Guida pratica | Reintegro degli intonaci

Restauro di Palazzo Salmatoris: il rispetto delle preesistenze

Intervento di restauro eseguito sulle superfici decorate interne ed esterne di Palazzo Salmatoris a Cherasco (Cuneo), con specifico riferimento agli interventi delle stanza 15 e 16.

Il progetto per il restauro di palazzo Salmatoris, inaugurato nel marzo del 2016, ha portato a un attento recupero della dimora storica e all’ampliamento del centro espositivo e culturale già esistente con la specifica intenzione di creare attorno al Palazzo un’area turistico-culturale della città.

La porzione del secentesco Palazzo, già di proprietà del comune, è un emblema storico per Cherasco e artistico, essendo dagli anni ‘80 cornice di mostre di arte moderna e contemporanea, importanti non solo nel cuneese, ma in tutto il Piemonte e anche a livello nazionale (esposizioni monografiche di artisti di fama mondiale, come Picasso, De Pisis, Ligabue, Campigli, Morandi, Guttuso, De Chirico e Carrà).

Sala 15. La prima pulitura delle polveri incoerenti è stata effettuata con pennelli di setola morbida mentre la seconda pulitura generale è stata effettuata mediante l’impiego di spugne wishab, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica.

Sala n.15 | Stato di conservazione

Prima del restauro questo ambiente conservava i resti di un antico mulino: la volta appariva traforata da aperture attraverso le quali passavano le canne per la divisione dei cereali e in parte era stata demolita per consentire l’inserimento di alcune scale finalizzate all’uso del mulino.

Nell’insieme questo ambiente non presentava impianti decorativi ma sovrapposte coloriture appartenenti a diverse fasi manutentive. Sulle pareti erano presenti ampie lacune che interessavano la cornice di imposta, l’intonaco e la pellicola pittorica.

L’intonaco si presentava in molte zone distaccato dal supporto murario e la pellicola pittorica era ridotta in molte aree a uno stato polverulento. Le numerose lacune che interessavano le varie stratificazioni cromatiche mettevano in luce varie coloriture appartenenti alle diverse fasi manutentive che l’ambiente aveva subito negli anni.

Sala 15. Le formazioni saline presenti in maniera massiccia sono state rimosse preliminarmente con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura al fine di trasformare il gesso in solfato di ammonio più solubile e facilmente asportabile.

Sala n.15 | Operazioni di restauro eseguite

Occorre premettere che l’intervento di restauro eseguito su questo ambiente è stato limitato alla fase conservativa e al reintegro degli intonaci in leggero sottolivello.
In via preventiva si è anzitutto proceduto al bendaggio con garze e resina acrilica di tutte le parti di intonaco e stucco in fase di stacco provvedendo successivamente all’identificazione, tramite percussione, di tutti i punti in cui gli intonaci e gli stucchi si presentavano distaccati dall’arriccio o questi dal supporto murario.

Le cavità sono state pulite dai depositi incoerenti con acqua deionizzata e alcol, in rapporto 1:1. Quindi si è passati alla sigillatura dei bordi in fase di caduta al fine di creare delle sacche chiuse tra il muro e la finitura, nelle quali sono state iniettate, senza dispersioni, malte in fase liquida (Plm-A, Cts).

Tali sacche sono state pressate in più punti con «pressori» al fine di garantire un’omogenea presa del composto, cercando di evitare lesioni dovute a forze di spinta.

Dove gli intonaci presentavano distacchi più consistenti si è optato per ancoraggio a punti con barre in vetroresina corrugate (4 mm diametro) fissate con resina epossidica Eurostac-Ep In 2501 e indurente Eurostac-Ep In 2502 tra le estremità delle due superfici, interna-esterna, dei supporti staccati al fine di garantire una migliore tenuta.

Durante questa fase è stato eseguito il riadagiamento delle scaglie di colore che si presentavano sollevate tramite iniezioni di resina acrilica in soluzione acquosa (10%), caricata con carbonato di calcio al fine di consentire una migliore riadesione, provvedendo alla preliminare velinatura delle scaglie con carta giapponese (17 gr) e alla successiva pressione con rullini di gomma.

