Ance | Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni

Paolo Buzzetti: «con investimenti e riduzione delle tasse il prossimo anno si torna a crescere»

Curato dalla Direzione affari economici e Centro studi dell’Ance, è stato presentato a Roma lo studio congiunturale sul 2015. Per i costruttori, provvedendo ad un taglio alle imposte sulla casa e incentivando il risparmio energetico e l’affitto, il mercato immobiliare tornerebbe a crescere a due cifre. Con un investimento di 10 miliardi spendibili il prossimo anno si avrebbe un effetto di due punti di pil e 170mila nuovi occupati in più.

Lo scenario futuro delle costruzioni, in particolare il 2016, per gli imprenditori associati all’Ance >> si presenta come… Giano bifronte. Infatti, in occasione della presentazione dell’Osservatorio congiunturale sul 2015, Paolo Buzzetti e Rudy Girardi, rispettivamente ai vertici dell’Associazione dei costruttori e di Federcostruzioni >>, hanno presentato due scenari del comparto per il prossimo anno: uno caratterizzato dalla mancanza di provvedimenti, con un ulteriore -0,5% oltre al già -1,3% considerato per l’anno in corso; il secondo scenario invece considera la situazione innovata da scelte e provvedimenti governativi mirati.

Paolo Buzzetti | Presidente Ance
Paolo Buzzetti | Presidente Ance

Partiamo però da un sentore manifestato dai costruttori: dopo anni di crisi caratterizzati da segni totalmente negativi, la ripresa per l’intera filiera delle costruzioni sarà certamente difficoltosa ma può essere possibile. Dice il presidente dell’Ance Buzzetti che «ci vogliono investimenti per far ripartire il motore di crescita, ma non solo: bisogna accompagnarli con un intervento riduttivo della tassazione sulla casa. Al Governo chiediamo di effettuare un investimento di 10 miliardi, da utilizzare nel prossimo anno, con il benefico effetto economico di due punti di pil in più e con la possibilità di dare lavoro a più di 170mila unità».

Rudy Girardi | Presidente Federcostruzioni
Rudy Girardi | Presidente Federcostruzioni

Così facendo, si passerebbe da un calo stimato allo 0,5% ad una crescita del 3,2%, sempre che agli interventi infrastrutturali si accompagnino provvedimenti necessari, quali la proroga degli incentivi fiscali per la riqualificazione degli immobili (vale a dire 50-65%) e la detassazione degli acquisti di nuove case ad elevata efficienza energetica.

I problemi irrisolti. Alcuni problemi, secondo l’Ance, permangono:
L’accesso al credito per le imprese continua a rimanere problematico: nei primi tre mesi dell’anno i finanziamenti per investimenti in edilizia residenziale in Italia hanno continuato a diminuire di un ulteriore 12% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un crollo totale in sette anni (2007-2014) di oltre il 70%. Per quanto concerne il settore non residenziale, sia lo scorso anno sia nei primi tre mesi del 2015 le erogazioni per investimenti sono aumentate. Nel 2014 l’aumento è stato del 6,7% rispetto al 2013 e nei primi tre mesi di quest’anno l’incremento è del 126% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Ritardi dei pagamenti della pa nei lavori pubblici. Anche per quest’anno il problema dei ritardi di pagamento alle imprese continua a penalizzare tutto il comparto delle costruzioni. Secondo la ricerca realizzata dall’Ance presso le imprese associate, nel primo semestre di quest’anno il 78% delle imprese denuncia ritardi nei pagamenti della pa. Nei lavori pubblici continua la tendenza al lento miglioramento ma, nonostante questi miglioramenti, i tempi medi di pagamento rimangono elevati rispetto agli standard europei: mediamente le imprese che realizzano lavori pubblici continuano ad essere pagate dopo 177 giorni, contro i 60 giorni previsti dalla normativa comunitaria. Il volume dei ritardi è estremamente consistente e i costruttori Ance stimano in 8 miliardi di euro l’importo dei ritardi di pagamento alle imprese che realizzano lavori pubblici.

