Edilizia storica | Villa D'Adda

Recupero e riuso di un’abitazione fortificata medievale e dell’intorno

I lavori di recupero e riuso di Torre del Borgo sono stati tesi a valorizzare un luogo urbano degradato, insediando nel vecchio edificio la sede della Biblioteca Civica di Villa d’Adda. La Torre rappresenta uno degli edifici fortificati più noti alla storiografia bergamasca. L’accurata fattura delle strutture murarie medievali, l’integrità della struttura tipologica di abitazione fortificata, la posizione centrale rispetto all’abitato, conferiscono a questo manufatto il senso più completo di monumento. Il progetto di recupero si è occupato di diversi aspetti che condizionavano la conservazione dell’edificato: i dissesti strutturali di murature e solai, la mancanza di un sistema di collegamento tra i piani e tra i corpi di fabbrica che costituiscono il complesso della torre, l’assenza di reti impiantistiche e la mancanza di serramenti e adeguate finiture interne.

Arch. Gianluca Gelmini.

Arch. Gianluca Gelmini | Trasformazione controllata dell’edificio

«Conservare e valorizzare il manufatto storico è un atto culturale necessario che può essere operato solo in relazione a un suo oggettivo riuso, attraverso una trasformazione controllata dell’edificio. Un presupposto che contempla due attività complementari: l’attività di conservazione della materia esistente, mediante la conoscenza delle patologie, la successiva diagnosi e la cura praticabile, e l’attività di adeguamento del manufatto storico a una funzione compatibile con la sua natura, attraverso la re-interpretazione di ciò che già esiste, contenendo le modifiche all’interno del margine che ne garantisce la sua lettura e continuità storica. Ogni azione provoca inevitabilmente dei cambiamenti, ogni nuova costruzione così come ogni restauro comporta una trasformazione più o meno profonda. Solo avendo coscienza di questa condizione propria del fare architettura è possibile agire con il massimo rispetto nei confronti di un ambiente dato, mettendone in discussione, se necessario, la sua stessa ragione d’essere. Ciò non significa rimanere indifferenti rispetto al luogo o alla storia ma impegnarsi nel comprendere le più intime relazioni, i caratteri, le forme e la materia, per operarne una sintesi capace di generare un nuovo equilibrio tra contesto e programma, perché la conservazione si fonda su metodi, strumenti e tecniche appropriate, ma prima di tutto essa è un’idea, un progetto di architettura».

Villa D’Adda | Torre del Borgo restaurata.

Il progetto di recupero e riuso della Torre del Borgo è frutto di un lavoro iniziato nel 2004 e volto alla valorizzazione di un luogo urbano degradato. L’intento dell’amministrazione comunale è d’insediare nell’antico edificio un polo culturale-museale dedicato al territorio: il fiume Adda, il monte Canto, l’Isola, il carattere urbano e architettonico degli insediamenti.

L’intero lavoro si è sviluppato perseguendo una duplice finalità, da un lato individuando soluzioni ai problemi del degrado, dall’altro proponendo una rilettura architettonica, distributiva e funzionale dell’edificio.

La Torre del Borgo rappresenta uno degli edifici fortificati più noti alla storiografia bergamasca, divenuta nel tempo un “raccoglitore” di significati storici, artistici e sociali: la potente e accurata fattura delle murature medievali, l’integrità della struttura tipologica di abitazione fortificata testimonianza dell’epoca dei conflitti di fazione, che per due secoli caratterizzarono pesantemente il territorio di Villa d’Adda, la posizione centrale rispetto all’abitato. Questi aspetti conferiscono al manufatto il senso più completo di monumento.

Il complesso è composto da più corpi di fabbrica tra loro contigui e comunicanti: centralmente sulla piazza si dispone la Torre A (l’edificio principale e più rappresentativo), con quattro piani fuori terra, ha nel tempo mantenuto la fisionomia originaria; sulla sinistra verso strada si dispone la Torre B, anch’essa di quattro piani ma leggermente più bassa, mentre sulla destra verso est si trova il corpo C, edificio costituito da soli due piani e contenente i servizi e parte dei percorsi di collegamento.

Lo stato preesistente ai lavori

La complessa formazione storica dell’edificio è alla base del particolare assetto tipologico e della ripetuta alterazione dei sistemi di risalita ai piani superiori, faticosamente ricavati nei limitati spazi dei corpi laterali. Le tre parti dell’edificio hanno subito negli ultimi decenni trattamenti radicalmente diversi in ragione della suddivisione tra più proprietari e degli usi a cui la torre è stata destinata.

