Guida Pratica | Conservazione

Recupero della pavimentazione coclaki

L’intervento di recupero del pavimento acciottolato è stato deciso in seguito alla scoperta in un cortile del quartiere di Marassia a Rodi di un’ampia zona trattata con questa particolare tecnica di pavimentazione.

Tutte le case dei Marassia a Rodi hanno un ampio cortile acciottolato con ciottoli marini bianchi e neri che riprendono motivi che erano già presenti negli antichi mosaici bizantini. I più antichi sono il singolo o doppio kyparissi.
Nel caso in esame la struttura del cortile ha diversi elementi tipici della tradizione. Nel cortile si entra dal portone arcuato, sopra il quale si trova un bassorilievo con croce bizantina sopra a un bicefalo aeto; questa composizione si chiama «stravraeto». Elemento fondamentale del cortile è la «creavatina» (lettino delle vigne) e un piccolo orto. Nel cortile si trova anche il «feltro» (pozzo). La pavimentazione del cortile è realizzata, in molti casi, con la tecnica del «Coclaki».

Dopo i primi saggi stratigrafici tramite i quali è stato possibile accertare la presenza del coclaki sotto lo strato di terreno che lo ricopriva interamente, sono state messe a punto alcune procedure per una completa liberazione di tutta la parte superstite del pavimento ancora in loco.
Dopo i primi saggi stratigrafici tramite i quali è stato possibile accertare la presenza del coclaki sotto lo strato di terreno che lo ricopriva interamente, sono state messe a punto alcune procedure per una completa liberazione di tutta la parte superstite del pavimento ancora in loco.

La tecnica del Coclaki: un risseau rodiese. Si tratta di una tecnica antica. A Rodi i primi esempi di acciottolato appartengono al primo terzo del III secolo aC Era abbastanza diverso da quello realizzato in epoche più recenti, per le maggiori dimensioni dei ciottoli impiegati, per il colore grigio degli stessi e in generale per l’assenza di decorazioni. Questa tecnica sopravvive nel periodo della conquista ottomana, ed ha uno sviluppo notevole tra il 1830 e il 1940. Nel periodo della conquista, la tecnica del «risseau» si evolse anche grazie agli italiani, che spesso la utilizzarono per decorare gli spazi pubblici.
In particolare proprio la tecnica di pavimentazione più recente nell’idioma rodiese prende il nome di «Coclaki». «Coclakos» è il termine usato peri ciottoli arrotondati presenti sulle spiagge. Per coclaki, attualmente si intende la pavimentazione in ciottoli bianchi e neri che incastrati tra di loro creano dei disegni a carattere non solo decorativo ma anche simbolico.

Una cautela che è stata presa è stata quella di rimuovere con piccole pale e con operazioni manuali la parte di terreno. Il pericolo infatti per una parte di coclaki è la progressiva perdita dei ciottoli ai margini delle lacune. In questi punti infatti lo strato di malta entro il quale sono infissi i ciottoli risulta esposto agli agenti atmosferici e tende a disgregarsi.
Una cautela che è stata presa è stata quella di rimuovere con piccole pale e con operazioni manuali la parte di terreno.

Materiali usati. I ciottoli sono divisi in tre categorie: fini, medi e grandi e venivano raccolti dal fiume o dal mare. Il loro valore in denari era tanto maggiore quanto più piccole erano le loro dimensioni.
Usualmente si facevano dei coclaki in bianco e nero, ma ci sono alcune eccezioni di coclaki colorati. I ciottoli bianchi coprivano la maggior parte del pavimento, mentre con i neri (o con i colorati) venivano composti i temi decorativi. In esempi recenti si hanno anche composizioni che utilizzano ciottoli e lastre di marmo.

Modalità operative. La messa in opera iniziava con la preparazione del terreno: si spianava l’area e si stendeva uno strato di terra rossa per garantire un piano di appoggio più liscio. Sopra di questo veniva steso un secondo strato in malta di calce che aveva la funzione di tenuta dei ciottoli. La posa in opera dei ciottoli poteva avvenire in due modi: con delle casseforme oppure con corde e chiodi. Precedentemente, in scala 1:1 venivano composti i disegni del pavimento. Il posizionamento dei ciottoli sullo strati di malta seguiva fedelmente il disegno preparatorio. I ciottoli, arrotondati e piatti, si infilavano perpendicolarmente nella malta fino a metà della loro dimensione.