Split payment. In un contesto già compromesso dalla diffusione e dal reiterarsi del fenomeno dei ritardi di pagamento nei lavori pubblici, ad aggravare ulteriormente le difficoltà finanziarie delle imprese è lo split payment (entrato in vigore a partire dal 1° gennaio di quest’anno), provvedimento che peggiora fortemente l’equilibrio finanziario delle imprese che operano nel settore in Italia. Per le imprese che realizzano lavori pubblici già fisiologicamente a credito Iva la somma impone un effetto finanziario ancora più grave. Per l’Ance l’ulteriore perdita di liquidità per le imprese, derivante dal versamento dell’Iva direttamente da parte della pa, risulta pari a 1,3 miliardi di euro all’anno. Il provvedimento split payment rappresenta quindi un passo indietro rispetto all’attenzione dimostrata negli ultimi anni sul tema della liquidità delle imprese e dei pagamenti della pa.cantiere-operai-620x350

Calo di risorse per nuove infrastrutture. Nonostante le affermazioni e l’attenzione che il Governo sta ponendo alla necessità di sostenere la realizzazione di opere pubbliche utili, nel bilancio statale per l’anno in corso non è stato trovato lo spazio adeguato a favore delle spese in conto capitale (nell’ambito delle quali sviluppare politiche economiche finalizzate alla crescita). Il bilancio dello Stato continua a privilegiare la spesa corrente rispetto a quella per gli investimenti in conto capitale. Quest’anno gli stanziamenti per spese correnti, al netto degli interessi, registrano (sul 2014) un incremento dell’8,4% in termini reali, quantificabile in 36,8 miliardi di euro di spesa aggiuntiva, a fronte di un andamento degli stanziamenti per spese in conto capitale costante con un incremento dello 0,5%, quantificabile in 203 milioni di euro. In questo contesto, le risorse iscritte nel bilancio dello Stato destinate a nuovi investimenti in infrastrutture nel corso dell’anno registrano una riduzione dell’8,5% in termini reali rispetto all’anno precedente. La manovra, come già in passato l’Ance si era espressa, dispone finanziamenti aggiuntivi nel 2015 che risultano compensati per buona parte da contestuali definanziamenti di ulteriori interventi. Questo contesto di politica economica continua a penalizzare le risorse per nuove infrastrutture.

Il decreto legge Sblocca Italia mostra forti limiti dovuti al profilo temporale troppo lungo delle risorse stanziate: infatti, l’88% dei 4 miliardi di fondi previsti sarà disponibile solo a partire dal 2017.

Il piano Juncker (piano triennale 2015-2017 da 315 miliardi di euro), annunciato dalla Ue per stimolare gli investimenti a livello europeo, difficilmente potrà determinare un aumento importante degli investimenti, in considerazione della tempistica prevista e del significativo coinvolgimento di risorse private su cui si basa il programma.

Le iniziative in materia di esclusione delle risorse destinate ad investimenti dal patto di stabilità interno e dal patto di stabilità e crescita europeo adottate a livello nazionale (ed europeo) sono state sino ad oggi deludenti.

Segnali di ripresa. I segnali di ripresa sono ancora tiepidi, e per segnali si intendono:

  • l’aumento dei mutui erogati ai nuclei familiari per l’acquisto di case che, nel solo primo trimestre di quest’anno, ha raggiunto quota +35%
  • la crescita dei bandi di gara per le opere pubbliche con importi, nei primi cinque mesi dell’anno, che si attestano al +22,6%
  • la ripresa delle compravendite immobiliari
  • il primo aumento dei fondi per le infrastrutture dopo i tagli nel Documento economico finanziario.

dissesto idrogeologico

Secondo scenario. È qui che si fa largo il secondo scenario prospettato dall’Ance, con il Governo che interviene nella spesa (e con stati di avanzamento lavori in cantiere) con almeno il 20% delle risorse annunciate, ovvero 4 miliari su 20. A questo impegno andrebbe aggiunto quello della riduzione delle tassazioni sulla proprietà immobiliare, che in questi anni ha avuto una crescita del 145%. Poi le riqualificazioni.
Nelle affermazioni espresse dai costruttori vi sono anche dei punti chiave:

  • interventi per contrastare il dissesto idrogeologico del territorio: qui le risorse disponibili ammontano a 3,6 miliardi di euro (2,4 miliardi di risorse già stanziate, a cui si aggiungono 1,2 miliardi relativi al piano stralcio per le città metropolitane)
  • piccole opere subito cantierabili su complessi scolastici: in tema di edilizia scolastica, tra nuove e vecchie risorse, risultano disponibili 4 miliardi di euro, che saranno alla base dei finanziamenti della Programmazione unica nazionale per i tre anni (2015-2017)
  • opere stradali e ferroviarie ormai ritenute indispensabili (su tutte: Brennero, statale jonica, Bari-Napoli, Roma-Latina) e qualche intervento su infrastrutture portuali.

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