Edilizia rurale storica | Casale Bergamelli, Cologno al Serio (Mi)

Recupero sostenibile per il Casale

Gli interventi hanno previsto il ripristino di tutti gli edifici storici e la demolizione con successivo recupero volumetrico dei fabbricati accessori destinati a supporto delle attività agricole privi di valore storico e architettonico. Gli edifici con funzione residenziale sono stati in parte trasformati con nuova destinazione d’uso di tipo ricettivo. Gli edifici soggetti a ristrutturazione hanno subito interventi radicali con la sostituzione di tutte le strutture orizzontali e le coperture.

Il complesso è situato nella zona nord del territorio comunale di Cologno al Serio, ed è posto a lato della strada provinciale n. 122 denominata «la Francesca». Si tratta di un complesso databile attorno al secolo XV, formato da alcuni edifici disposti su più livelli attorno a una corte centrale, originariamente con destinazione rurale.

Risultato del restauro conservativo, vista del prospetto ovest.
Risultato del restauro conservativo, vista del prospetto ovest.

All’interno della corte, posta sul margine ovest del complesso, era collocata la casa padronale e una cappella di modeste dimensioni con attigua sacrestia posta a lato. In tempi più recenti, nell’area posta a nord e a est del complesso, sono stati costruiti alcuni edifici rurali, composti prevalentemente da tettoie e stalle, destinati al ricovero degli attrezzi agricoli e al ricovero del bestiame.

Gli edifici, da tempo abbandonati, presentavano condizioni di evidente degrado. Una nuova funzione è stata assegnata anche a diverse porzioni della cascina: le due ali con destinazione produttiva agricola sono state trasformate in edifici destinati ad accogliere attività terziarie e ricettive.

La ricchezza storica e artistica di questi fabbricati soggetti a restauro conservativo ha richiesto una particolare sensibilità nel recupero anche funzionale degli elementi esistenti. Tutte le operazioni sono state effettuate seguendo i criteri approvati dalla Soprintendenza.
La ricchezza storica e artistica di questi fabbricati soggetti a restauro conservativo ha richiesto una particolare sensibilità nel recupero anche funzionale degli elementi esistenti. Tutte le operazioni sono state effettuate seguendo i criteri approvati dalla Soprintendenza.

Gli edifici con funzione residenziale sono stati in parte trasformati con nuova destinazione d’uso di tipo ricettivo: l’ala della cascina destinata alla residenza degli agricoltori e la porzione posta a nord della casa padronale, sono stati trasformati per tutti e tre i livelli in attrezzatura ricettiva di tipo alberghiero e di ristorazione.

Per i rimanenti volumi e superfici è stata confermata in parte la destinazione residenziale esistente e in parte è stata trasformata da destinazione residenziale a museo della Beata Verzeri.

Prospetto nord-est e ovest della corte interna.
Prospetto nord-est e ovest della corte interna.

Gli edifici prima dell’intervento.  Il complesso si presentava con le caratteristiche tipiche degli edifici rurali storici con la disposizione dei fabbricati attorno a una corte centrale, la presenza della casa padronale e dei fabbricati destinati ai lavoranti, le stalle e i fienili.

Gli edifici sono stati costruiti, presumibilmente, in epoca compresa tra la fine del XV e l’inizio del XVIII secolo, mentre il piccolo edificio religioso, in relazione ai caratteri architettonici e decorativi, sembra essere stato edificato successivamente, intorno alla prima metà del XIX secolo.

Prospetto nord-est e ovest della corte interna.
Prospetto nord-est e ovest della corte interna.

La casa padronale era caratterizzata da un loggiato posto al pianterreno, delimitato da colonne in pietra arenaria con basamenti e capitelli nello stesso materiale. Era disposto su due livelli oltre a un ampio sottotetto adibito a soffitta. I vari livelli erano collegati esternamente da una scala posta all’estremità sud-ovest del loggiato.

Vista corte interna, il loggiato della casa padronale.
Vista corte interna, il loggiato della casa padronale.
Accesso alla corte interna dalla torre passeriera.
Accesso alla corte interna dalla torre passeriera.

L’edificio adibito all’alloggiamento dei braccianti era posto a ovest della casa padronale, in continuità con la stessa e si sviluppava su tre livelli, con altezze interne dei locali minori rispetto a quelle dell’edificio padronale. Il pianterreno e il primo piano erano collegati tramite una prima scala in legno che dava accesso a una grande loggia, delimitata da pilastri in laterizio intonacato; ai lati estremi della loggia erano posizionate ulteriori scale in legno che conducevano all’ultimo piano soprastante.

