Costruzioni | Tendenze

Report PlanRadar: i trend delle costruzioni a livello globale

PlanRadar ha diffuso il report "The Architecture of the Future" frutto di un’analisi approfondita in dodici paesi tra Europa, Nord  America e Medio Oriente. L’indagine ha coinvolto esperti, istituti indipendenti, associazioni professionali ed enti governativi. Dalla ricerca è emerso che il settore delle costruzioni propende sempre di più per l’impiego di materiali naturali e sostenibili, oltre che resilienti ai fenomeni climatici estremi.

PlanRadar, una delle principali piattaforme digitali europee per la gestione dei cantieri, ha presentato The Architecture of the Future, il rapporto dedicato ai principali trend dell’architettura a livello mondiale a cui hanno preso parte esperti del settore che lavorano in 12 diversi paesi.

Il sondaggio ha messo in luce le principali tendenze dell’architettura nei prossimi decenni a livello globale e le aree in cui prevalgono tendenze specifiche legate al contesto locale.

Se infatti è vero che alcune sfide, come ad esempio il climate change, costringono i professionisti delle costruzioni a mobilitarsi in modo analogo ovunque nel mondo, è tuttavia altrettanto evidente che gli impatti di questi fenomeni globali possono essere diversificati e richiedere risposte differenti.

Per capire come la community globale delle costruzioni si stia adattando al cambiamento per pianificare il futuro, PlanRadar ha condotto una ricerca approfondita in 12 Paesi: Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania,  Austria, Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Emirati Arabi Uniti e Polonia, esaminando prospettive, regolamentazioni e analisi sul futuro dell’architettura.

L’indagine ha coinvolto esperti, istituti indipendenti, associazioni professionali ed enti governativi per raccogliere dati indicativi delle rispettive priorità, ambizioni  e strategie.

Planradar | I trend principali dell’architettura globale.

Secondo quanto rilevato, a fronte di tendenze ampiamente diffuse (come la crescente spinta verso la sostenibilità e la riduzione delle emissioni), emergono aspetti particolari, talvolta  singolari: l’Italia, ad esempio, è l’unico paese in cui gli esperti considerano seriamente la “depavimentazione” (rimozione dell’asfalto) come una delle principali tendenze del design urbano di domani.

La Spagna è il paese con la maggior propensione ad abbracciare l’innovazione nello sviluppo urbano, mentre l’Ungheria è il più scettico. O ancora: due terzi dei Paesi considerano la canapa come un materiale da costruzione con un grande potenziale, mentre la Francia è l’unica nazione che privilegia il lino.

I trend identificati

Sostenibilità – I principali enti ed esperti di tutti i Paesi coinvolti nella ricerca dichiarano di essere impegnati a migliorare la sostenibilità della professione. Quasi due quinti delle emissioni globali di carbonio, infatti, sono attribuite a sviluppo, uso e demolizione degli edifici e gli architetti di tutto il mondo sono ben consapevoli  del proprio ruolo nel migliorare la sostenibilità delle strutture che progettano.

Riduzione delle emissioni – Costruire edifici net zero, ovvero a emissioni zero, è una tendenza chiave in 10 su 12 dei Paesi coinvolti. In un edificio net zero, i materiali utilizzati, la costruzione stessa, il funzionamento e l’eventuale smantellamento non dovrebbero produrre emissioni e, se questo non fosse possibile, le emissioni vengono compensate tramite l’acquisto di crediti di carbonio (carbon offset).

Vivibilità e progettazione incentrata sull’uomo – In sette dei 12 Paesi oggetto dell’indagine emerge l’attenzione per la vivibilità. La crescente consapevolezza che gli edifici possono essere più che semplici luoghi in cui lavorare o passare il tempo, richiede competenze di progettazione in grado di migliorare la qualità della vita, la salute e il benessere delle persone.

Sebbene questo aspetto sia stato compreso da tempo nell’ambito della teoria e della formazione progettuale, è positivo constatare che oggi costituisca una delle attività core degli architetti in molti Paesi.

Gli edifici come parte integrante dell’ambiente – Per molti anni gli edifici sono stati  costruiti senza tenere conto dell’ambiente circostante. Indipendentemente dal luogo, venivano infatti costruiti con materiali e progetti simili.

Tuttavia, nel 50% dei Paesi gli architetti danno ora la priorità a un approccio alla costruzione più sensibile al territorio,  in cui il paesaggio circostante l’edificio, la luce naturale, l’orientamento, le condizioni  atmosferiche e altri fattori influenzano lo stile scelto ed utilizzato.

Resilienza alle condizioni meteorologiche estreme – Poiché i cambiamenti climatici iniziano a farsi sentire, cinque dei 12 Paesi dichiarano di voler iniziare a progettare  edifici più resilienti.

È da notare che alcuni dei Paesi che hanno sottolineato l’importanza della resilienza sono stati essi stessi colpiti in modo significativo da  fenomeni climatici estremi, proprio come nel caso dell’Italia.

Riutilizzo e riqualificazione degli edifici – Per la maggior parte della storia, la priorità dell’architettura è stata quella di costruire ex novo. Tuttavia, a causa delle preoccupazioni per la sostenibilità, sei dei 12 Paesi segnalano che la ricerca di modi per riutilizzare o rinnovare le strutture esistenti costituirà un’importante tendenza per  l’architettura del futuro.

