realizzazione del sistema di gradonate esterne mediante impiego di tecnologia tipo «terre armate» che se da un lato ha scongiurato l’impiego di tecnologie invasive e poco adeguate dal punto di vista ambientale, ha comportato però uno sforzo di progettazione e affinamento della tecnologia delle terre armate che sono state realizzate mediante l’ausilio di una ditta specializzata e nel rispetto dei canoni della regola d’arte. Per far posto alla nuova gradonata esterna si è proceduto con un impegnativo scavo di sbancamento sul fronte sud-ovest dell’edificio che ha aperto il piano interrato (attraverso una demolizione sagomata della muratura perimetrale) verso l’area esterna. A partire proprio dal livello interrato tutta la rete di scarichi fognari (fogna bianca e fogna nera) è stata ri-funzionalizzata ed è stato creato un nuovo sistema di trattamento delle acque che convogliano verso un sistema di chiarificazione e smaltimento a trincee drenanti.
Il piano terra e il piano primo sono stati completamente ristrutturati: è stata ripensata la distribuzione interna e sono state realizzate nuove scale di collegamento interne tra i piani; è stato creato un vano di predisposizione per un futuro ascensore interno; attraverso la demolizione e ricostruzione di una parte del solaio tra piano terra e piano primo si sono ottimizzate le altezze abitabili e si è potuto attuare un generoso recupero degli spazi sottotetto.

La scala interna
La scala interna

Gli interventi, dal punto di vista strutturale, non hanno modificato lo schema statico del fabbricato (pilastri e travi non sono stati oggetto di modifiche) che in sostanza è stato oggetto di interventi di modifica localizzati e controllati tramite demolizione e ricostruzione. Sulle parti esistenti si è intervenuti con tecnologia di rinforzo e miglioramento delle strutture in c.a. e i nuovi connettivi verticali sono stati realizzati con carpenteria metallica saldata e bullonata. La copertura del fabbricato è stata ricostruita mediante sostituzione dell’orditura in legno esistente e del vecchi manto di copertura in tegole marsigliesi con un manto in lamiera coibentata e isolata (di tipo «industriale») dotato di un sistema di micro ventilazione che è stato studiato ed eseguito in opera ad hoc; per ragioni di carattere dimensionale e per ragioni d’ingombro si è deciso di non adottare pacchetti di coibentazione e impermeabilizzazione pre-assemblati e quindi la stratigrafia è stata studiata e ottimizzata sul posto consultando produttori e fornitori dei singoli componenti (strutture in legno, orditure, teli di protezione, teli impermeabilizzanti, materassini isolanti, lamiere e sistemi di fissaggio); ne è derivato un sistema di copertura «unico» che ha manifestato un ottimo comportamento ai fini del conseguimento del comfort interno degli ambienti.

Gli spazi interni
Gli spazi interni

L’involucro esterno dell’edificio è stato completamente riqualificato dal punto di vista energetico ed estetico mediante la realizzazione di una cappottatura esterna completa che ha consentito di modificare le caratteristiche prestazionali delle vecchie murature esterne e anche di pervenire ad una soluzione tecnologicamente adeguata per garantire l’effetto estetico ricercato.