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Il pericolo infatti per una parte di coclaki è la progressiva perdita dei ciottoli ai margini delle lacune. In questi punti infatti lo strato di malta entro il quale sono infissi i ciottoli risulta esposto agli agenti atmosferici e tende a disgregarsi.

La direzione del posizionamento non è mai casuale ma studiata in modo da enfatizzare e dare vivacità al disegno. I limiti dell’area coperta dall’acciotolato spesso venivano delineati da strisce. Dopo di che venivano pressati con una sorta di rullo per assicurare un risultato liscio e omogeneo. La procedura si completava con un ultimo strato di sabbia per coprire i giunti tra un ciottolo e l’altro. Si tratta di una tecnica costosa, non tanto per il valore dei materiali coinvolti ma per le procedure di scelta, raccolta e posa in opera; tuttavia, una volta realizzata, questa pavimentazione ha una resistenza nel tempo molto lunga.

La pulitura è stata eseguita con pennelli a setole morbide; in questo caso sono stati rimossi anche i residui di terra tra un ciottolo e l’altro mettendo in vista il giunto di malta tra i ciottoli e per la disinfestazione da vegetazione inferiore e superiore. A finire sono stati rimossi tutti i residui delle precedenti operazioni con un getto di acqua a media pressione.
La pulitura è stata eseguita con pennelli a setole morbide; in questo caso sono stati rimossi anche i residui di terra tra un ciottolo e l’altro mettendo in vista il giunto di malta tra i ciottoli e per la disinfestazione da vegetazione inferiore e superiore.

I temi del coclaki. Le tematiche raffigurate nei coclaki si dividono in cinque categorie: flora e fauna, geometriche, lineari, ornamentali e antropomorfe. Nella prima categoria troviamo rami, fiori, uccelli, cani, gatti. Esistono anche casi particolari e unici come i cipressi a Lindo, Malona, i leoni della chiesa di Michelangelo ad Arcangelo oppure pesci e uccelli nel villaggio di Coschinou. Alla seconda categoria appartengono quadrati, poligoni, rombi, cerchi e composizioni geometriche varie. Cerchi semplici o uniti tra di loro si trovano nella città di Rodi e a Lindos. In forme ellittiche e a ovuli sono i coclaki mussulmani a Rodi. Alla terza categoria appartengono curvilinee, spirali, onde, catene, zig-zag. Disegni curvilinei si trovano in coclaki mussulmani a Rodi città, mentre i zig-zag sono un motivo più frequente nelle chiese della città e a Lindos. L’ultima categoria, e la più rara, sono le tematiche antropomorfe: le figure rappresentate sono angeli, gorgoni e visi.

Il coclaki di casa Katsara-Barbikas. Il coclaki in questione è a fondo bianco con motivo ornamentale in ciottoli neri. I ciottoli impiegati sono in prevalenza di piccole dimensioni e generalmente a forma ellittica.
La decorazione consiste in una sorta di rosone con intrecci di forme circolari di dimensioni diverse. Tale motivo era di solito posto presente davanti all’ingresso principale della casa. Una cornice a doppia fascia delimita i contorni del pavimento.
Tracce stratigrafiche: nel coclaki erano presenti alcune zone frutto di probabili riparazioni effettuate in tempi diversi. L’individuazione di queste zone è stata possibile per l’uso di ciottoli di differenti dimensioni e con tessitura con andamenti diversi rispetto alle parti limitrofe.

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A finire sono stati rimossi tutti i residui delle precedenti operazioni con un getto di acqua a media pressione.

Il degrado del coclaki è strettamente collegato alle modifiche del suolo che possono determinare avvallamenti o innalzamenti e conseguenti rotture e perdita di materiale.
Nel caso specifico il coclaki era coperto interamente da uno spesso strato di terra; inoltre presentava alcune ampie zone con mancanza totale dei ciottoli. In parte, una volta rimosso il terreno, uno strato anch’esso piuttosto consistente di deposito superficiale ricopriva parte del coclaki conservato. Altro problema di degrado era la vegetazione infestante.

