Guida Pratica | Affresco

Puliture e riadesioni delle decorazioni di facciata

Interventi di conservazione della decorazione di facciata di Salita Santa Caterina a Genova.

L’immobile appartiene alla categoria dei Palazzi dei Rolli, antiche dimore di proprietà della nobiltà genovese, che venivano utilizzate per l’accoglienza di personalità di rilievo in visita alla città.
Gli alloggiamenti pubblici di Genova, infatti, costituiscono un peculiare patrimonio residenziale alberghiero costituito a partire dal 1576 per volere dei Dogi relativamente a residenze private di particolare pregio, che i proprietari mettevano a disposizione della Repubblica per le visite di Stato. Pur trovandosi nel cuore del centro storico, l’immobile di Salita S.Caterina 5 ha il raro privilegio di poter essere ammirato nella sua interezza, avendo il prospetto principale che si affaccia su Piazzetta Rovere.
Ciò ha certamente contribuito alla scelta progettuale, per cui sono stati realizzati i decori in aggetto per meglio sottolineare l’importanza della dimora. Vi sono infatti otto file di bucature, con due piani nobili di cui il principale arricchito da una balconata marmorea in aggetto.

Pur trovandosi nel cuore del centro storico, l’immobile di Salita S.Caterina 5 ha il raro privilegio di poter essere ammirato nella sua interezza, avendo il prospetto principale che si affaccia su Piazzetta Rovere. Ciò ha certamente contribuito alla scelta progettuale, per cui sono stati realizzati i decori in aggetto per meglio sottolineare l’importanza della dimora.
Pur trovandosi nel cuore del centro storico, l’immobile di Salita S.Caterina 5 ha il raro privilegio di poter essere ammirato nella sua interezza, avendo il prospetto principale che si affaccia su Piazzetta Rovere. Ciò ha certamente contribuito alla scelta progettuale, per cui sono stati realizzati i decori in aggetto per meglio sottolineare l’importanza della dimora.

Decorazione di facciata. Come si è detto, vi sono otto file di bucature, ma in realtà solo sette sono visibili dalla piazzetta, in quanto l’ultima a sinistra rimane nascosta dal palazzo prospicente. È stato quindi creato un asse centrale, enfatizzandone i decori, considerando solo la parte visibile dalla piazza.
Sopra la porta finestra del primo piano nobile vi è una cornice sagomata in guisa di cartiglio, oltre a un ferro reggibandiera ancorato alla balconata marmorea.
Nel secondo piano nobile il decoro si differenzia dalle altre finestre per fregi floreali che debordano sul sovrastante marcapiano. Varie sono le tipologie di aggetto a seconda dell’importanza della bucatura da decorare: timpani curvilinei, mistilinei, lineari, mascheroni, foglie e volute, medaglioni e pendenti. I pannelli sottofinestra all’ultimo piano sono caratterizzati da una rigatura verticale.
Questi differiscono da pannello a pannello, segno evidente della loro realizzazione a mano, magari mediante l’uso di frasche di lentisco (come ritrovato in alcuni antichi documenti). Il lavoro di restauro deve tener presente della tipologia e fare in modo da mantenere questa diversità.

I pannelli sottofinestra all’ultimo piano sono caratterizzati da una rigatura verticale. Questi differiscono da pannello a pannello, segno evidente della loro realizzazione a mano. Nei casi in cui il fenomeno di distacchi era piuttosto esteso si è deciso per la rimozione delle parti non adese al supporto e al lavaggio accurato del settore mediante acqua ruscellante.
I pannelli sottofinestra all’ultimo piano sono caratterizzati da una rigatura verticale. Questi differiscono da pannello a pannello, segno evidente della loro realizzazione a mano.

Stato di degrado. All’epoca del cantiere lo stato di degrado era piuttosto avanzato, avendo coinvolto non tanto le campiture monocrome, quanto gli aggetti realizzati in marmorino. Vi erano cavillature, fessurazioni e, in alcune parti, distacchi talvolta anche di notevoli dimensioni.

 Nei casi in cui il fenomeno di distacchi era piuttosto esteso si è deciso per la rimozione delle parti non adese al supporto e al lavaggio accurato del settore mediante acqua ruscellante.
Nei casi in cui il fenomeno di distacchi era piuttosto esteso si è deciso per la rimozione delle parti non adese al supporto e al lavaggio accurato del settore mediante acqua ruscellante.

