Dal ministero dei Beni e delle attività culturali la notizia dell’approvazione delle linee guida applicate all’articolo 182 del Codice dei beni culturali (dlgs 42/2004), che in via transitoria ha dettato una disciplina per l’acquisizione (diretta o indiretta) dell’abilitazione professionale di restauratore e di collaboratore restauratore dei beni culturali.
La stessa che permetterà, una volta che il sistema funzionerà a regime, di far parte di specifici albi costituiti presso il Ministero. È lo stesso Codice dei beni culturali a prevedere che, in una prima fase transitoria, la qualifica di restauratore e di collaboratore restauratore si acquisisca tramite un’apposita procedura di selezione pubblica che dovrà essere conclusa entro il 30 giugno 2015.
Campo ristretto. Secondo la norma di riferimento, il titolo spetterà di diritto ad un ristretto numero di soggetti, in particolare chi ha conseguito il titolo di laurea quinquennale o il diploma presso le accademie e gli istituti di alta formazione accreditati.
Gli altri soggetti che si sono formati in altra sede o hanno acquisito un’esperienza sul campo dovranno dimostrare di essere idonei e, in particolare, di essere in possesso di determinati requisiti.
Nello specifico, accanto ad alcuni titoli di studio (anche regionali), le attività di restauro svolte e le competenze auto-certificate, come si legge nella premessa alle linee guida formulate allo scopo di dare ordine alla situazione pregressa esistente sul mercato del lavoro.
L’iter e le modifiche del provvedimento. È la stessa disciplina sul settore ad aver subito diverse modifiche dopo che con il decreto ministeriale 53/2009 era stata disciplinata la prova di idoneità utile all’acquisizione di queste qualifiche.
A partire da settembre del 2009, sulla base di specifiche linee guida, era stata avviata una procedura di selezione telematica delle domande, selezione rimasta sulla carta poiché per le rappresentanze sindacali di settore e per il Parlamento le procedure erano troppo restrittive e penalizzanti, specie per alcune categorie di operatori.
La selezione fu sospesa a fine 2010 allo scopo di rivedere l’articolo 182. La ridefinizione di questo articolo avvenne attraverso la legge 7/2013, che ha previsto, sulla base di nuovi requisiti, una procedura nuova di selezione pubblica che dovrà essere chiusa entro il 30 giugno del prossimo anno.
Nel merito delle linee guida. In questa fase, che possiamo definire transitoria, per acquisire il titolo di restauratore e di collaboratore restauratore è necessario metter mano ad una selezione pubblica oppure superare una prova di idoneità con valenza di esame di Stato abilitante all’esercizio dell’attività: nel caso specifico solo per chi ambisce al titolo di restauro.
La qualifica viene acquisita per il settore o specifici settori richiesti, che dovranno essere indicati nella domanda. Per la prova di idoneità dovrà essere svolto un ulteriore decreto del Mibac (definito in comunione con il Miur). Nella bozza delle linee guida si legge che le selezioni e le prove verranno indette tramite bandi pubblici pubblicati sul sito del Ministero.