L’intervento di conservazioneDopo i primi saggi stratigrafici tramite i quali è stato possibile accertare la presenza del coclaki sotto lo strato di terreno che lo ricopriva interamente, sono state messe a punto alcune procedure per una completa liberazione di tutta la parte superstite del pavimento ancora in loco.
Una cautela che è stata presa è stata quella di rimuovere con piccole pale e con operazioni manuali la parte di terreno. Il pericolo infatti per una parte di coclaki è la progressiva perdita dei ciottoli ai margini delle lacune. In questi punti infatti lo strato di malta entro il quale sono infissi i ciottoli risulta esposto agli agenti atmosferici e tende a disgregarsi. Con la disgregazione dello strato viene meno il supporto al ciottolo che cade lasciando a sua volta scoperto un ulteriore tratto di sottofondo e un altro ciottolo a rischio caduta.

I ciottoli sono divisi in tre categorie, il loro valore in denari era tanto maggiore quanto più piccole erano le loro dimensioni. Usualmente si facevano dei coclaki in bianco e nero, ma ci sono alcune eccezioni di coclaki colorati. I ciottoli bianchi coprivano la maggior parte del pavimento, mentre con i neri (o con i colorati) venivano composti i temi decorativi.
I ciottoli sono divisi in tre categorie, il loro valore in denari era tanto maggiore quanto più piccole erano le loro dimensioni.

L’ulteriore pulitura è stata eseguita con pennelli a setole morbide; in questo caso sono stati rimossi anche i residui di terra tra un ciottolo e l’altro mettendo in vista il giunto di malta tra i ciottoli. Parallelamente si è operato per la disinfestazione da vegetazione inferiore e superiore. A finire sono stati rimossi tutti i residui delle precedenti operazioni con un getto di acqua a media pressione. Per una maggiore conservazione e un rispetto dei diversi segni attualmente presenti le operazioni suddette sono state effettuate anche in quelle aree di acciottolato frutto di interventi di riparazione più recenti. Sempre per un forte rispetto dell’autenticità e per consentire una buona conservazione nel tempo di queste parti di acciottolato sono state messe in programma operazioni di stuccatura dei bordi con malte a base di calce analoghe a quelle presenti; tuttavia tali malte non saranno del tutto uguali a quelle storiche anche per consentire a un’osservazione ravvicinata la possibilità di individuarle e di distinguerle quindi da quello di epoche precedenti.

Usualmente si facevano dei coclaki in bianco e nero, ma ci sono alcune eccezioni di coclaki colorati. I ciottoli bianchi coprivano la maggior parte del pavimento, mentre con i neri (o con i colorati) venivano composti i temi decorativi.
Usualmente si facevano dei coclaki in bianco e nero, ma ci sono alcune eccezioni di coclaki colorati. I ciottoli bianchi coprivano la maggior parte del pavimento, mentre con i neri (o con i colorati) venivano composti i temi decorativi.

Riflessioni a margine dell’esperienza. L’attenzione a una tecnica tradizionale presente in questo particolare ambito dell’isola di Rodi e la forte volontà di conservazione di tutte le tracce ancora presenti e visibili in questo contesto, fa di questo intervento un esempio che si auspica possa avere un seguito anche in altre ambiti della zona di Marassia. È da sottolineare la delicatezza dell’intervento unita anche alla proposta di inserimenti di porzioni contemporanee; tale scelta è legata a una forte aderenza al rispetto per l’autenticità della materia. Pe quanto riguarda la tecnica del «Coclaki», le potenzialità e i limiti sono molto simili al nostro «acciottolato». Intervenire prontamente nel caso di mancanza di un ciottolo, permette un arresto efficace del degrado; in caso contrario è possibile che il degrado aumenti sensibilmente con la perdita di buona parte dell’acciottolato anche in tempi relativamente stretti. L’idea di un progetto conservativo della testimonianza materiale di una tecnica storica, appare ancora più significativo in quanto inserito in un contesto straniero estremamente ricco di storia antica e che, però, non tralascia neanche le sue tracce più recenti.

Per saperne di più. Anastasios Vrondis, Antiche case di Rodi, Rodi 1950; Andreas Theodosiou, Sea-Pebble Mosaic floors in the Dodecanese Islands, Rhodes 1999; Maria Tzaneti, Progetto di intervento per la rinascita di una casa urbana in un contesto storico e problematico della città di Rodi, aa 2013-2014, Scuola Politecnica di Genova.

Daniela Pittaluga, Università di Genova
Maria Tzaneti, architetto, Rodi

Chi ha fatto Cosa
Committenza Evi Katsara, Konstantinos Barbikas
Progettazione e realizzazione Maria Tzaneti
Indagini diagnostiche Roberto Ricci, geologo
Tempistiche dei lavori inizio lavori marzo 2014

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