Vista del prospetto interno alla corte, gli alloggi dei braccianti.
Vista del prospetto interno alla corte, gli alloggi dei braccianti.

I solai intermedi e il solaio di copertura erano composti da travature in legno con sovrapposti assito e pavimentazione in cotto. Racchiudevano la corte sui lati sud-est e nord-ovest due corpi di fabbrica disposti su due piani e non collegati tra loro, all’interno dei quali erano ubicate, rispettivamente ai piani terra e primo, le stalle e i fienili.

Vista interna, solaio intermedio a volte in cotto.
Vista interna, solaio intermedio a volte in cotto.

All’interno del corpo prospiciente la strada Francesca che era utilizzato come stalla e deposito dei cereali, si poteva notare un solaio in cemento armato sorretto da pilastri dello stesso materiale, costruiti in epoca relativamente recente, in sostituzione dell’originario solaio in legno.

Edifici destinati a stalle-deposito all’interno della corte.
Edifici destinati a stalle-deposito all’interno della corte.

Il solaio intermedio del corpo di fabbrica che collegava gli alloggi dei braccianti con la stalla, affacciato sulla Francesca, era parzialmente formato da volte in cotto in precarie condizioni statiche ed era sorretto nei punti soggetti a maggior rischio di cedimento, da pilastrini in mattoni e da puntelli in legno. Completava i volumi attestati intorno alla corte, una tettoia aperta sul lato sud est.

Ricostruzione della porzione agricola delle logge e dei fienili in parte crollati.
Ricostruzione della porzione agricola delle logge e dei fienili in parte crollati.

La sequenza delle lavorazioni in cantiere.
L’intervento volto al recupero del complesso è stato suddiviso in tre parti distinte fra loro per il tipo di approccio e per la destinazione d’uso.
1. La prima parte ha riguardato essenzialmente gli edifici da conservare integralmente, sia come testimonianza storica, sia come destinazione d’uso. L’approccio dunque è stato quello tipico del restauratore, con interventi chirurgici tesi a conservare l’involucro in tutte le sue parti. Questa parte non è stata completata in quanto l’edificio padronale ha manifestato alcuni problemi strutturali che hanno reso necessari ulteriori approfondimenti.

Sistemazione della facciata della barchessa con sigillatura dei borlanti di fiume eintonaco raso-sasso.
Sistemazione della facciata della barchessa con sigillatura dei borlanti di fiume eintonaco raso-sasso.

2. La seconda parte ha riguardato il recupero dei volumi più propriamente destinati alle attività agricole e agli alloggi dei contadini. Questi volumi sono stati conservati recuperando le membrature esterne verticali e la disposizione planimetrica e altimetrica. Sono stati effettuati tutti gli interventi necessari a rendere perfettamente funzionali gli ambienti in relazione alle nuove destinazioni d’uso. Parte di tale volume è stata destinata ad attività terziarie e commerciale, parte a residenza.

Conservazione della copertura della torre con restauro della struttura lignea originale.
Conservazione della copertura della torre con restauro della struttura lignea originale.

3. La terza parte comprende due edifici di nuova costruzione che volumetricamente hanno sostituito le stalle esistenti. Tali volumi sono stati volutamente distanziati dall’edificio storico in modo che questo potesse esprimere più compiutamente i suoi valori legati al passato.
I due nuovi edifici sono stati realizzati con una tipologia architettonica certamente riconoscibile, in quanto destinati a nuove attività commerciali, con un’attenzione particolare agli aspetti formali e ai materiali. Nella sostanza tutte le scelte sono state guidate dall’obiettivo di valorizzare l’edificio storico creando una gerarchia d’importanza fra i vari fabbricati.

Realizzazione delle coperture con nuovi canali in rame e recupero dei coppi preesistenti (sagrestia e cappella).
Realizzazione delle coperture con nuovi canali in rame e recupero dei coppi preesistenti (sagrestia e cappella).

Gli edifici soggetti a ristrutturazione. Gli interventi in questi edifici sono stati radicali, con la sostituzione di tutte le strutture orizzontali e le coperture. In alcuni casi sono state sostituite anche le strutture verticali che mostravano grosse carenze per lo stato di manutenzione e per la qualità dei leganti utilizzati. Come si vede nelle foto tutte le pilastrature che compongono i porticati e i loggiati sono stati sostituite.