Intervento di restauro. Nel caso di distacchi di limitate dimensioni si è proceduto con riadesioni della parte interessata. Nei casi in cui il fenomeno era piuttosto esteso coinvolgendo vaste porzioni e quando a esso erano associati anche altri fenomeni di degrado quali disgregazioni ed efflorescenze, si è deciso per la rimozione delle parti non adese al supporto e al lavaggio accurato del settore mediante acqua ruscellante; dopodiché veniva effettuato il riempimento mediante piccoli pezzi lapidei o di mattone (questi ultimi messi preventivamente a bagno affinché una volta messi in opera non sottraessero acqua alla malta). Successivamente, dopo aver nuovamente bagnato la superficie, si procedeva alla stesura degli strati di intonaco. La malta degli intonaci è stata assemblata direttamente in cantiere, evitando i cosiddetti premiscelati, unendo sabbia e calce idraulica in proporzione 2:1. Nel primo strato gli aggregati devono avere uno scheletro granulometrico completo, dalle maggiori alle minori dimensioni, in modo da ridurre il fenomeno del ritiro, mentre in quello successivo è bene utilizzare aggregati più fini in modo tale da preparare il supporto allo strato finale di marmorino.

Dove le mancanze erano consistenti, invece, si è preventivamente provveduto alla realizzazione di una sesta dalle omologhe cornici per ricreare la continuità tematica. Poi, a seconda della grandezza della mancanze, si procedeva alla ricostruzione con inerti e malta o soltanto con lo strato di intonaco. A questo punto si veniva a riproporre un livello complanare tra parti originali e quelle ex novo.
Dove le mancanze erano consistenti, invece, si è preventivamente provveduto alla realizzazione di una sesta dalle omologhe cornici per ricreare la continuità tematica.

Le cornici soprafinestra presentavano condizioni di conservazione varie: ve ne erano alcune in buono stato o con piccole cavillature, altre con parti in distacco o addirittura mancanti. Per le prime si è proceduto a una accurata pulizia nelle pieghe e negli anfratti con pennelli e/o bisturi in modo da rimuovere il pulviscolo depositato nel corso del tempo.
Nei tratti sporgenti, invece, è stata data una leggera passata con pietra pomice per riaprire i pori e favorire così l’aggrappo dello strato di marmorino della fase successiva.

 A seconda della grandezza della mancanze, si procedeva alla ricostruzione con inerti e malta o soltanto con lo strato di intonaco. A questo punto si veniva a riproporre un livello complanare tra parti originali e quelle ex novo.
A seconda della grandezza della mancanze, si procedeva alla ricostruzione con inerti e malta o soltanto con lo strato di intonaco. A questo punto si veniva a riproporre un livello complanare tra parti originali e quelle ex novo.

Dove le mancanze erano consistenti, invece, si è preventivamente provveduto alla realizzazione di una sesta dalle omologhe cornici per ricreare la continuità tematica. Poi, a seconda della grandezza della mancanze, si procedeva alla ricostruzione con inerti e malta o soltanto con lo strato di intonaco.
A questo punto si veniva a riproporre un livello complanare tra parti originali e quelle ex novo. Successivamente la preparazione del marmorino vede l’impiego di grassello di calce stagionato e polvere di marmo in parti di 1:3.
La stesura dello strato deve essere fatta su intonaco sottostante bagnato (fresco) e in quantità appena sufficiente da consentire l’aggrappo ma contenere il fenomeno della fessurazione.
L’utilizzo della polvere di marmo in qualità di aggregato, non solo rende plastico l’impasto, ma rallenta la carbonatazione della calce e contribuisce alla formazione di uno strato finale lucido e compatto.

Nel caso dei bugnati d’angolo, la situazione si presentava maggiormente compromessa, soprattutto nella parte di levante: ciò era dovuto non soltanto a una perdita dal pluviale protrattasi nel tempo, ma anche a un gioco di venti e correnti che si vengono a creare nella zona tra la piazzetta e il vicolo. Si è quindi proceduto all’integrazione di alcune parti mancanti e al consolidamento delle parti in buono stato.
Nel caso dei bugnati d’angolo, la situazione si presentava maggiormente compromessa, soprattutto nella parte di levante: ciò era dovuto non soltanto a una perdita dal pluviale protrattasi nel tempo, ma anche a un gioco di venti e correnti che si vengono a creare nella zona tra la piazzetta e il vicolo. Si è quindi proceduto all’integrazione di alcune parti mancanti e al consolidamento delle parti in buono stato.

