Regione Umbria | Terre e rocce da scavo

Procedure snelle per il riuso degli inerti

Terre e rocce da scavo non superiori a 6mila metri cubi potranno essere riutilizzate attraverso una procedura di autocertificazione sottoscritta dai progettisti senza dover seguire la più complessa normativa nazionale applicata ai grandi appalti.

La Regione Umbria ha dato il via a una normativa per semplificare le procedure di riutilizzo dei materiali inerti ai piccoli cantieri edili: questo è lo scopo del dgr n. 461 del 20 maggio 2013, coniugare le esigenze delle imprese e garantire la massima tutela ambientale nell’esecuzione delle opere.

Così, terre e rocce da scavo che non superino i 6mila metri cubi di volume potranno essere riutilizzate attraverso una procedura di autocertificazione sottoscritta dai progettisti, senza dover seguire la più complessa normativa nazionale applicata ai grandi appalti.
Con questa normativa si viene a colmare una mancanza del decreto nazionale 161/2012. La Giunta regionale dell’Umbria è pronta ad approvare questo nuovo regolamento che coniughi le esigenze delle piccole e medie imprese del settore con l’obiettivo di garantire la massima tutela ambientale nell’esecuzione di opere sia pubbliche sia private.
Il provvedimento della Giunta regionale è stato illustrato al tavolo delle costruzioni, che riunisce rappresentanti delle imprese del settore, degli Ordini e Collegi professionali, delle organizzazioni sindacali di categoria. Sono state così affrontate le criticità emerse dopo l’approvazione della nuova disciplina ministeriale (dm 161/2012), di difficile applicabilità alle piccole movimentazioni di terreno, che sono quelle che attengono maggiormente i lavori di competenza delle piccole imprese.
L’Umbria, insieme a Friuli, Provincia di Trento, Veneto, Liguria e Valle d’Aosta, è la sesta regione ad avere una propria regolamentazione specifica. La giunta ha predisposto semplificazioni per i lavori di pronto intervento, per le attività di sistemazione delle aree di pertinenza (riferibili ai microcantieri e ai piccoli lavori di manutenzione edile) e per le opere dei cantieri di piccola dimensione. Segnaliamo tuttavia che molti di queste norme sono già state impugnate dal Ministero che difende l’esclusività dello Stato in materia ambientale.

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