Miglioramento delle prestazioni statiche degli impalcati esistenti con chiodatura dei travetti e predisposizione delle armature necessarie per la realizzazione del getto collaborante.
Miglioramento delle prestazioni statiche degli impalcati esistenti con chiodatura dei travetti e predisposizione delle armature necessarie per la realizzazione del getto collaborante.

Per consolidare i muri esistenti e adeguare il sistema fondale ai nuovi carichi trasmessi dai nuovi edifici sono stati realizzati cordoli di collegamento e sottomurazioni in grado di allargare la superficie di contatto con il terreno ovvero la portanza delle membrature verticali.

I pilastri a vista sono stati realizzati in calcestruzzo armato gettato in opera e rivestiti successivamente in mattoni pieni. Alcune porzioni di muratura a sacco sono state sostituite con murature in blocchi di laterizio dello spessore di 45 cm; queste sono state rivestite con uno strato di borlanti dello spessore di cm 20, in grado di evocare le modalità costruttive che hanno accompagnato la vita di tutto l’edificio.

Vista della porzione della facciata est con mura di ciottoli e mattoni a vista.
Vista della porzione della facciata est con mura di ciottoli e mattoni a vista.

Tutti gli impalcati sono stati ricostruiti con strutture in legno e calcestruzzo collaborante; nella maggior parte dei casi, essendo stata affidata la fornitura dei travetti alla ditta Nulli, è stato utilizzato quale collegamento il dispositivo da essa brevettato. Nella sostanza si tratta di una fresatura circolare, realizzata a opportuna distanza derivata dal calcolo, che riempiendosi di calcestruzzo rende efficacie il collegamento legno-calcestruzzo.

Ricostruzione di porzione di muratura con paramenti interni in mattoni di laterizio e paramenti esterni in borlanti di fiume sigillati sotto-spessore.
Ricostruzione di porzione di muratura con paramenti interni in mattoni di laterizio e paramenti esterni in borlanti di fiume sigillati sotto-spessore.

Tutte le coperture sono state realizzate in legno utilizzando forme e schemi statici di volta in volta diversi a seconda delle luci e della geometria dell’edificio stesso. Particolarmente interessante è la struttura dell’edificio destinato a sala riunioni, dove le capriate sono state realizzate con elementi in legno lamellare con le forme tradizionali, strutturalmente spinte verso dimensioni più impegnative, mantenendo intatto il significato della catena, del monaco, delle saette e dei puntoni. È stata salvaguardata la tessitura in mattoni dei fienili dove, attraverso l’inserimento di serramenti interni, si è potuto mantenere la memoria di un’architettura ormai scomparsa e nel contempo ottenere i livelli di comfort richiesti per la sala riunioni.

Completamento della facciata con sistema di oscuramenti interni e mantenimento dell’ordine-disordine delle aperture preesistenti.
Completamento della facciata con sistema di oscuramenti interni e mantenimento dell’ordine-disordine delle aperture preesistenti.

Le corti sono state completamente ricostruite alla luce del fatto che negli anni sono state utilizzate come recinto degli animali, come deposito e parcheggio. La corte vecchia (su cui si affacciano la torre, la chiesetta e la casa padronale) è stata completata in modo astratto con un tappeto erboso, un simbolo della nuova famiglia e una perimetrazione in pietra che consente i collegamenti pedonali fra le varie funzioni.

La corte nuova è stata volutamente ridisegnata utilizzando prodotti cementizi opportunamente lavorati. Tutto si riconduce all’elemento più prezioso per tutta la storia del Casale, il pozzo. Il pozzo è stato recuperato, restaurato e posizionato in modo che lo stesso possa rappresentare il simbolo e il filo di collegamento con il passato per tutti gli edifici recuperati.

Montaggio delle travi in legno lamellare sulle nuove strutture a servizio dell’azienda di noleggio gru e vendita materiali edili.
Montaggio delle travi in legno lamellare sulle nuove strutture a servizio dell’azienda.

Gli edifici commerciali realizzati ex-novo. Dapprima si è provveduto a eliminare tutte le infrastrutture agricole presenti (magazzini, stalle, silos). Il terreno come previsto dal geologo presentava caratteristiche geo-meccaniche del tutto favorevoli ad accogliere nuove costruzioni senza necessità di bonifiche. Come da manuale si è proceduto con gli scavi e il getto delle fondazioni necessarie sia per la realizzazione dei pilastri sia per la formazione dei muri di tamponamento e per il vespaio.

