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Recovery Plan: un’opportunità chiave per il futuro dell’edilizia italiana

Il Recovery Plan rappresenta uno strumento indispensabile per ripensare l’architettura nel nostro Paese. Con il confronto tenutosi pochi giorni fa tra politica e architetti, l’Oat ha voluto mantenere alta l’attenzione sull’importante ruolo ricoperto dagli architetti nei processi in atto e sulle loro necessità.

Si è svolto martedì mattina, con un incontro online, un confronto tra politica e architetti sul tema del Recovery Plan, organizzato dall’Ordine degli Architetti di Torino.

All’evento hanno preso parte: il Viceministro dell’Economia Laura Castelli, presidente Oat Massimo Giuntoli, il presidente della Fondazione per l’architettura / Torino Alessandra Siviero, numerosi presidenti Oa di altre città italiane e altri ospiti istituzionali, tra i quali Antonino Iaria, Assessore alle politiche territoriali e dei progetti di trasformazione e riqualificazione urbana della città di Torino. L’incontro è stato moderato da Luciano Fontana, direttore de “Il Corriere della Sera”.

Il Recovery Fund e i fondi europei costituiscono un’opportunità chiave per il futuro del paese e la ripresa post pandemica anche per la categoria degli architetti, che conta 155 mila professionisti in Italia.

Un’opportunità che i vertici della politica intendono costruire attraverso un dialogo che metta al centro le esigenze di una progettualità architettonica in grado di pensare le città del futuro e intercettare contestualmente i fondi (su infrastrutture, porti e tanti altri settori) che saranno messi a disposizione dalla Comunità Europea.

Il nuovo progetto ambientale, economico e culturale di Ursula Von der Leyen, il New European Bauhaus, attenzionato dal Consiglio Nazionale Architetti, secondo Massimo Giuntoli, oggi può essere un modello nel ripensare le città, a partire dalla micro-progettazione architettonica alla macro, dal privato al pubblico, con particolare attenzione a sostenibilità e qualità per cambiare le città.

Guardare a città come Berlino o a format di qualità come è stato per Reinventing Cities a Milano, che ha consentito di cambiare lo scenario urbano, è fondamentale, considerando al tempo stesso che ora le città stanno cambiando paradigma, da un punto di vista della qualità architettonica, sociale e culturale.

In Italia la legge urbanista risale al 1942 ed è arrivato il momento di guardare a un nuovo cambio di paradigma, con spazi che tengano conto delle nuove modalità di vita e di lavoro introdotte durante questo periodo di emergenza sanitaria, e che probabilmente perdureranno anche dopo, e più in generale introdurre nuovi modelli che possano diventare legge, come è stato per il festival torinese Bottom Up! che vedrà la riqualificazione e la rigenerazione urbana di aree della città, sostenute da diversi soggetti.

Massimo Giuntoli | Presidente Ordine degli Architetti di Torino.

Massimo Giuntoli | Presidente Ordine degli Architetti di Torino

«Si apre oggi uno scenario importante per questa filiera che ha bisogno di essere rappresentata dalla classe politica. Attraverso la politica locale e nazionale si potranno intercettare nuove risorse per valorizzare le nostre meravigliose città, tenendo conto della modernizzazione, della svolta ecologica e della competitività. Intercettando le proposte di nuovi emendamenti possiamo favorire la rinascita delle città, a partire dalla rigenerazione urbana. Un confronto con la politica può contribuire a tenere alta l’attenzione sulla necessità di lavoro per gli architetti e sul loro ruolo imprescindibile nei processi in atto».

Laura Castelli | Viceministro dell’Economia e delle Finanze.

Laura Castelli | Viceministro dell’Economia e delle Finanze

«È la prima volta che ci si confronta con una pianificazione così lunga e così articolata, che si deve incastrare con tutto il resto dei fondi e delle progettazioni.  Gli asset, indicati a livello europeo, sono molto interdisciplinari e per forza vanno incrociati tra di loro e messi a sistema. Il compito che abbiamo a livello politico è di mettere in atto delle riforme che ci consentano di mettere a terra questi investimenti, vanno sbloccate le norme che fino ad ora non hanno funzionato. In concreto, ad esempio, vanno ridisegnate le città, veniamo da anni in cui tutti abbiamo parlato di periferie e addirittura il Papa lo considera un tema centrale. È necessario ripensare a spazi centrali che si devono incrociare con l’esistente, come può essere il rifacimento delle case popolari. Ripensare gli spazi serve per poter colmare il gap sociale, serve per capire come dovranno crescere alcune città, anche rispetto al mondo del lavoro come la casa che è diventa in questo periodo di emergenza sanitaria anche uno spazio di lavoro. A livello di digitalizzazione e domotica, sono invece da ripensare gli usi civili e non, a partire dalle scuole».

Antonino Iaria | Assessore comunale all’Urbanistica di Torino.

Antonino Iaria | Assessore comunale all’Urbanistica

«Come Comune stiamo già lavorando su progetti importanti per il Recovery Plan che possono rilanciare nuove progettualità. Sono progetti che vogliono non solo recuperare il patrimonio esistente ma investire su nuovi assi di sviluppo del territorio rilanciando intere aree della città, come quella del Valentino, il Parco del Po e Italia ’61: un asse di sviluppo che interessa una fetta importante di Torino. E poi stiamo ragionando sui concetti di efficientamento energetico: un vero piano Marshall per l’edilizia». (vb)

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