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Palazzo de Franchi a Genova: riportata in luce la superficie decorata della facciata del XVI secolo

Oggetto dell’intervento di restauro descritto nella scheda è l’attuale facciata principale del Palazzo de Franchi in piazza Postavecchia a Genova. Sono stati effettuati interventi sull’intonaco cinquecentesco, in corrispondenza di estese mancanze di intonaco, nell’area del sottocornicione e sul cornicione.

L’immagine architettonica attuale di Palazzo de Franchi a Genova pone in evidenza una stratificazione morfologica realizzata nel corso dei secoli, che sotto molti aspetti riflette il divenire storico e culturale di buona parte del centro storico genovese.

I pochi documenti ritrovati riguardano un capitolato, stipulato il 21 dicembre 1565 fra Bernardino Cantone e il nobile Agostino de Franchi per il completamento di una casa posta nella contrada di questa famiglia.

L’atto è uno scarcium perfectionis di edificio preesistente con le strutture grezze. L’elenco dei lavori, a partire dall’ultimo piano riguarda intonaci, stuccature, pavimenti, cornici, camini e servizi di ogni genere; la qualità di essi e i materiali sono precisati da riferimenti ad altri edifici contemporanei come i palazzi di Gerolamo de Franchi, Nicolò de Marini, e in particolar modo di Nicolosio Lomellino.

Un restauro fortemente conservativo a volte può portare anche alla decisione saggia di posticipare al futuro una eventuale valorizzazione delle tracce storiche, qualora i mezzi non siano sufficienti per poter effettuare un intervento adeguato sotto tutti i punti di vista, assicurandone però la conservazione con tutti i mezzi possibili.

L’attuale retro del Palazzo (quello cioè che prospetta il vicolo verso la torre delle Vigne) mostra, ancora oggi, arcate, trifore e un bellissimo ma molto mutilato sovraporta della scuola dei Gagini che raffigura S.Giorgio e il drago.

Il fronte su piazza Postavecchia si presenta liscio e compatto, con finestrature a intervalli regolari, gerarchizzate a seconda del livello e con un cornicione aggettante sagomato. Un bel portale marmoreo, composto da colonne sormontate da architrave lavorato di gusto Cinquecentesco è posto nella parte centrale del prospetto.

«Sotto il profilo decorativo, la facciata, a prima vista, si presenta nuda’ossia priva di finiture pittoriche. Tuttavia, una più attenta osservazione mette in risalto molti brani decorativi ormai quasi cancellati dall’usura del tempo (nei sottofinestra e nel cornicione), e laddove è scomparsa qualsiasi traccia di colore, sono rilevabili le incisioni preparatorie eseguite sull’intonaco. Piero Boccardo nella ‘Testimonianza per le facciate perdute’ del testo ‘Genua Picta’ riconosce come perduto il prospetto del palazzo di Agostino de Franchi a cui forse fa riferimento il disegno della Staatsgalerie di Stoccarda, prospetto attribuito, almeno per la fase di realizzazione iniziale, a Giovanbattista Castello detto il Bergamasco. Di tale attribuzione esiste ancora una probabile traccia in un lacerto nell’angolo sinistro a livello del mezzanino della penultima finestra, ove una mancanza dello strato di sacrificio superne porta alla luce tratti visibili. Ciò induce a ritenere che sul prospetto iniziale di matrice tardo Cinquecentesca sia stato aggiunto in epoca successiva (forse nel tardo Settecento) un ulteriore strato di arenino affrescato secondo il gusto dell’epoca».

Questo è quanto scrivevano i restauratori prima di allestire il cantiere e questo è quanto sostanzialmente è stato ritrovato durante il cantiere stesso. L’intervento sviluppato si è concentrato sul prospetto principale antistante piazza Postavecchia con interventi sugli intonaci, sul portale marmoreo e sugli altri elementi artistici presenti. Nella presente scheda vengono dettagliati gli interventi sugli intonaci.

Dato lo stato precario di una parte dell’intonaco (circa un 10 %, nella parte basamentale del prospetto sino al davanzale del primo livello di finestre), ne è stata effettuata la rimozione manuale con picche di ridotta dimensione o a con punta media e mazzetta.

