Punti di Vista | Edoardo Bianchi, Vicepresidente Ance

Pnrr: quali regole?

Edoardo Bianchi: "... è il momento di far funzionare il mercato, sfrondando il campo da tutti i tatticismi e semplificando il più possibile senza tagliare sulla pubblicità (in termini di conoscibilità) delle procedure di gara".
Edoardo Bianchi | Vicepresidente Ance.

Il Pnrr è salpato e ora è al vaglio del decisore europeo. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere come le previsioni del Recovery Plan potranno accompagnare la rinascita del nostro Paese che dipende principalmente dalla nostra capacità di far atterrare le risorse che l’Europa ci mette a disposizione e che stiamo aspettando come manna dal cielo.

La variabile tempo è fondamentale, ne abbiamo sempre meno a disposizione, concentriamoci sulle priorità.

A partire dal dl Sbloccantieri abbiamo assistito a una deregulation piuttosto che a una semplificazione e progressivamente con i DL Semplificazioni 1 e 2 (in fase di conversione) questa volontà ha trovato sempre maggiore attuazione.

Prendiamo ad esempio “l’istituto della Procedura Negoziata”: in tempi ordinari era utilizzabile solo fino a € 1.000.000, la riduzione degli invitati e le forme ristrette di pubblicità la posizionavano come “strumento eccezionale”.

Oggi la procedura negoziata è stata esplosa per ogni tipologia di gara con ulteriore riduzione del numero di invitati e compressione della pubblicità (in termini di conoscibilità) dell’avviso di gara.

Graverà su i Rup l’incombenza di operare scelte selettive nell’individuazione delle imprese da invitare alla singola gara; siamo certi che tra qualche tempo qualcuno non intenda chiedere al (povero) Rup le motivazioni di quella scelta?

Non era forse meglio non fare trascorrere infruttuosamente il lungo tempo dallo Sblocca cantieri (estate 2019) a oggi individuando e declinando nello specifico criteri (tipo la rotazione) che avrebbero dovuto disciplinare le regole d’ingaggio per gli inviti? Evidenziamo un ulteriore vulnus rispetto a quello della pubblicità che è individuabile nel gigantismo degli importi dei bandi di gara.

Sotto un profilo quantitativo è bene evidenziare che attualmente vi sono due provvedimenti d’individuazione di opere e nomina di commissari che prevedono l’atterraggio di € 100 miliardi per circa 101 opere.

Avremmo un controvalore medio per opera di circa € 1 mld! Vi è da chiedersi se abbiamo un numero così ampio di imprese (100) che sono in grado di realizzare opere così complesse in 3-4 anni? Non solo.

Mentre alcune opere sono connotate da un’intrinseca unicità, si pensi al “Ponte sullo stretto” o alla “Metropolitana C di Roma” oppure “all’Acquedotto del Peschiera” per altre invece non vi è alcuna utilità per un loro accorpamento che sarebbe esclusivamente artificioso.

Basti pensare alla manutenzione della E45 (Orte – Ravenna) dove si dovrebbe intervenire sul percorso già esistente con profondi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dopo anni di incuria causa mancanza di finanziamenti. Analogo discorso varrebbe per viabilità dei “Due mari (Fano – Grosseto)”.

In questi due ultimi casi la scelta di mandare in gara lotti unici da circa € 700/800 milioni di euro avrebbe come finalità solo quella di aggirare la concorrenza consegnando definitivamente il sistema infrastrutture del Paese a uno, massimo, due player.

Anche le previsioni contenute nella “Missione 3” del Pnrr vanno in questa direzione perché riguardano opere prevalentemente ferroviarie per un controvalore di circa € 30 mld. Quanto precede per tacere del mancato rispetto delle previsioni europee contenute nello ”Small business act”.

La stragrande maggioranza delle imprese italiane non potrebbero più concorrere a meno che per loro non venisse ipotizzato un futuro da “subappaltatori” al servizio di qualche fortunato prescelto. Lo ribadiamo, laddove le opere sono suddivisibili in lotti e riguardano interventi manutentivi o d’implementazione delle infrastrutture esistenti è nell’interesse del Paese che non ci siano sciagurati accorpamenti.

Non chiediamo la creazione di aree protette per alcuno, ma che le migliori qualità dei vari segmenti imprenditoriali possano essere utilizzate per eseguire bene e nei tempi le opere previste nel Pnrr. È innegabile infatti che dopo tanti anni di abbandono, questo settore sembra essere stato rimesso al centro della politica economica italiana, grazie al Recovery; lo si faccia consentendo ad ogni opera di avere il suo naturale esecutore.

È dunque il momento di far funzionare il mercato, sfrondando il campo da tutti i tatticismi e semplificando il più possibile senza tagliare sulla pubblicità (in termini di conoscibilità) delle procedure di gara.

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