Realizzazione nuovi edifici a servizio dell’attività.
Copertura in legno lamellare.

Effettuati i riempimenti e i livellamenti è stato realizzato il vespaio areato con le modalità tradizionali che prevedono nella sostanza la formazione di canali che consentano l’estrazione e il trattamento dell’aria.

A seguire sono stati gettati i pilastri in calcestruzzo armato gettato in opera con casseri isolanti a perdere in fibra di legno. Tutti i muri di tamponamento, che per ragioni sismiche dovevano essere rinforzati con calcestruzzo, sono stati realizzati con blocchi cavi in fibra di legno i cui spessori sono stati scelti in base alle esigenze termiche dell’edificio.

Realizzazione delle strutture a servizio delle attività: pilastri in c.a. muri in blocchi di legno-cemento, copertura in legno lamellare.
Realizzazione delle strutture a servizio delle attività: pilastri in c.a. muri in blocchi di legno-cemento, copertura in legno lamellare.

Interessante e non consueta è stata la realizzazione delle coperture a due falde interamente in legno lamellare con luci significative e sbalzi proporzionati all’esigenza dell’azienda di accatastare all’esterno i materiali da vendere.

Le travi principali, a sezione variabile, sono state realizzate in modo da ottenere il tetto a due falde previsto e la forma ad arco interna è stata scelta per dare forza agli spazi commerciali.

Le finiture interne sono state guidate dalla necessità di favorire l’organizzazione delle vendite e l’accoglienza dei clienti. Per i pavimenti è stato utilizzato in parte un battuto cementizio finito con resina e piastrelle in gres-porcellanato.

Nuovi edifici a servizio dell’attività.
Nuovi edifici a servizio dell’attività commerciale: noleggio gru e vendita di materiali edili.

Le pareti laterali sono state rivestite con cartongesso. Molte risorse sono state impiegate nell’organizzazione e nelle finiture degli spazi interni che per ragioni legate all’attività hanno richiesto notevoli spazi per la movimentazione dei materiali, per la manovra dei mezzi, per lo stoccaggio dei materiali, per il parcheggio dei clienti e per il parcheggio dei dipendenti. Tutti questi spazi sono stati evidenziati mediante la formazione di percorsi pedonali accompagnati da aiuole e installazioni verdi.

Nelle zone più preziose sono stati utilizzati materiali naturali come pietra e legno, nelle altre aree è stato utilizzato il conglomerato bituminoso e il calcestruzzo. La grande quantità di superfici impermeabili ha richiesto una rete particolarmente ricca e complessa per la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche. Sono state realizzate vasche di prima pioggia in calcestruzzo vibro-compresso e una decina di pozzi disperdenti costituiti da anelli forati sempre di calcestruzzo.
casale cologno
Dal 1400 al 2001 la struttura antica era pressoché intatta.
Il Casale è stato oggetto di studi da parte di vari appassionati che ne hanno colto la valenza storica e ambientale. In particolare, Giuseppe Foglieni che, spinto soprattutto dal desiderio di conoscere i luoghi che hanno visto crescere Beata Teresa Verzeri, ha indagato sulle origini del fabbricato e sulle trasformazioni che esso ha subito nel corso dei secoli.

Quanto segue sono citazioni dal testo che Giuseppe Foglieni ha dedicato agli attuali proprietari Angela Manenti e Gerardo Bergamelli intitolato «I Verzeri e Cologno» stampato presso Tipocarto srl – Caravaggio (Bg) nel 2003.
«L’arrivo dei Verzeri nel territorio di Cologno risale certamente alla prima metà del ‘400 e in tale epoca inizia la costruzione della cascina, a sud della preesistente Betosca in una zona di risorgive, sufficientemente boschiva, potenzialmente fertile e produttiva. Posta in mezzo tra la vecchia strada di Muratella e l’antica Franzischa, servita dalla tortuosa carreggiabile delle Galose, era a quei tempi facilmente collegabile e nello stesso tempo abbastanza isolata da permettere lunghi periodi di riposo e di indipendenza ai suoi proprietari. Le acque erano in superficie: bastava aprire una bocca e canalizzarle per garantire un afflusso abbondante per l’irrigazione; ma già nel 1000 scorreva la Seriola del Convento di San Pietro di Brozate (Matris Domini – Cascina Gualda), poi derivazione dal Serio, successivamente nel 1500-1600 il prolungamento da Gorle della Vescovada».

Casale di Cologno al Serio: com'era, particolare della facciate est.
Casale di Cologno al Serio: com’era, particolare della facciate est.