La prima pulitura delle polveri incoerenti è stata effettuata con pennelli di setola morbida mentre la seconda pulitura generale è stata effettuata mediante l’impiego di spugne wishab, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica. Nelle zone dove la pellicola pittorica si presentava decoesa, si è proceduto alla pulitura tramite tamponamento, con spugne e acqua deionizzata, previa interposizione di carta giapponese, onde evitare perdita di colore.

La rimozione meccanica delle stuccature cementizie è stata eseguita mediante l’uso di scalpelli manuali e microscalpelli pneumatici a bassa pressione, provvedendo alla preliminare protezione delle aree circostanti.

Le formazioni saline presenti in maniera massiccia sono state rimosse preliminarmente con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura al fine di trasformare il gesso in solfato di ammonio più solubile e facilmente asportabile. Dopo avere provveduto alla rimozione dell’impacco, i sali ancora presenti in superficie sono stati eliminati tramite nebulizzazione di acqua deionizzata e spugne di cellulosa naturale. È stato, infine, effettuato un impacco estrattivo di acqua deionizzata e polpa di cellulosa (200 gr) allo scopo di rimuovere i sali residui ancora presenti sul substrato.

La rimozione degli elementi metallici incongrui è stata effettuata manualmente con pinze, gli elementi metallici originali sono stati, invece, trattati con convertitore di ruggine (Fertan, Cts). La stuccatura delle piccole lacune e delle fessurazioni è stata realizzata con una malta composta da grassello di calce e inerti silicei in curva granulometrica similare all’originale (in rapporto 1:2). Il reintegro degli intonaci è stato eseguito con malta di calce aerea e inerti silicei con granulometria similare all’arriccio originale (in rapporto 1:2,5) in leggero sottolivello.

Sala n.16 | Stato di conservazione

Lo stato di conservazione di questo ambiente era pessimo e praticamente privo di apparati decorativi a eccezione della parete nord dove era visibile un lacerto di affresco realizzato su un intonaco a tessitura liscia. Tutta la zona inferiore era diffusamente interessata da umidità di risalita capillare.

Dai tasselli stratigrafici effettuati sia sulle pareti che sulla volta non sono emersi dati significativi se non quelli riconducibili alle diverse manutentive, a eccezione della parete nord dove la presenza di un lacerto di affresco ha motivato il descialbo della parete che ha messo in luce la continuità dell’impianto decorativo esistente.

La successiva rimozione di alcuni laterizi sulla medesima parete ha evidenziato come questo apparato decorativo proseguisse anche all’interno della muratura perimetrale alla quale, evidentemente, era stato addossato in tempi successivi un muro di prolungamento.
I lacerti emersi hanno motivato la scelta di lasciare a vista uno sguincio di circa una decina di centimetri proprio per dimostrare la continuità dell’apparato decorativo.

L’intervento di descialbo eseguito sull’affresco della parete nord è stato realizzato attraverso mezzi meccanici con vibroincisore, bisturi e martelline. La prima pulitura delle polveri incoerenti è stata effettuata con pennelli di setola morbida.

Sala n.16 | Operazioni di restauro eseguite

Dopo avere individuato tramite percussione tutti i punti in cui gli intonaci e l’affresco si presentavano distaccati dal supporto murario sono state eseguite delle stuccature salvabordo. Successivamente, dopo avere provveduto alla pulizia delle cavità interne da detriti e polveri incoerenti con acqua deionizzata e alcol (rapporto 1:1) sono state eseguite iniezioni con malte specifiche (Plm-A, Cts).

L’intervento di descialbo eseguito sull’affresco della parete nord è stato realizzato attraverso mezzi meccanici con vibroincisore, bisturi e martelline.
La prima pulitura delle polveri incoerenti è stata effettuata con pennelli di setola morbida mentre la seconda pulitura generale è stata effettuata mediante l’impiego di spugne wishab, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica.

La pulitura del lacerto ad affresco della parete nord, oggetto di preliminare descialbo, è stata effettuata con polpa di cellulosa, acqua deionizzata e carbonato di ammonio in soluzione satura con tempi di contatto compresi tra i dieci e i trenta minuti.

