In un periodo storico in cui sempre di più si parla di scelte green, è fondamentale che anche le aziende s’impegnino affinché il loro impatto ambientale sia sempre meno influente.
Nella provincia di Bergamo ha di recente fatto sentire la propria voce una medio-piccola realtà industriale italiana che, negli anni, ha investito ingenti risorse per innescare un cambiamento, anche su piccola scala.
Prolam, con sede a Cisano Bergamasco, opera nel settore dell’estrusione di profili di alluminio, nella pressofusione di leghe leggere e nello stampaggio di materiali plastici per molteplici applicazioni. Di recente, ha attivato un impianto fotovoltaico di ultima generazione, che produce il fabbisogno energetico dell’intera produzione, cedendone poi gran parte nella rete elettrica.
Il processo avviene all’interno di uno stabilimento da poco inaugurato, una struttura con bosco verticale che rappresenta a tutto campo i principi della sostenibilità, dell’innovazione e del design e che è collegata a un complesso di edifici che supportano 400 kW di impianti fotovoltaici.
Paolo Cavenati | Titolare Prolam
«Non sono uno scienziato e non aspiro ad esserlo, ma credo sia ovvio che le aziende debbano smettere di creare energia attraverso la combustione fossile.
A prescindere dai motivi, in veste di imprenditore, mi sento in dovere di affermare che dobbiamo cambiare rotta e sfruttare sempre di più le energie alternative, non solo vendendole e proponendole al nostro pubblico, ma iniziando noi stessi ad applicare all’interno del nostro processo produttivo, o di approvvigionamento d’energia, cambiamenti sostanziali. Oggi la produzione green deve essere un must per un’azienda, deve costituire il suo valore aggiunto. Chi compra dovrebbe prendere in considerazione non solo il prezzo, il servizio, la qualità e la tecnologia (elementi assolutamente imprescindibili), ma anche l’identità dell’azienda da cui decide di approvvigionarsi, perché se a fronte di un’ottima resa qualitativa, prezzi competitivi e tecnologie avanzate, l’azienda contribuisce al danneggiamento dell’ambiente in cui tutti viviamo, allora siamo proprio fuori strada».
