Punto di Vista | Mario Pagani, responsabile Dipartimento politiche industriali Cna

Pmi e Manifattura 4.0

La scommessa Manifattura 4.0 è più abbordabile per la media e grande impresa ma per la piccola impresa questo passaggio sarà più faticoso. Prioritarie sono le azioni tese a promuovere un ambiente favorevole affrontando il tema delle infrastrutture: la disponibilità della banda ultralarge è il presupposto indispensabile per lo sviluppo di attività coerenti con Industria 4.0.
Mario Pagani, responsabile Dipartimento politiche industriali Cna

Il manifatturiero italiano riveste un ruolo rilevante, tanto in termini economici, quanto in termini sociali, per il sistema Paese. Secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2014, sono 396mila le imprese del settore, che danno lavoro direttamente a 3,8 milioni di persone, il che significa che con l’indotto si superano 7,5 milioni di addetti (ogni posto di lavoro ne genera almeno il doppio in attività accessorie e collaterali).

L’Italia è il secondo paese manifatturiero industriale in Europa. Sempre nel 2014, il valore aggiunto generato direttamente dal settore manifatturiero italiano è stato di 244 miliardi di euro, pari al 31,7% del totale, mentre la Germania è al 33,9%.
In Italia, peraltro, parlare di manifattura equivale a parlare di artigianato e piccole imprese, il 66,1% delle imprese manifatturiere sono artigiane, l’82,9% delle imprese sono micro (fino a 10 addetti).

La scommessa Manifattura 4.0 è oggettivamente più abbordabile per la media e grande industria, ma per la piccola impresa nel suo complesso questo passaggio sarà più faticoso. La quarta rivoluzione industriale ha, infatti, nella complessità l’aspetto che più la rende diversa dalle precedenti.

Non più una sola tecnologia abilitante (la macchina a vapore, l’energia elettrica…), ma un insieme di tecnologie abilitanti che si aggregano in modo sistemico grazie ad internet. Robot collaborativi, stampanti 3d, realtà aumentata, simulazioni tra macchine interconnesse, integrazione delle informazioni, comunicazioni multidirezionali, gestione e analisi dati, sicurezza delle operazioni in rete…
Di fronte a questo scenario, riteniamo fondamentale lavorare per coinvolgere l’enorme potenziale economico rappresentato dal mondo della piccola impresa.

Il Piano nazionale Industria 4.0, cui ha contribuito in modo determinante l’indagine condotta dalla commissione Attività produttive della Camera condotta lo scorso anno, e le conseguenti iniziative contenute nella legge di Bilancio 2017 (conferma del super ammortamento, introduzione dell’iper ammortamento, rafforzamento del credito d’imposta sulla ricerca e il rinnovo ed il potenziamento della nuova Sabatini) rappresentano un buon kit di attrezzi per sostenere questo cambiamento.

Certo, manca ancora qualcosa che consenta di avvicinare a questo tema il grosso del nostro tessuto imprenditoriale, ovvero le micro e piccole imprese, oltre il 98% delle nostre imprese.
Ci manca il passaggio a quello che Cna ha definito «Impresa 4.0». Siamo consapevoli che questi processi non partono dalle piccole imprese, dobbiamo però trovare modalità e strumenti per coinvolgere la maggior parte di esse.

Prioritarie sono, a nostro avviso, azioni finalizzate a promuovere un «ambiente favorevole», affrontando innanzitutto il tema delle infrastrutture. Le piccole imprese operano spesso in aree sprovviste di infrastrutture adeguate: la disponibilità della banda ultralarga nelle aree a più elevata concentrazione di attività economiche è il presupposto indispensabile per lo sviluppo di attività coerenti con Industria 4.0.
Ma occorre lavorare anche sulle imprese, ed è su questo aspetto che Cna ha deciso di impegnarsi, consapevoli che il cambiamento più grande che le piccole imprese devono affrontare è rappresentato dalla capacità di definire e di sviluppare strategie adeguate, ed intervenire tanto sui processi, quanto sull’organizzazione.

Mario Pagani, responsabile Dipartimento politiche industriali Cna

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