L’organizzazione del cantiere | Studio Marc Architetti Associati 

Studio Marc
Studio Marc

L’arch. Michele Bonino, progettista e direzione lavori insieme agli ingegneri Riccardo Sampietro e Alberto Silvera (direzione lavori e opere strutturali) ci hanno ragguagliato sull’organizzazione e la logistica del cantiere. Il cantiere ha avuto una durata contenuta che sostanzialmente ha previsto una fase di esecuzione dei lavori della durata di 9 mesi (suddivisa in più e diverse sottofasi) e un successivo periodo di collaudi e verifiche funzionali (durata 2 mesi) che è stato attuato e gestito anche a fabbricato già impegnato e occupato dalla proprietà. Ultimata la fase di collaudo dei lavori appaltati si è poi successivamente proceduto allo studio ed esecuzione di alcune opere complementari che hanno completato il processo di ristrutturazione del fabbricato (la riqualificazione della viabilità esterna e dei sistemi di smaltimento fognario, lo studio e la realizzazione di un sistema di schermature metalliche di sicurezza, il completamento delle opere a verde e della illuminazione esterna). Il processo di un cantiere di ristrutturazione come quello in specie deve fare i conti con la possibilità di operare su fronti ridotti di lavoro e deve tenere in debito conto la presenza di più squadre di operai e di artigiani che devono lavorare in modo coordinato, senza sovrapposizioni e secondo una sequenza logica e ordinata dei lavori che in alcuni frangenti costringe ad aggiornare anche quotidianamente i programmi esecutivi e la scelta delle modalità operative. Da questo punto di vista si è rivelata ottima ed efficace la scelta di affidare il cantiere a un’unica impresa general contracor (Ferreri Costruzioni >>) che ha avuto per tutta la durata del cantiere una funzione importantissima di coordinamento e gestione delle maestranze e dei processi. Non ha interferito sulla globalità ed efficienza del processo l’affidamento diretto a maestranze specializzate della esecuzione di alcune (poche) lavorazioni specifiche come ad esempio la fornitura e posa in opera di pavimentazioni in legno per esterni e per interni di tipo antico/artigianale (anche se sono immaginabili le complicazioni legate alla posa in opera di un pavimento in legno di larice del ‘700 su un sistema a pannelli radianti “a pavimento” eseguito su orizzontamenti interni esistenti e quindi senza la possibilità di variare a piacimento le quote delle stratigrafie interne). Dal punto di vista cantieristico si è potuto contare su ampi e generosi spazi (la casa è dotata di un parco privato) di accantieramento nei dintorni prossimi dell’edificio.
La grande criticità è stata rappresentata dalla viabilità di accesso alla proprietà che solo alla fine del cantiere è stata riqualificata ma che, durante la fase dei lavori, ha creato difficoltà non indifferenti per la carreggiata ristretta del tratto finale di accesso alla proprietà e che in molti casi ha costretto a una logistica difficile e anche al ripensamento di alcuni processi (come per esempio la scelta di confezionare e gettare a mano pare delle malte e dei calcestruzzi per ridurre al massimo il transito di betonica e mezzi pesanti). In fase preliminare all’avvio dei lavori pesanti si è proceduto anche alla bonifica di alcuni manufatti (tipo canne, tubazioni…) che erano stati realizzati illo tempore con impiego di materiale contenente amianto. La fase più complessa e delicata è stata di certo quella iniziale che è stata caratterizzata da operazioni di scavo e movimentazione di terreno per la formazione della gradonata esterna che ha notevolmente ridotto lo spazio di manovra intorno alla zona operativa; i tempi di esecuzione degli scavi e dei rinterri successivi sono stati però gestiti con grande ottimizzazione e l’impatto di tale criticità è stato contenuto nei tempi previsti dal cronoprogramma di cantiere. L’organizzazione del cantiere, è stata condotta con estrema cura sia sotto il profilo della sicurezza nell’esecuzione dei lavori, sia sotto il profilo della produttività che, visti i tempi ristretti, in alcuni frangenti è stata difficoltosa e complessa anche per via delle interferenze tra le diverse fasi di lavorazione: i lavori strutturali sono stati eseguiti, come di consueto, in una prima fase. Successivamente il cantiere si è dispiegato prevedendo in contemporanea (sebbene con localizzazioni ai diversi piani) l’esecuzione di opere edili e impiantistiche per garantire il rispetto dei tempi di esecuzione. L’evoluzione della fasi di cantiere è stata resa complessa anche dal fatto che la fase più consistente del cantiere si è svolta proprio durante la stagione invernale e quindi si è dovuto operare attuando scelte oculate sui tempi e le modalità di esecuzione di tutte le lavorazioni che presentano rischi di danneggiamento se l’esecuzione avviene con temperature al di sotto del 4-5 °C. Per buona parte del cantiere (da novembre a febbraio) tutti gli ambienti interni sono stati riscaldati con ventilatori ad aria per consentire l’esecuzione delle diverse lavorazioni in sicurezza ed in condizioni climatiche adeguate. La direzione lavori e il coordinamento della sicurezza sono stati effettuati prevedendo una presenza costante e praticamente quotidiana sul cantiere, con lo svolgimento di riunioni di coordinamento con cadenza settimanale per tutta la durata dei lavori e intensificando le presenze nelle fasi di particolare complessità delle lavorazioni. Un sistema di reportistica e trasmissione dei verbali e dei resoconti operativi dal cantiere particolarmente efficiente ha permesso di risolvere in tempo reale le problematiche emerse ed ha consentito al team di  progettazione e direzione lavori di collaborare con l’impresa esecutrice nel modo più efficace. Dal punto di vista economico e contabile è stata redatta dallo staff della direzione lavori una contabilità analitica sul modello delle opere pubbliche che ha consentito di verificare periodicamente gli avanzamenti lavori e l’insorgenza di varianti economiche per l’aggiunta di nuove opere o per il verificarsi di eventi e condizioni non prevedibili in sede progettuale. Le varianti progettuali dovute ad imprevisti e/o a migliorie apportate in corso d’opera sono state redatte sotto forma di vere e proprie perizie di variante con aggiornamento degli elaborati grafici e aggiornamento dei computi metrici e di libretti delle misure del cantiere. Proprio l’azione di controllo dei costi e dei tempi di esecuzione del cantiere è stata caratterizzata da situazioni di elevata criticità che sono stati gestite al fine di garantire la giusta soddisfazione alla Committenza e il dovuto ristoro all’Impresa esecutrice dei lavori.

Fred srl
Fred srl

Chi ha fatto Cosa
Progettazione e direzione lavori: Marc Architetti Associati
Progettisti: Subhash Mukerjee, Michele Bonino
Collaboratori: Cristina Cordeschi, Francesco Strocchio, Lucia Baima, Cinthya Luglio, Roberta Mazzoni
Ingegneria di progetto: Fred srl
Controllo dei costi, sicurezza e coordinamento: geom. Filippo Rizzo, arch. Valentina Curatolo
Progetto e direzione lavori opere strutturali: ing. Riccardo Sampietro, ing. Alberto Silvera
Impresa esecutrice: Ferreri Costruzioni srl
Realizzazione e posa pavimentazioni in larice: falegnameria Borrettaz Fabio
Fotografia: Beppe Giardino

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