Il degrado

I fenomeni di degrado riscontrabili sulla superficie dell’intonaco consistevano in:

  • depositi diffusi, talora anche consistenti
  • distacchi
  • disgregazione
  • efflorescenze saline

Gli interventi effettuati

Dato lo stato precario di una parte dell’intonaco (circa un 10%, nella parte basamentale del prospetto sino al davanzale del primo livello di finestre), ne è stata effettuata la rimozione manuale con picche di ridotta dimensione o a con punta media e mazzetta.

Per tale operazione sono stati presi tutti gli accorgimenti possibili di modo che non venisse arrecato alcun danno alle altre parti di intonaco che non dovevano essere rimosse. A seguito di tale operazione si è effettuato lavaggio sino a rifiuto per togliere residui di polvere dalla muratura. 

Le rimozioni in un cantiere di restauro devono sempre essere ridotte al minimo e devono essere eseguite nel modo più sicuro che garantisca la piena conservazione di tutto ciò che non deve essere rimosso.

Interventi sull’intonaco cinquecentesco

È stata poi effettuata una spazzolatura della restante parte di superficie del prospetto con spazzole di saggina; una descialbatura è stata poi eseguita meccanicamente a mezzo di idonea attrezzatura (a seconda dei casi si è usato il bisturi o spazzole e spatoline) dei tratti ancora interessati da strati superficiali inibenti i successivi cicli applicativi.

Un successivo lavaggio delle parti trattate è stato ottenuto a mezzo di acqua senza pressione (acqua percolante), in modo da preparare la superficie al successivo ciclo operativo.

A superficie asciutta, è stato poi eseguito un consolidamento corticale mediante applicazione su tutta la superficie di silicati di potassio (diluiti con un rapporto 1 a 3) e stesi a pennello.

Successivamente è stata fatta una sigillatura delle fessurazioni superficiali con una maltina a base di calce applicata a cazzuola e successivamente spugnata in superficie per eliminare «fuori bordo», sormonti e incongruenze di complanarità al fondo.

Un consolidamento di profondità, in presenza di borse e/o distacchi dal supporto, è stato eseguito a mezzo di opportune infiltrazioni di maltine di calce idraulica veicolata con agenti reologici per la migliore costipazione negli interstizi.

In presenza di lesioni profonde, queste sono state ripulite sino alla profondità necessaria e successivamente riempite con malta modellabile della Cepro 500. Infine è stata eseguita la stuccatura di vaiolature e piccole mancanze, con l’impiego di materiali a base di calce e con aggregati di granulometria analoga a quelli presenti nelle porzioni di intonaco storico.

Interventi in corrispondenza di estese mancanze d’intonaco

Nei tratti dove l’intonaco settecentesco era mancante o dove è stato demolito il più recente intonaco cementizio le operazioni che si sono effettuate sono state:

  • esecuzione, a seconda dei casi anche a più riprese, di uno strato di spessore adeguato con finalità di «raddrizzatura»
  • stesura finale di uno strato di arenino con finitura analoga all’esistente, costituita da malta a base di calce idraulica naturale.

Interventi nell’area del sottocornicione

Nell’area del cornicione e in quella immediatamente al di sotto, era presente la maggior parte di tracce della decorazione più tarda. Le operazioni in questo caso sono state le seguenti:

  • verifica complessiva della consistenza e successiva pulitura completa degli elementi sagomati mediante applicazione a pennello o tamponi di soluzione satura di ammonio carbonato in acqua demineralizzata
  • sigillatura delle fessurazioni superficiali a mezzo di maltina a base di calce applicata a cazzuola e successivamente spugnata in superficie per eliminare sormonti e incongruenze di complanarità al fondo.

In particolare nelle porzioni dove erano presenti tracce, incisioni o campiture pittoriche è stato anche eseguito:

  • consolidamento corticale mediante applicazione di opportuno consolidante definite in quanto a natura e diluizione sulla base di mirate campionature
  • riadesione delle scaglie di pellicola pittorica con microiniezioni di resina acrilica in soluzione acquosa
  • consolidamento di profondità con iniezioni di maltina adesiva liquida a base di calce priva di sali previa iniezione di soluzione alcolica per pulitura cavità e saturazione porosità
  • stuccatura di lesioni con maltina a base di calce Lafarge o grassello di calce e inerte fine con curva granulometrica affine a quella dell’intonaco storico
  • esecuzione di integrazioni pittoriche su fondo già preparato, questo compreso, nelle porzioni ove sono presenti le incisioni di affresco, con materiali a base calce pigmentata o, in alternativa, silicati minerali pigmentati.