La torre B è stata oggetto di una ristrutturazione piuttosto pesante negli anni Sessanta, che ha comportato la cancellazione dei paramenti murari sotto uno spesso strato d’intonaco cementizio, l’introduzione di nuovi solai in latero-cemento con alterazione delle quote originarie; lo stato di questa parte, dal punto di vista statico, è buono, scarsa è invece la conservazione e la leggibilità degli elementi architettonici originari.

Il corpo C, strutturalmente meno solido degli altri due, fu oggetto nei primi anni ‘90 di un intervento di consolidamento esteso al tetto, alle murature e ai solai, con rifacimento degli intonaci esterni e inserimento dei servizi igienici.

Il corpo principale della torre A, inutilizzato da decenni, era privo di ogni servizio impiantistico e presentava un pessimo stato di conservazione. I paramenti murari, sostanzialmente integri, presentavano vistose fessurazioni in corrispondenza delle porte e delle finestre più recenti, realizzate in genere con materiale povero e senza i necessari accorgimenti tecnici (voltine o architravi, spalle portanti, …).

Il tetto a padiglione, contraddistinto da una complessa orditura in legno era ancora ben conservato. Gli effetti dell’assenza di manutenzione erano evidenti soprattutto nel mediocre stato dei locali: i pavimenti in battuto di cemento, i serramenti quasi ovunque mancanti, gli intonaci ammalorati o caduti, le scalette di legno di comunicazione fra i vari piani molto deteriorate. Le strutture orizzontali (volta al piano terreno, solai ai superiori) erano estremamente precarie. L’ultimo solaio (livello 4), esposto agli agenti atmosferici per la mancanza di serramenti e altre protezioni tra le merlature, non era più praticabile.

Il recupero

Il progetto di recupero si è occupato di diversi aspetti che condizionavano fortemente la conservazione, l’utilizzo e la valorizzazione del manufatto: i dissesti strutturali di murature e solai, la mancanza di un adeguato sistema di collegamento tra i piani e i corpi di fabbrica, la totale assenza di reti impiantistiche, il degrado e la precarietà dei paramenti lapidei interni ed esterni, la mancanza di serramenti e di adeguate finiture interne, su pavimenti e pareti.

Queste problematiche hanno condiviso il medesimo carattere di necessità e la loro risoluzione è stata parte di un unico problema. L’intero lavoro si è sviluppato perseguendo una duplice finalità, da un lato individuando soluzioni ai problemi del degrado, dall’altro proponendo una rilettura architettonica, distributiva e funzionale dell’edificio.

Dettaglio costruttivo nuova copertura.

In particolare, si è voluto lavorare a una soluzione in grado di risolvere, attraverso pochi elementi coerenti con la natura dell’edificio, l’insieme di problemi di carattere distributivo, strutturale e impiantistico. Nella rilettura della fabbrica storica si è voluto accentuare la gerarchia tra il corpo centrale della Torre, in cui saranno ospitate le funzioni più importanti (collegamento verticale, rappresentanza ed esposizione museale), e i corpi disposti a lato, nei quali troveranno sede funzioni secondarie e di servizio (nel corpo B aule studio e d’archivio, mentre nel corpo C servizi, depositi e impianti).

L’ingresso principale avviene dal salone al piano terreno. Il vano è a diretto contatto con lo spazio pubblico antistante e non presenta barriere architettoniche. Esso gode di un’elevata qualità spaziale grazie alla notevole altezza dell’aula e alla copertura voltata; il suo pavimento consente di sopportare notevoli carichi, sia di esercizio sia accidentali.

Il progetto ha mantenuto l’attuale indipendenza e autonomia della sala rispetto al resto della torre. Queste sono le principali ragioni che indirizzano verso un uso polivalente della Sala Porta Torre, uno spazio da intendere come il naturale prolungamento coperto della piazzetta di Borgo. Per tali ragioni la Sala potrà essere al tempo stesso l’atrio a servizio degli spazi soprastanti e aula carica di valori simbolici dove potranno svolgersi diverse attività culturali e di rappresentanza della collettività di Villa d’Adda.

Con la Sala al piano nobile (livello 3) ha inizio la sequenza delle tre sale sovrapposte che insieme alla nuova scala creano un sistema di spazi e percorsi che si snoda tra l’interno dei locali restaurati e visuali privilegiate sugli oggetti del territorio disposti tra il Monte Canto e la valle dell’Adda in un gioco di rimandi, di rapporti reciproci e contaminazioni che trovano nella Torre del Borgo il “condensatore culturale e sperimentale” per nuove forme di apprendimento e valorizzazione di un sistema territoriale storicamente determinato.

Quando s’interviene su edifici a torre uno dei primi aspetti da valutare è la sua conformazione spaziale, caratterizzata da uno sviluppo prevalentemente verticale, che ne limita alcune modalità d’uso. Tale sviluppo comporta che i collegamenti verticali, ossia rampe e scale, siano i principali, se non gli unici, percorsi distributivi che accompagnano il visitatore alla conoscenza dello spazio interno.

