Punti di Vista | Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

Ordini professionali: la differenza tra volontariato e responsabilità sociale

È urgente che gli ordini professionali intervengano con fermezza vietando per il pubblico e per il privato, gli sconti sull’equo compenso e le prestazioni gratuite, instaurando il principio dell’offerta anomala, come già avviene per gli appalti di opere. In caso contrario vi sarà una grave decadenza della qualità dei servizi professionali, tutta a danno dei cittadini.
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti.

ll volontariato è la prestazione volontaria e gratuita della propria opera e di mezzi di cui si dispone, a favore d’iniziative d’alto contenuto sociale o di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno d’aiuto e assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali. Può essere intesa anche come servizio organizzato: Protezione Civile, Croce Rossa, assistenza ai disabili, primi aiuti ai terremotati, ai profughi, ai feriti per un’esplosione, per un crollo.

Alcune di queste prestazioni devono essere svolte da persone con particolari professionalità e conoscenze (il soccorso ai feriti, la ricerca dei sepolti sotto le macerie) altre sono alla portata di tutti coloro che sono solidali e disponibili: tutti possono prestare aiuto nell’emergenza, donare denaro, beni e mezzi di soccorso, nei casi particolarmente tragici e dolorosi.

Differente è il contesto nel quale si trovano ad operare nella quotidianità, i professionisti delle diverse aree disciplinari. È pur vero che le professioni hanno lo scopo principale d’assistere il cittadino che deve affrontare situazioni complesse e complicazioni burocratiche, delle quali non riesce a gestire da solo le complessità, che mettono in gioco i diritti costituzionali, che ciascuno percepisce come irrinunciabili e fondamentali.

I medici tutelano la salute, gli avvocati la libertà personale, i commercialisti il patrimonio, gli ingegneri la pubblica incolumità, gli architetti la casa, le infrastrutture, il territorio e il paesaggio.

Anche qui si tratta spesso di prestare servizi a persone in difficoltà, ma in questo caso svolgendo un lavoro dagli alti contenuti professionali e di grande responsabilità personale, civile e penale, che non può essere ridotto a volontariato, poiché deve essere garantito, anche trascurando che di questo lavoro i professionisti e le loro famiglie devono vivere.

Per offrire la qualità richiesta i professionisti devono studiare, aggiornarsi, costituire strutture di servizio complesse e costose, sia in termini d’impianto, sia di mantenimento in efficienza.

I rapporti tra professionisti e clienti sono regolati da codici deontologici, che furono emanati per tutelare i cittadini (clienti) dai possibili abusi dei professionisti, che si presume siano i soggetti più forti, in quanto più informati sul complesso delle norme che governano il settore specifico in cui operano.

Per questo motivo esistono gli Ordini professionali, che hanno ricevuto dallo Stato questa specifica funzione. Già qui però bisogna compiere una distinzione, poiché già la legge sull’equo compenso del 2018 ha riconosciuto che vi sono categorie di clienti più “forti” dei professionisti, quali le Banche e la Pubblica Amministrazione, che sono in grado di condizionare l’attività del professionista, a volte fino a pregiudicare l’interesse pubblico, oltre che d’ottenere prestazioni sotto-costo.

Ebbene, bisogna considerare che tutte le situazioni nelle quali il rapporto tra costi e remunerazioni si discosta da una ragionevole determinazione del compenso del professionista, sono pericolose e in questo senso infatti si è espressa anche l’Autorità anticorruzione.

E proprio qui sta il punto. Malgrado esistano i parametri che stabiliscono i compensi equi, alcuni vuoti normativi consentono nella pratica ai committenti pubblici e privati d’imporre condizioni che portano i professionisti ad accettare (obtorto collo) prestazioni anche sotto costo, quando non addirittura gratuite.

A volte ciò avviene per disperazione del professionista impoverito – un incarico in perdita appare meglio di nulla – altre volte per aggirare le norme e acquisire incarichi, contando di rifarsi nelle fasi successive o per vie oblique; a volte avviene per contribuire a risolvere situazioni, nelle quali il professionista si sente socialmente coinvolto e debitore alla comunità del proprio successo.

Ma nemmeno quest’ultima motivazione, apparentemente nobile, può trovare una giustificazione: il professionista può contribuire come ogni altro cittadino sensibile, ed offrire i mezzi necessari per risolvere un problema specifico, ma non offrendo un “volontariato” anomalo, bensì secondo le procedure che la legge prevede, attivando i relativi concorsi.

Altrimenti, poiché tutti gli architetti e gli ingegneri operano in realtà nelle quali vi sono situazioni locali d’urgenza e d’importanza emblematica per la comunità alla quale appartengono, difficili da risolvere, sarebbe vanificato ogni criterio di scelta meritocratica.

È quindi urgente che gli ordini professionali intervengano con fermezza, in questo campo che è di loro pertinenza assoluta, vietando per il pubblico e per il privato, gli sconti sull’equo compenso e le prestazioni gratuite, instaurando il principio dell’offerta anomala, come già avviene per gli appalti di opere. In caso contrario vi sarà una grave decadenza della qualità dei servizi professionali, tutta a danno dei cittadini.

di Bruno Gabbiani, presidente Ala Assoarchitetti

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