Sala 16. La stuccatura delle lacune dei lacerti di affresco è stata realizzata sottolivello con un arriccio a tessitura ruvida composto da calce aerea e inerti silicei intonati a neutro.

La rimozione meccanica delle stuccature cementizie è stata eseguita mediante l’uso di scalpelli manuali e microscalpelli pneumatici a bassa pressione, provvedendo alla preliminare protezione delle aree circostanti.

Le formazioni saline presenti in maniera massiccia sono state rimosse preliminarmente con impacchi di carbonato di ammonio in soluzione satura. Dopo avere provveduto alla rimozione dell’impacco, i sali ancora presenti in superficie sono stati eliminati tramite nebulizzazione di acqua deionizzata e spugne di cellulosa naturale.

La stuccatura delle piccole lacune e delle fessurazioni è stata realizzata con una malta composta da grassello di calce e inerti silicei in curva granulometrica similare all’originale.
La stuccatura delle lacune dei lacerti di affresco è stata realizzata sottolivello con un arriccio a tessitura ruvida composto da calce aerea e inerti silicei intonati a neutro.

Il reintegro degli intonaci della zona inferiore è stato eseguito con calce idraulica naturale (Nhl5, Fenix Tassullo) e inerti silicei in curva granulometrica simile all’originale.
Il reintegro pittorico della sala è stato effettuato con velature di calce spenta e pigmenti naturali di colore neutro. Il reintegro pittorico del lacerto di affresco è stato realizzato con colori ad acquerello ad abbassamento di tono.

Il reintegro degli intonaci della zona inferiore è stato eseguito con calce idraulica naturale.

Riflessioni a margine dell’esperienza

Le operazioni descritte nella presente scheda evidenzia uno dei principi che viene sempre tenuto presente: l’intervento è discreto quando è rispettoso delle preesistenze. Le uniche rimozioni di materiale eseguite sono quelle relative a evidenti problemi di degrado o di futuri e possibili degradi legati per esempio alla presenza di sali nelle malte cementizie. Unica eccezione è la rimozione, anche se molto contenuta di una limitata porzione di una muratura di addossamento allo scopo di far comprendere meglio la complessa stratigrafia del vano. In questo caso la piccola predita è motivata da un incremento notevole della portata informativa della zona su cui si è operato.

Glossario

Ep-In 2501 + Cat. K2502 resina epossidica liquida a bassa viscosità, senza solventi con reattività regolabile, polimerizzabile a temperatura ambiente e in presenza di elevata umidità. Adatta nel restauro di strutture lesionate in calcestruzzo, legno, pietra, cotto, mediante il riempimento delle fessure o l’ancoraggio di chiodi in acciaio o vetroresina. La bassa viscosità ne consente la penetrazione anche nelle fessure più sottili. Elevate caratteristiche meccaniche e di adesione consentono di ripristinare l’omogeneità iniziale delle strutture lesionate.

Chi ha fatto Cosa

Progetto preliminare: Studio Boglietti Associati di La Morra
Progetto esecutivo di restauro del complesso: arch. A. Isola, arch. S. Isola, arch. C. Gardino Isolarchitetti srl, L. Reinero
Progettazione dell’intervento di restauro pittorico: D. Gazzana
Direttore dei lavori: arch. G. Durbiano
Impresa esecutrice delle opere di restauro pittorico: D. Gazzana
Tempistica: luglio 2013-marzo 2016
Finanziamenti: Fondo europeo per lo Sviluppo regionale
Alta Sorveglianza: Soprintendenza Beni artistici per laprovincia di Mondovì, Cuneo, Fossano e Savigliano

Per saperne di più

«Palazzo Salmatoris a Cherasco. Storia di un edificio, dicussione di un restauro» (Umberto Allemandi Editore), a cura di Manfredo di Robilant.

Domenico Gazzana, restauratore
Daniela Pittaluga,
Ssbap già scuola di Specializzazione in restauro dei monumenti, Università di Genova

 

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