Crescente attenzione allo sviluppo urbano locale – Per ridurre la dipendenza dalle  auto e i tempi di spostamento, lo sviluppo urbano locale dà la priorità alla collocazione  di servizi – dai negozi di alimentari ai fornitori di servizi sanitari agli spazi di co-working – a pochi passi dalle abitazioni. Gli architetti di un terzo dei Paesi sottolineano questa  tendenza come prioritaria, oltre che ricollegabile a quelle della vivibilità e della  progettazione incentrata sull’uomo.

Report Planradar | Le best practice per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Dal locale al globale: il confronto tra i Paesi

Se guardiamo a come questi trend globali trovano declinazione nei diversi Paesi, ci sono  alcuni risultati che meritano di essere sottolineati.

Per quanto riguarda la sostenibilità, è evidente che tra i paesi del campione esistono  differenti strategie e interpretazioni di questo paradigma. Per 10 Paesi su 12, tra cui l’Italia, il  principio del net zero rappresenta il futuro delle costruzioni.

La resilienza architettonica rispetto alle condizioni climatiche estreme è invece, molto pragmaticamente, un’istanza  avvertita da cinque paesi su 12, ovvero in Italia, Regno Unico, Germania, Francia e Stati Uniti: in queste nazioni il climate change è diventato infatti più evidente negli ultimi anni, spingendo  verso la ricerca di soluzioni per contrastare le condizioni meteo avverse.

Guardando alle best practice di sostenibilità, è evidente che è richiesto un passaggio dalla  prospettiva di costruire singoli edifici allo sviluppo urbano in senso ampio. Il 50% dei Paesi,  ad esempio, si aspetta che le energie rinnovabili diventino parte integrante dei futuri trend  architettonici. Inoltre, secondo 10 paesi su 12, una strategia chiave è la promozione della pedonalizzazione (walkability), con le sole eccezioni di Polonia e Stati Uniti.

Non solo. In sette dei 12 Paesi tra le tendenze future dell’architettura figurano l’economia  circolare e l’utilizzo di materiali da costruzione riutilizzabili, mentre otto menzionano la  conservazione dell’acqua.

Report Planradar | Focus materiali.

Focus sui materiali

Se il futuro è rappresentato dai biomateriali rinnovabili, è interessante vedere in dettaglio quali sono destinati a diventare più comuni in architettura nei prossimi decenni.

Otto dei 12 Paesi ritengono che in futuro saranno il legno e la canapa ad essere sempre più  utilizzati nelle costruzioni, cinque vedono invece un crescente potenziale per la paglia e altre erbe, mentre tre indicano i funghi.

Tutti questi biomateriali sono altamente sostenibili poiché assorbono l’anidride carbonica durante la loro crescita e la “immagazzinano” per decenni nella  struttura di un edificio.

Anche il riciclo di materiali per l’edilizia, in primis cemento e mattoni, è destinato ad avere  un ruolo chiave: basti pensare che la produzione di nuovo cemento rappresenta da sola il 7% delle emissioni globali.

Se la maggior parte dei Paesi ha espresso interesse per materiali alternativi o riciclati, altri stanno tracciando la propria strada. Gli esperti italiani, ad esempio, prevedono che gli architetti  utilizzeranno il maggior numero possibile di materiali alternativi nelle costruzioni future, tra cui il grafene, le vernici ecologiche fotocatalitiche, il nylon rigenerato, i materiali compositi e il calcestruzzo in fibra di carbonio.

Anche qui, per contro, troviamo Paesi relativamente  conservatori: l’Ungheria, per esempio, identifica solo il legno e il legno lamellare come materiali nuovi che verranno utilizzati nei prossimi anni, mentre gli Emirati Arabi Uniti  esprimono interesse solo per i materiali intelligenti”.

La resilienza

La resilienza nel settore delle costruzioni fa riferimento alla capacità di un edificio di resistere agli shock esterni. Come la ricerca ha messo in luce, solo cinque dei 12 Paesi coinvolti, tra  cui Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Germania e Francia, pongono l’accento sulla resilienza alle condizioni climatiche estreme e questo è dovuto almeno in parte alla loro storia o alla loro conformazione geografica. Ad esempio, Regno Unito e Germania sono stati colpiti da numerose alluvioni improvvise negli ultimi anni, mentre in Italia i terremoti restano una minaccia perenne.

Tuttavia, dato che i cambiamenti climatici interesseranno prima o poi tutti i Paesi, è piuttosto preoccupante che alcune nazioni non sembrino ancora prendere seriamente in  considerazione la possibilità di rendere l’architettura più resiliente.

Retrofit e ristrutturazione

La popolazione mondiale continua a crescere, di conseguenza c’è una continua necessità di  costruire nuove abitazioni. Tuttavia, più si sviluppa utilizzando nuove materie prime, maggiori sono i costi ambientali.

Ecco perché un numero crescente di Paesi sta iniziando a dare priorità al retrofit, alla ristrutturazione e al riutilizzo degli edifici esistenti, con sei nazioni (Regno Unito, Germania, Austria, Francia, Spagna e Repubblica Ceca) che li hanno complessivamente  indicati come un trend del futuro.

Curiosamente in Italia questa esigenza non è sentita, nonostante l’immenso patrimonio  storico-culturale e l’età media elevata del patrimonio immobiliare nazionale: secondo recenti rilevazioni dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con il Mef, in Italia sono presenti 57 milioni di unità immobiliari e il 70% delle case italiane ha più di 50 anni. Inoltre, sono 73.000 gli immobili che richiedono opere di manutenzione urgenti, ad esempio nelle aree colpite dai  terremoti o dalle conseguenze del climate change.

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