Il Museo d’arte popolare si trova nel campus dell’Accademia Cinese di Belle Arti, a Hangzhou, grande città alla foce del fiume Qiatang, a due ore da Shanghai, che fu nell’antichità capitale del regno di Wuyue, governato dalla dinastia Qian.
L’Accademia, fondata nel 1928, ha dipartimenti prestigiosi, come quello di calligrafia, di pittura a inchiostro, tradizionale e di paesaggio; vi si combinano le discipline tecniche e culturali moderne con quelle artistiche tradizionali.
La frequentano circa 7.000 studenti. Kengo Kuma ha collocato il museo, un edificio di circa 5.000 metri quadrati, in un sito che era una volta un campo di thè. Ora vi si è formata una collina e la costruzione si adatta alle sue pendenze, affrontando le complessità topografiche in modo da integrarsi mimeticamente tra i dislivelli del pendio e impostandosi su una parcellizzazione del terreno, che divide un parallelogramma di base, secondo moduli geometrici.
Conseguentemente, i moduli costruttivi che la costituiscono, ciascuno con un piccolo tetto individuale, creano un insieme che riproduce l’immagine di un villaggio, distinguibile visivamente proprio per l’estensione dei tetti di coppi.
Le pareti esterne sono rivestite da schermi fatti di elementi laterizi, piastrelle e coppi, appesi su una rete di fili di acciaio inox a maglie romboidali, funzionali a schermare verso l’interno la diffusione della luce solare.
Sia per lo schermo che per il tetto sono state utilizzati vecchi coppi, tutti di dimensioni diverse, recuperati da case locali; creando così un connubio architettonico con il contesto e l’ambiente naturale. I tetti spioventi, i materiali naturali e la suddivisione in distinte parti costruttive, come fossero piccole case legate tra loro, rendono appunto evidente il riferimento al villaggio tradizionale. I collegamenti interni sono integrati tra i vari livelli da scale in legno e rampe in pietra.
L’autore, architetto giapponese di Yokohama, nato nel 1954, laureato all’università di Tokyo, già insegnante a New York, è ora professore presso la facoltà di scienze e tecnologie dell’Università Keio di Tokyo.
La sua attività si distingue nel rappresentare una tendenza che non rinnega, ma rilegge il passato e la tradizione. Tale rivalutazione è impostata su tecnologie costruttive moderne e soprattutto mostra l’attenzione al contesto e alla sua identità, sviluppando un razionalismo fondato sul recupero delle tipologie, dei materiali, delle artigianalità, delle semplicità tecnologiche.
È infatti anche appropriato definire razionaliste le sue opere, pur se fatte di forme che non riproducono le schematiche composizioni del funzionalismo; poiché egli imposta ogni suo progetto e in particolare questo Museo di Arte popolare, non su casualità, o su morfologie organiche, ma su canoni scientifici, su regolari modularità geometriche; inoltre sull’uso di materiali scelti, non secondo i dettami della moda del momento, ma in base ai requisiti di funzionalità e sostenibilità, che il loro impiego nella tradizione costruttiva ha confermato come massimamente affidabili e espressivi dell’idea architettonica che il progetto vuole affermare.
Proprio i coppi in cotto del Museo di arte popolare, per il loro essere stati con così tanta facilità riutilizzati e riadattati a diversi scopi, dimostrano la lunga durata del «ciclo di vita» di questo materiale, la sua facile applicabilità, l’eleganza e l’efficacia del suo manifestarsi, anche da «usato»; soprattutto il suo essere tra i materiali più chiaramente classificabili come naturali e integrabili nel contesto ambientale.
Chi ha fatto Cosa
Oggetto Museo d’arte popolare
Località Hangzhou, China
Committente Accademia Cinese di Belle Arti
Progetto architettonico Kengo Kuma & Associates
Progetto strutturale Konishi Structural Engineers
Progetto esecutivo P.T. Morimura & Associates
Cronologia 2009 – 2015
Superficie 4.970 mq
Fotografie Eiichi Kano
Roberto Gamba, achitetto libero professionista
Qui il dettaglio costruttivo