La progettazione delle scale diventa così uno dei temi architettonici principali, anche in virtù dello spazio circoscritto dentro il quale occorre operare. Nei suoi aspetti generali l’intervento mira a far divenire l’insieme dei corpi di fabbrica un unico complesso in grado di ospitare importanti funzioni e attività per Villa d’Adda e per il territorio circostante.

Intervento in due lotti funzionali

Il progetto è stato pensato per essere realizzato in due lotti funzionali d’intervento: con l’ultimazione del Lotto 1, sono oggi pienamente fruibili le quattro sale della torre centrale e gli spazi del nuovo corpo C destinato a servizi e distribuzione.

Tra le principali questioni affrontate e risolte con il lotto 1 il delicato lavoro di consolidamento strutturale delle murature e l’inserimento del nuovo sistema di rampe e passerelle. Realizzato interamente con struttura e rivestimenti in ferro, il nuovo percorso segue la successione di aperture e passaggi esistenti nei tre corpi di fabbrica.

Esso si articola fra gli spazi della torre centrale e il nuovo corpo di fabbrica collegando i vari livelli del complesso. Tale soluzione non altera né la lettura degli spazi, né tanto meno la fruibilità degli stessi.

Inoltre, essendo completamente interno ai volumi, il sistema di risalita non altera la percezione del manufatto dall’esterno, assicurando da un lato la conservazione dell’immagine storica della torre, dall’altro i rapporti di relazione, visivi e volumetrici, che l’edificio intrattiene con l’edificato circostante.

Strutture in acciaio

Le parti strutturali sono state realizzate con profilati in acciaio, rivestiti con lamiere in parte removibili, in modo da assicurare l’ispezionabilità dei passaggi impiantistici. I parapetti contribuiscono in modo determinante al sistema portante della scala. Benché appaiano come elementi pieni, essi sono semplici travi reticolari, rivestite da una lamiera in acciaio: questo sistema permette di ottenere una struttura molto resistente, ma al contempo leggera.

Le travi principali delle rampe, inoltre, hanno il compito di collaborare con i meccanismi di cerchiatura perimetrale svolgendo un importante ruolo di confinamento delle murature. Il sistema impiantistico è in gran parte contenuto nello spessore degli elementi metallici, garantendo la distribuzione impiantistica ai diversi piani.

L’andamento dei controsoffitti è studiato in modo da contenere le derivazioni elettriche, i corpi illuminanti e i punti di allaccio con la forza motrice e di connessione alla rete telematica locale ed esterna. Tale scelta progettuale garantisce la conservazione delle murature antiche in pietra, evitando la formazione di tracce.

Il Lotto 2, al quale lo studio CN10architetti sta lavorando, interessa la Torre B e, oltre alla realizzazione dell’ascensore e al completamento di nuovi vani tecnici, renderà disponibili altri quattro ambienti. Il lotto 2 comprende anche i lavori per la riqualificazione di Piazza del Borgo con la creazione di un ampio spazio coperto e protetto verso la strada.

Torre del Borgo nel tempo

L’attuale struttura della torre deriva da numerosi interventi tuttora ben leggibili nelle murature, risalenti per lo più alla tarda età medievale, che permettono di restituire con una certa fedeltà le trasformazioni di usi e significati subite dalla torre nei secoli. La lettura stratigrafica delle murature incrociata con le fonti documentarie ha permesso di interpretarne più precisamente le fasi costruttive, confrontando le tecniche, datandole e permettendo così di restituire le configurazioni assunte dall’edificio nella storia.

Il recinto e la prima torretta. Con atto pubblico, l’11 ottobre 1193 il Podestà di Bergamo Bellotto Bonserio insigniva Villa d’Adda della dignità di Borgo Franco, equiparando i suoi abitanti a quelli della città e beneficiandoli della rendita di un mercato settimanale.

A questo raro riconoscimento, volto a consolidare la presenza del Comune di Bergamo nelle campagne e in particolare nei punti problematici dei confini , fece seguito probabilmente la fondazione di un nucleo abitato, toponomasticamente identificato come Borgo fin da età antica, strategicamente situato su un rilievo isolato al centro del territorio di Villa d’Adda, a cavaliere della strada maestra per Bergamo.

La struttura di tale nucleo originario è nota dalla documentazione piuttosto abbondante dei secoli successivi: una piazza regolare (Platea Burgi) circondata su tutti i lati da edifici tra cui spiccavano le case degli artigiani e della piccola aristocrazia locale, in seguito sostituite da torri, e protetta sul lato orientale da un fosso di acqua corrente (oggi occupato dalla strada che attraversa il paese) e sul lato occidentale dal declivio naturale del terreno (Ripa Burgi).