Nel caso dei bugnati d’angolo, la situazione si presentava maggiormente compromessa, soprattutto nella parte di levante: ciò era dovuto non soltanto a una perdita dal pluviale protrattasi nel tempo, ma anche a un gioco di venti e correnti che si vengono a creare nella zona tra la piazzetta e il vicolo.
Si è quindi proceduto all’integrazione di alcune parti mancanti e al consolidamento delle parti in buono stato. Nel caso di presenza di fessurazioni importanti, prima si è proceduto all’apertura delle stesse in modo tale da raggiungere i lembi sani della muratura, dopodiché si è completata la parte con malta e inerti di scheletro granulometrico simile a quello dell’area da colmare. Successivamente è stato steso lo strato di intonachino rifinendolo con il frattazzo di spugna, in modo tale da rendere la superficie complanare a quella limitrofa non interessata dalla spaccatura.
La grande quantità di aggetti rende la facciata delicata e fragile al passare del tempo, in quanto l’acqua meteorica crea danni soprattutto dove non vi è una superficie liscia che ne favorisca l’allontanamento veloce. Se vi è quindi ristagno o comunque rallentamento, l’acqua ha maggiore possibilità di infiltrazione.
È stato pertanto necessario prestare la massima attenzione alle superfici superiori dei marcapiani, delle cornici e degli aggetti in generale. Oltre che rendere perfettamente liscia la superficie, sarebbe bene, in questi casi, anche dare una lieve inclinazione verso l’esterno per favorire l’allontanamento.

In un recente passato, sul fronte di Piazza Rovere, erano state rimosse le persiane lignee aggiunte alla tipologia originaria, tranne che nella fila centrale e in altre due ai piani alti. Rimuovendole, sono state trovate al di sotto bucature cieche, tamponate da intonaco finito e decorato: il decoro ancora in buona parte leggibile, rappresentava finestre dotate di infissi in legno e vetro come in quelle limitrofe. Pertanto, dopo aver verificato lo stato di degrado del supporto, si è proceduto al reintegro della realtà dipinta.Per quanto riguarda le campiture lisce tra le bucature, essendo ancora il supporto prevalentemente in buono stato di conservazione, si è proceduto al rilievo cromatico del colore originario, dopodiché la colorazione è stata effettuata mediante l’impiego di silicati di potassio.

07 GUIDA AFFRESCO OTTOBRE N 17

Riflessioni a margine dell’esperienza. In facciate come quella presentata l’accostamento tra partiture a rilevo, sfondati semplicemente colorati e parti dipinte impone un’attenta analisi e una conseguente rigorosa progettazione ed esecuzione degli interventi di restauro. Questo può significare, in taluni casi, il dover intervenire sia con interventi su intonaco umido, a fresco, sia su intonaco a secco, talvolta anche in porzioni piccole e molto vicine tra di loro.
È bene tenere presente che a materiali diversi e a tecniche di stesura differente corrispondono, a volte, anche effetti molto diversi tra di loro. Saper leggere anche questi aspetti nella stesura storica permette di governare al meglio l’intervento di conservazione. Nella pianificazione degli interventi è però necessario non perdere di vista l’impatto generale della facciata stessa.

Nella scelta dei materiali da impiegare nelle limitate porzioni da reintegrare è indispensabile, come nel caso sopradescritto, uno studio attento del materiale preesistente al fine di mettere in opera materiali tra loro compatibili. Se per le partiture dipinte la scelta formale tra un tipo di reintegrazione e un altro può dipendere anche dalla sola linea di pensiero del progettista, nel caso di elementi a rilievo è necessario valutare più aspetti.
In questo secondo caso è, infatti, necessario che l’eventuale scorrimento delle acque sulla facciata sia analogo a quello pensato storicamente e che l’intervento di restauro non determini concentrazioni particolari di acqua ruscellante in punti che potrebbero non essere stati pensati per accogliere tali quantità d’acqua. È possibile comunque, mantenendo inalterata la funzione dell’elemento, semplificare in parte le forme al fine di conservare la distinguibilità degli elementi storici da quelli integrati con il restauro.

Daniela Pittaluga, Università di Genova
Patrizia Pittaluga, architetto

Chi ha fatto Cosa
Direzione lavori Architetto Patrizia Pittaluga
Impresa esecutrice Impresa Sbaglia Maurizio di Genova
Alta Sorveglianza Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici della Liguria, arch. Giuliano Peirano; Comune di Genova arch. Ivana Sciutto

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