Gesso | Restauro

Pulitura e ricostruzione de Le Tre Grazie del Canova

L’intervento di restauro è stato effettuato grazie alla sponsorizzazione di Fassa Bortolo: dopo aver rimosso gli strati di sporco depositato negli anni, sono state portate alla luce le stuccature operate dal Serafin nel tentativo di salvaguardare frammenti non polverizzati.

La scultura oggetto dell’intervento di restauro fa parte di una vasta raccolta di opere scultoree in gesso di Antonio Canova che, alla morte dello scultore, sono state lasciate al suo paese natale, Possagno, e collocate nella Gipsoteca, edificio costruito appositamente per volontà di Giovanni Battista Sartori Canova, fratello ed erede dell’artista.

Dopo i restauri.
Dopo i restauri.

Le operazioni di restauro sono iniziate con la documentazione fotografica dell’opera in generale e, dove risultano evidenti le caratteristiche di degrado, anche nei particolari. Attualmente si stanno svolgendo indagini radiografiche e analisi chimiche per l’individuazione degli elementi di supporto all’interno del complesso scultoreo. Successivamente si è operato eseguendo la pulitura attraverso la rimozione delle polveri con spugne e polveri Wishab, solo dopo aver provveduto all’eliminazione dei depositi di polveri superficiali utilizzando pennelli a setola morbida e microaspiratore. Inoltre, prove preventive di pulitura eseguite con spugne, gomme speciali e acqua demineralizzata hanno determinato una metodologia differenziata a seconda del tipo di sostanze estranee da rimuovere. Visto il buon risultato ottenuto dai test, per la rimozione di depositi incoerenti sono stati adottati i metodi di pulitura che vedono l’utilizzo di spugne e polveri Wishab, per la rimozione di depositi coerenti è stato utilizzato gel polisaccaridico composto di agarosio e Ab57, mentre la rimozione degli eccessi di stuccatura è avvenuta mediante mezzi meccanici manuali (bisturi, spatole a foglia).

Linee che individuano le zone di congiunzione delle diverse parti e macchie che identificano vecchie stuccature.
Linee che individuano le zone di congiunzione delle diverse parti e macchie che identificano vecchie stuccature.

Le aree lesionate o in procinto di distacco sono state riancorate mediante collante vinilico e/o cianoacrilato, quindi è stata eseguita l’integrazione delle piccole lacune mediante l’utilizzo d’impasto composto da gesso di Bologna e colla di coniglio o di polifilla, a seconda dell’effetto materico superficiale che si è voluto ottenere. Per quanto concerne le grandi mancanze, le integrazioni sono state compiute tramite la ricostruzione fuori opera di protesi in gesso realizzate attraverso scansione 3D partendo dal modello originale in marmo. Per fissare le parti ricostruite alla scultura sono stati inseriti degli elementi di ancoraggio in alluminio fissati con resina epossidica. Questo metodo permette una completa reversibilità della ricostruzione in quanto i punti di giuntura non vengono in alcun modo fissati con materiali collanti. È stata quindi eseguita l’equilibratura cromatica della superficie stuccata, sia quella dell’intervento attuale che quelle dei precedenti, mediante l’uso di velature con acquerelli Windsor & Newton. Infine, è stato utilizzato un protettivo a base di cera microcristallina disciolta in White spirit.

Prima dei restauri.
Prima dei restauri.

Conclusioni. L’intervento di restauro effettuato, rimuovendo il sovrapporsi di sporco negli anni depositato, ha portato alla luce le stuccature operate dallo stesso Serafin nel tentativo di salvaguardare frammenti non polverizzati. Questa scultura evidenzia una mancanza delle calotte delle teste con un’accentuata deturpazione del volto della figura di sinistra e mancanze nelle mani come documentato dalla mappatura eseguita prima dell’intervento di restauro. È qui presente l’intervento del Serafin con l’opera di riassemblaggio dei pezzi ritrovati. Non sono, invece, stati ricostruiti quelli mancanti. Oggi risultano evidenti le parti ricostruite grazie alla diversità cromatica del gesso utilizzato nell’intervento di ripristino che ha messo in evidenza un abbassamento dei livelli in modo da permettere l’identificazione restaurativa. Sul gesso non sono presenti i chiodini metallici usati abitualmente dal Canova come punti di riferimento per il riporto delle misure dal gesso originale all’opera lapidea, trattandosi di un calco che lo scultore eseguì per avere un documento importante della produzione delle sue opere.

Dopo i restauri.
Dopo i restauri.

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Fassa Bortolo >>, il gesso e il restauro. Alla base della filosofia Fassa Bortolo c’è l’esigenza di costruire un luogo di vita naturale, in cui l’edificio sia parte integrante dell’ambiente esterno, grazie alla scelta dei materiali da costruzione e di finitura non nocivi e traspiranti. Il gesso è diventato un elemento indispensabile nella cantieristica moderna e si propone come uno dei materiali più naturali del panorama produttivo. Fin dagli anni ‘9O Fassa Bortolo ha impegnato risorse, in particolare in Piemonte, a Moncalvo, in provincia di Asti, dove il livello tecnologico degli impianti ha dato origine a una linea di materiali completa. Le stesse metodologie, tecnologie e know how sono state trasferite anche nella cava di Calliano, nelle colline astigiane, in un moderno stabilimento studiato nei minimi dettagli in cui vengono prodotte le lastre in cartongesso della linea Gypsotech >>. Calce e gesso sono alla base delle opere dei grandi architetti e artisti italiani, come il Canova. Fassa ha perciò deciso di affiancare progettisti e architetti collaborando con le università e le autorità nazionali e locali, per sostenere il restauro e la conservazione del patrimonio architettonico. Due sono i premi internazionali ideati e sostenuti dall’azienda in collaborazione con l’Università degli Studi di Ferrara: il Premio Internazionale di Architettura Sostenibile >> e il Premio Internazionale di Restauro Achitettonico «Domus restauro e conservazione» >>. La condivisione di obiettivi e progetti porta Fassa Bortolo a collaborare con la Fondazione Canova >> di Possagno, nel restauro di alcuni gessi di Antonio Canova, tra cui la celebre «Danzatrice con i cembali» e «Le Tre Grazie». La Fondazione restaura e fa rivivere opere che andrebbero perse per sempre, anche grazie al supporto di Fassa Bortolo, che le valorizza attraverso le più moderne soluzioni tecniche.

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