Già nel corso del XIII secolo sul lato settentrionale della Piazza sorse un complesso fortificato denominato Castello di Borgo; il suo accesso sulla Piazza, dapprima costituito da un semplice portale aperto nel muro di cinta, fu trasformato in una struttura a forma di torre , certamente più rappresentativa e adatta alla difesa.

La trasformazione in porta-torre. In questa fase si attua la trasformazione dell’ingresso del castrum in porta-torre con più efficienti apparati difensivi. Il nuovo intervento ingloba la porta e la torretta in un unico corpo di fabbrica di due piani coronato da una merlatura che sorreggeva le travi di un tetto; la torretta preesistente venne rifunzionalizzata ad accogliere la scala di accesso e il primo piano assunse connotazioni più marcatamente residenziali. La scalpellatura del bugnato al primo livello e la doppia sequenza di fori pontieri indica che all’esterno era presente un apparato sporgente in legno.

La sopraelevazione della torre. Nel corso del Trecento il castello confluì tra i beni della famiglia ghibellina dei Bernardi, che accentuò ulteriormente l’imponenza della torre sopraelevandola di un piano. Tutti i beni passarono per successione al figlio Ayulfino, il quale a sua volta cedette la torre a Vitale Oxello Locatelli, noto caposquadra dei ghibellini bergamaschi, che ne fece la sua residenza; nel corso del XV secolo quasi tutti gli edifici presenti nel castrum, di proprietà di vari rami della famiglia Bernardi, furono ceduti a diverso titolo ai Locatelli, tra cui una turicula esistente poco più a monte, una caminata (sala con camino) e altri locali di tenore non comune.

Murature ed elementi architettonici rispondono infatti a modi e tecniche diffuse in altre parti del territorio databili agli ultimi decenni del Trecento; l’intervento fece seguito forse a un crollo od altro evento traumatico che comportò il rifacimento di gran parte delle murature del lato settentrionale. Con l’ampliamento del carattere residenziale non si attenuarono comunque le esigenze difensive, cui si sopperì con l’erezione di una seconda merlatura più aggiornata alle tecniche militari dell’epoca, con feritoie strombate nello spessore di muro.

Il declino del Castrum

I Locatelli tennero la torre fino al XIX secolo: passava sempre al primogenito, forse perché considerata, al di là del puro valore funzionale, simbolo dell’antica potenza della famiglia. Ridotta a usi civili, compariva nell’estimo del 1590 di messer Eustachio di Bartolomeo Locatelli.

È tangibile la perdita del significato militare della torre: la merlatura coperta da un tetto, il vano della porta (a seguito del processo di privatizzazione e suddivisione del disarmato castrum) perde la sua funzione d’ingresso con l’occlusione del portale settentrionale. Verso est viene aggiunto un modesto corpo di fabbrica destinato, come risulta dall’estimo del 1590, ad alloggiare animali e attività agricole, nel tempo più volte ricostruito.

In questo periodo di lento declino del Castrum si susseguono interventi, non determinabili puntualmente, di adeguamento dei locali alle esigenze più elementari di abitabilità, spesso procurando danni all’integrità della struttura. Nella seconda metà del XX secolo si attuano gli ultimi interventi di ristrutturazione con apertura di nuove finestre e il sopralzo dell’edificio minore verso est.

CHI HA FATTO COSA

  • Luogo Villa d’Adda (Bg)
  • Committente Comune di Villa d’Adda (Bg)
  • Dimensioni Superficie 300 mq; Volume 1000 mc
  • Progettisti Progetto architettonico, direzione lavori e coordinamento, arch. Gianluca Gelmini; coll. arch. Andrea Pressiani
  • Progetto strutture Prof. Lorenzo Jurina
  • Progetto impianti meccanici e termosanitari P.I. Livio Mazzola
  • Progetto impianti elettrici ing. Alfredo Ravasio progettista degli impianti elettrici
  • Coordinamento Sicurezza arch. Matteo Maggioni
  • Opere edili e di restauro Impresa edile Alissa; Compagnia della pietra; Impresa edile Mazzoleni Giuseppe; Cocciopesto Restauri
  • Opere in ferro Carpenteria di Giuseppe Mazzola; Carpenteria di Alfredo e Stefano Turani
  • Impianti elettrici e illuminotecnici Helpi srl di Gianfranco Gambirasio
  • Impianti meccanici e termosanitari VITIS Impianti srl di Carmine Valentino
  • Rivestimenti in rame Impresa RCR srl
  • Tinteggiature e verniciature Mauro Cavalli
  • Opere in cartongesso Quadri e Bonasio
  • Pavimentazioni Parim srl
  • Serramenti Sideros Acciaio srl

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