Nelle porzioni ove non sono presenti tracce pittoriche si è effettuata una velatura con applicazione di materiali pigmentati, a effetto velato, stesi a pennello in congruo numero di riprese, previa adeguata diluizione in funzione dell’assorbimento del supporto, compresa la preparazione dei materiali e la formazione di appropriata campionatura, esclusa l’applicazione su superfici affrescate, mediante tinta a calce convenientemente diluita con latte di calce o silicato minerale.

Sotto il profilo decorativo, la facciata, si presenta priva di finiture pittoriche. Tuttavia, una più attenta osservazione mette in risalto molti brani decorativi ormai quasi cancellati dall’usura del tempo e laddove è scomparsa qualsiasi traccia di colore, sono rilevabili le incisioni preparatorie eseguite sull’intonaco.

Intervento sul cornicione

Gli interventi nell’area del cornicione sono stati i seguenti:

  • consolidamento corticale mediante applicazione di opportuno consolidante
  • riadesione delle scaglie di pellicola pittorica con microiniezioni di resina acrilica in soluzione acquosa
  • consolidamento di profondità con iniezione di maltina adesiva liquida a base di calce priva di sali previa iniezione di soluzione alcolica per pulitura della cavità e saturazione della porosità
  • stuccature di lesioni e soluzioni di continuità dell’intonaco con maltina a base di calce Lafarge o grassello di calce e aggregato
  • integrazione pittorica delle abrasioni alla pellicola pittorica con silicato applicato con la tecnica della velatura sottotono.

Chi ha fatto Cosa

Settori operativi: l’oggetto dell’intervento di restauro descritto in questa scheda è l’attuale facciata principale del Palazzo De Franchi in piazza Postavecchia a Genova
Progettazione, Direzione lavori e direzione artistica: Paolo Cardo
Impresa esecutrice: Cre Arte snc
Direzione tecnica dell’impresa: Orlando Lastrico
Restauratori: Orlando Lastrico e Luca Taccia
Sorveglianza Soprintendenza: Arch. Carla Arcolao

Riflessioni a margine dell’esperienza di cantiere

Nel caso descritto la caduta e in parte la rimozione dell’intonaco fortemente ammalorato ha messo in evidenza la superficie decorata della facciata del XVI secolo. Tale intonaco mostrava ampie porzioni decorate in cui era ancora possibile individuare colori e apparati figurativi.

Le diffuse piccole mancanze dovute ad azioni di picchettatura della superficie avevano permesso una buona adesione tra questo strato e quello soprastante, adesione che poi nel tempo si è allentata con distacchi e con perdita dello strato più superficiale.

Si è molto discusso in fase di cantiere in merito alle linee di intervento da tenere: da un lato la bellezza dell’intonaco cinquecentesco portava a una decisione di conservazione e valorizzazione dello stesso lasciandolo a vista con le opportune operazioni di fissaggio e di limitata integrazione, dall’altro, però, l’incidenza economica di un tale intervento faceva propendere per un fissaggio e consolidamento del più antico intonaco decorato e poi una sua conservazione legata alla stesura di un nuovo strato di intonaco di calce compatibile con quello sottostante da porre sopra di esso.

Quest’ultima soluzione è stata quella adottata e di conseguenza, al momento, sono conservate tutte le tracce delle varie fasi decorative della facciata ma quella che è visibile è solo quella relativa al XVIII secolo, mentre quella cinquecentesca risulta essere protetta da uno strato di intonaco a base di calce.

Un restauro fortemente conservativo a volte può portare anche alla decisione saggia di posticipare al futuro una eventuale valorizzazione delle tracce storiche, qualora i mezzi non siano sufficienti per poter effettuare un intervento adeguato sotto tutti i punti di vista, assicurandone però la conservazione con tutti i mezzi possibili.

Ciò che traspare oggi, dunque, a restauro ultimato, è la facciata del XVIII; dell’intonaco settecentesco si è scelto di lasciare a vista, fissandole e proteggendole, le tracce superstiti della decorazione senza riproporre le porzioni mancanti ma lasciando alla velatura di colore il compito di armonizzare ciò che è storico e ciò che è stato integrato in quest’ultimo restauro.

di Luca Taccia, restauratore e
Daniela Pittaluga, Ssbap, già Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti, Università di Genova

Per saperne di più

Boccardo Pietro, Genua Picta: Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte. Genova, Commenda di S.Giovanni di Prè, 15 aprile-15 giugno 1982, Genova, ed. Sagep.

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