Punti di Vista | Bruno Gabbiani, presidente Ala Assoarchitetti

Professioni tecniche: costi, contenuti, qualità e prezzo delle prestazioni, un nodo che non può più attendere soluzione

«Il mondo delle professioni d’architetto e d’ingegnere deve fare squadra per contribuire a tracciare un quadro di riferimento che favorisca l’alta qualità di un prodotto che è di pubblico e primario interesse per i cittadini, le imprese di costruzione, per tutti i giovani e meno giovani laureati, la cui formazione è tanto costata alle famiglie e al Paese».
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti

Se ce ne fosse ancora stato bisogno, il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella non ha perduto l’occasione, intervenendo al recente Congresso nazionale degli ingegneri, di dichiarare che «indietro non si torna» e che le tariffe non saranno ripristinate. Questa speranza, che sempre più si rivela un’illusione, è invece ancora radicata nel mondo delle professioni, dove molti sperano che sia ancora la legge a ripristinare quelle tariffe minime, che peraltro la prassi da decenni aveva reso pletoriche, in quanto per lo più disapplicate.

Ala ha pubblicamente e a più riprese sostenuto che il sistema delle tariffe di per sé non era equo, in quanto era fondato sul presupposto che le prestazioni fornite fossero certificate come provviste di un’alta qualità standard, attraverso un efficace controllo degli Ordini, che nei fatti s’è andato invece, per molte ragioni anche esterne, sempre più affievolendo. Ora che l’opinione pubblica le ritiene contrarie all’interesse dei cittadini, le tariffe sono politicamente irrecuperabili.

È peraltro evidente che anche l’equa remunerazione delle prestazioni d’architettura e d’ingegneria è un problema di pubblico interesse:

  1. perché la qualità delle prestazioni per le opere pubbliche e private determina la qualità delle trasformazioni del territorio, del paesaggio e in definitiva la qualità della vita;
  2. perché adeguate remunerazioni consentono lo sviluppo di un settore ad alto livello di contenuti intellettuali e tecnici, senza il quale il Paese è destinato ad abbandonare le sue ambizioni di grande potenza economica e a cancellare gli echi della sua mitica leadership nel design;
  3. perché un mondo della progettazione dinamico trascina l’industria delle costruzioni, con tutti i relativi riflessi d’investimenti, occupazione e progresso tecnologico.

Del resto il nuovo (e sempre mutante) Codice degli appalti, per avviare il riordino virtuoso di questo settore ha iniziato con il rimuovere il maggior ostacolo, che è interno all’apparato ed è rappresentato dalla finzione burocratica, secondo la quale il progetto delle opere pubbliche, redatto in house dagli uffici tecnici della pubblica amministrazione, garantirebbe la qualità del prodotto e consistenti risparmi. Abbiamo invece dimostrato che tali risparmi sono del tutto presunti e anzi fittizi, poiché si trasformano in sprechi, se si sommano la scarsa qualità dei progetti e la contrazione della già insufficiente operatività delle Amministrazioni, per autorizzazioni, programmazione e controllo.

Quanto poi sia nevralgica la precisa determinazione del contenuto dei vari livelli di progettazione e della tipologia delle prestazioni fornite, in relazione alla relativa remunerazione, questa volta è l’Anac che lo afferma nelle Linee guida per l’applicazione del nuovo Codice degli appalti. E lo fa sia per garantire la qualità del progetto, e quindi escludendo implicitamente ma inequivocabilmente i progetti redatti gratis per spirito di «volontariato», quanto per imporre la trasparenza dei bandi di gara e delle conseguenti aggiudicazioni, ai fini d’assolvere la propria funzione anticorruzione.

In tutto questo discorso, non si parla ancora degli incarichi attribuiti dai soggetti privati, un campo nel quale l’abolizione delle tariffe ha determinato un liberismo senza regole, che spinge verso la bassa qualità delle trasformazioni del territorio, a fronte di una complessità normativa, che determina costi professionali sempre più elevati e richiede altrettanto elevate conoscenze, competenze e responsabilità d’asseverazione. In questo settore, la mancanza di parametri di riferimento fornisce ai committenti l’alibi per pattuire, in presunta buona fede, compensi manifestamente insufficienti, approfittando della drammatica sovrabbondanza dell’offerta di servizi professionali.

È allora evidente che il mondo delle professioni d’architetto e d’ingegnere deve fare squadra, per contribuire a tracciare un quadro di riferimento che favorisca l’alta qualità di un prodotto che è di pubblico e primario interesse per i cittadini, le imprese di costruzione, per tutti i giovani e meno giovani laureati, la cui formazione è tanto costata alle famiglie e al Paese.

È quindi necessario che le Associazioni sindacali come Ala, con l’aiuto dell’Inarcassa e della sua Fondazione, in sintonia con Cnappc e Cni, determinino unitariamente i listini dei costi standard di produzione di prestazioni professionali provviste dei requisiti imposti dalla legge, tenendo conto dei costi diretti e accessori, delle remunerazioni del personale e dei rischi d’impresa. Tali costi dovranno essere resi noti agli utenti e alle compagnie d’assicurazione operanti nel ramo della Rc professionale. Gli Ordini dovranno poi vigilare per impedire le forniture di prestazioni sotto costo, che non possono che nascondere aspetti irregolari nel rapporto professionale, quali i comparaggi, la sotto-fatturazione, il lavoro nero, le operazioni di dumping.

di Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

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