La videointervista | Arch. Leonardo Angelini

«Quell’azione semplice, costante, di manutenzione che dona lunga vita al manufatto»

Così l’arch. Angelini che nell’intervista illustra alcuni aspetti che caratterizzano la professione dell’architetto che opera nel restauro conservativo: «interventi che restituiscono al bene monumentale una prospettiva di longevità consentendo di far percepire in modo armonioso gli elementi originali e le integrazioni introdotte, così da garantire una completa lettura degli aspetti di straordinario ordine ed equilibrio».


C’è una considerazione espressa dall’arch. Leonardo Angelini di una semplicità che può apparire disarmante ma che invece esprime un radicato e profondo impegno che si rivela nei suoi lavori di restauro conservativo: «dobbiamo essere un po’ contadini, quei contadini che ogni giorno provvedono alla verifica della stabilità dei muri di contenimento dei propri confini, dei terrazzamenti. Ai primi segni di dissesto il contadino mette mano al ripristino di questi confini. E lo fa sin dalla formazione della vegetazione infestante che si sviluppa tra le connessioni delle pietre. È questa un’azione semplice, costante, di manutenzione che permetterà una lunga vita al manufatto».

Intervento compiuto sul territorio di Clanezzo con la valorizzazione del tratto del torrente Imagna.
Intervento compiuto sul territorio di Clanezzo con la valorizzazione del tratto del torrente Imagna.

Con questa videointervista l’arch. Angelini inaugura una serie d’incontri che Imprese Edili effettuerà con gli operatori, professionisti e imprese, della manutenzione, del recupero, della riqualificazione e della conservazione dei luoghi e dei beni edilizi.

Arch. Leonardo Angelini
Arch. Leonardo Angelini

Nei mesi scorsi sul tabloid cartaceo e sul sito abbiamo pubblicato alcuni interventi progettati e diretti dall’arch. Angelini. Citiamo il lavoro che ha riportato in vita un angolo di paesaggio che stava letteralmente morendo, il territorio di Clanezzo e dei corsi fluviali dell’Imagna e del Brembo, ridando così funzionalità all’intera zona. Ci piace citare il minuzioso restauro conservativo, a Bergamo, sulle facciate della Chiesa di San Benedetto e, su commissione del Fondo per l’Ambiente Italiano il restauro conservativo che ha salvaguardato il torchio del Mulino di Baresi (è documentata l’esistenza di macchinari per la torchiatura per l’olio di noci e macinatura di frumento e granturco fin dal 1615), obiettivo raggiunto tramite l’utilizzo di tecniche e materiali coerenti con la tradizione e la metodologia costruttiva con mantenimento rigoroso e messa in luce di passaggi evolutivi degli elementi edilizi preesistenti.

La chiesa di San Benedetto a Bergamo, particolare del tiburio dopo il restauro.
La chiesa di San Benedetto a Bergamo, particolare del tiburio dopo il restauro.

Il punto di partenza delle considerazioni espresse dall’arch. Angelini è da ricercare «nelle opere e nelle imprese di un tempo, le opere architettoniche e d’ingegneria a tutt’oggi conservate sono una solida e unitaria testimonianza di quanto è avvenuto in passato in quei luoghi, in quei manufatti, causa ed effetto dell’evoluzione della società, delle genti, dell’economia. Con il concludersi dell’utilizzo quotidiano del bene è terminata quella che possiamo definire la fase d’invecchiamento fisiologico e ha inizio la cosiddetta malattia, con il manifestarsi di elementi patologici. Da quel momento inizia a venire meno il virtuoso fenomeno di autoconservazione che aveva garantito la conservazione del bene e ha così inizio la fase della cura. Noi professionisti dovremmo avere la stessa attenzione che i nostri predecessori ebbero nei secoli passati permettendo così di far giungere a noi in buono stato di conservazione il bene, il luogo, il manufatto. Pare strano al passante che monumenti abitualmente osservati, e il più delle volte visti senza essere notati, possano non essere immoti e per sempre, ma siano anch’essi soggetti a malattia. L’aspetto entusiasmante della nostra attività è che vi è sempre una cura che rende, se lo vogliamo e ne siamo capaci, i nostri pazienti immortali».

Il restauro del mulino in località Baresi Roncobello a Bergamo.
Il restauro del mulino in località Baresi-Roncobello sulla sponda destra del Brembo alla confluenza dell’Imagna.

Ma se quanto detto è stato definito «punto di partenza», le considerazioni dell’arch. Angelini hanno toccato diversi temi e i diversi attori coinvolti nelle opere di restauro: le soprintendenze, le imprese di costruzione e gli «uomini di cantiere il cui apporto è sempre fondamentale».

Livia Randaccio, direttore editoriale Imprese Edili

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