In questa zona ottimale, che geologicamente segna la demarcazione tra il terminale ghiaioso alluvionale della pianura e l’inizio ascendente delle Prealpi, provocando il fenomeno naturale dei fontanili, sorge il Casale. La struttura antica, prima dell’intervento era ancora pressoché intatta e interpretabile, purtroppo da un paio di decenni non ben conservata. Si potevano leggere in modo facile le sovrapposizioni successive e le superfetazioni degli ultimi due secoli rese necessarie dalle diverse destinazioni succedutesi.

Il grande portone d’ingresso, con stemma consunto, è sormontato dalla torre passeriera. L’arco d’entrata sostiene a destra il frontale dell’elegante chiesetta intitolata a Sant’Antonio da Padova. Sulla sinistra inizia una lunga fuga di ambienti posti su due piani, adibiti ad abitazione della servitù e magazzini di deposito viveri; a nord sono situate le abitazioni padronali, con vasto porticato interno rivolto a sud, costituito da sei arcate, una fuga di stanze a piano terra e al piano primo una volta completamente affrescata con soggetti prevalentemente religiosi così come qua e là riemerge dai vari strati di imbiancatura sovrapposti negli scorsi decenni.

Particolare della chiesetta com'era.
Particolare interno della chiesetta com’era.

Porticati bianchi e assolati attenuavano la luminosità degli ambienti retrostanti, offrivano all’abitatore la vista del vasto brolo chiuso di 4000 mq, ridotti negli anni 1960 per far luogo all’attuale strada Francesca, verde di alberi da frutta, viti, cespugli e querce.

Il lato nord, che apriva con un portone a passeggiate riservate dei padroni in un prosieguo di brolo illimitato, aveva e conserva mura fatte di ciottoli e mattoni dove occhieggiano a piano terra alte finestrelle quadrate, quasi feritoie, che filtravano nelle numerose stanze il chiarore della luce ovattata del settentrione. Sul lato nord proseguivano, frammezzate da un muro divisorio perpendicolare, altrettante campate di portici e ambienti più ampi, ma meno numerosi, che fungevano da abitazione alle famiglie dei coloni, sempre più affollate fin dalla prima metà del ‘900.

Le stalle, con sovrapposti fienili che chiudevano il lato est con soffitti a volta in mattoni e con pilastrature interne di sostegno, ospitavano mucche, cavalli da tiro, cavalli per le carrozze, animali da cortile. Il lato sud era chiuso nel cortile dei contadini da alcuni portici che servivano da deposito di attrezzi e granaglie; il resto, nella parte padronale, era separato dalla muraglia che raggiungeva la cappella e separava dal brolo, assegnando a tutto il complesso l’isolamento di cascina fortezza. Parte di questo fu demolito e modificato per far posto alle stalle nel 1938.

La proprietà, durante la vita dell’ultimo Verzeri Vescovo, fu amministrata dal cognato Francesco Bernardi. Nel 1998 la famiglia Bergamelli manifesta interesse per il “Casale” e comincia a immaginare come le proprie attività possono rivitalizzarsi in un ambiente storicamente importante e ricco di qualità ambientali.

Casale di Cologno al Serio oggi.
Casale di Cologno al Serio oggi.

Nel 2001 si creano le condizioni perché la famiglia Bergamelli possa entrare in possesso del «Casale» acquistandolo dai signori Cantamesse-Airoldi, dando così inizio al percorso che porterà l’azienda a trasferirsi a Cologno al Serio.

Ing.Sebastiano Moioli | Progettista e direttore lavori
Ing. Sebastiano Moioli | Progettista e direttore lavori

Chi ha fatto Cosa
Proprietà: Famiglia Bergamelli, Nembro (Bg)
Committente: Gaber Group srl, Cologno al Serio (Bg), famiglia Bergamelli Gerardo
Progetto e direzione lavori: ing. Sebastiano Moioli
Progetto impianti meccanici ed elettrici: Mcz Ingegneria srl, ing. Enrico Zambonelli
Impresa costruttrice: Impresa Salvi Romano, Villa di Serio (Bg)
Copertura in legno: Gruppo Nulli srl, Iseo (Bs)
Impianto elettrico: Mino Massimo Impianti srl, Nembro (Bg)
Impianto termoidraulico: Termoimpianti srl, Bergamo
Serramentisti: Hobby Canevisio srl, Cassano D’Adda (Mi)
Ascensori: Beta Lift srl, Inzago (Mi)

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