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Ecobonus e superbonus, incentivi per una politica industriale di lungo periodo

La riqualificazione immobiliare è il fulcro di un modello utilizzato per raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale del nostro Paese. Un assunto centrale secondo l’esclusivo rapporto di ricerca realizzato dal Censis, l’unico finora condotto da un primario centro studi italiano sul sistema d'intervento dei bonus edilizi. Un'iniziativa in collaborazione con la filiera delle Costruzioni, rappresentata da Ance e Rete delle Professioni Tecniche, e con Harley & Dikkinson, Cna – Conferenza Nazionale Artigianato, Confartigianato e Assocond - Conafi, l’associazione italiana condomini.

È stato presentato a Roma Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del nostro Paese, l’attesa analisi svolta dal Censis che permette, fra i diversi aspetti presi in esame, di delineare una politica industriale di lungo periodo di portata nazionale.

Non solo, la messa a punto di un quadro di incentivi focalizzati sulle abitazioni e sul patrimonio immobiliare s’inserisce oggi all’interno di un processo di vasta portata che, dopo anni caratterizzati da esigue risorse da destinare alla tutela del territorio e del capitale materiale, ha indotto una riconfigurazione delle opportunità di crescita del Paese e ha come obiettivo ultimo la modernizzazione del Paese.

E la trasformazione, che assegna valore a una visione fondata su una programmazione in grado di orientare le risorse disponibili verso l’obiettivo di una crescita stabile per i prossimi anni, apre la strada a una nuova fase in cui i processi di riqualificazione degli edifici e di tutela del territorio possono svolgere un’azione centrale e per molti versi irrinunciabile.

In questo contesto diviene importante concentrare la riflessione su almeno quattro dimensioni, all’interno delle quali prendere in esame e valutare gli effetti e gli impatti collegati agli interventi prodotti.

La dimensione pubblica: la qualità degli investimenti garantisce l’equilibrio dei conti

La sostenibilità finanziaria degli interventi si traduce nell’equilibrio fra le spese previste (in termini di detrazioni) e il gettito fiscale generato dalle attività produttive e dall’occupazione creata e stabilizzata nel tempo. Secondo le elaborazioni riferite a ottobre 2022 (centro studi Cni):

  • a fronte di una spesa cumulata per detrazioni riguardanti il Superbonus 110%, pari a 60,5 miliardi di euro previsti a fine lavori, sono associate minori entrate per lo Stato pari a -17,6 miliardi di euro, con termine ultimo di competenza al 2032;
  • i 55 miliardi di investimenti già ammessi a detrazione attivano direttamente un valore della produzione nella filiera delle costruzioni e dei servizi tecnici connessi pari a 79,7 mld € (effetto diretto) a cui si aggiungono 36 mld € di produzione attivati in altri settori del sistema economico connesso alle componenti dell’indotto (effetto indiretto).

Il Pnrr finanzia, inoltre, investimenti per “prevenire e contrastare gli effetti del cambiamento climatico sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla vulnerabilità del territorio” (misura MC4-2) per un importo complessivo di 8,49 mld € (6 mld per i rischi di alluvione e riduzione del rischio idrogeologico; 2,49 mld per l’efficienza energetica e la valorizzazione del territorio dei Comuni).

La dimensione delle imprese: la spinta all’innovazione e lo sviluppo delle competenze

Le spese collegate al Superbonus hanno contribuito a rivitalizzare il settore delle Costruzioni in Italia. Nei primi cinque mesi del 2022 aumentano dell’11,6% (variazione tendenziale) le iscrizioni delle imprese delle Costruzioni e del 19,0% rispetto allo stesso periodo del 2019.

A livello nazionale si registra rispettivamente una riduzione del 3,2% e del 10,9%. Nel 2021, il valore aggiunto delle Costruzioni è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente. Nel Mezzogiorno la crescita è stata pari al 25,9%, nel Nord Ovest del 22,8%. Più contenuta al Centro (16,3%) e nel Nord Est (18,5%). Fino a ottobre 2022 sono stati ammessi a detrazione 55 miliardi di euro di investimenti; 38,4 miliardi di euro il valore dei lavori conclusi.

Le ricadute in termini di occupazione sono rilevanti sia sul piano quantitativo, sia su quello qualitativo. Nel solo periodo compreso fra gennaio e ottobre 2022, si stima che l’impatto occupazionale del Super ecobonus sia stato pari a 636 mila addetti attivati, di cui 411 mila diretti nel settore edile, dei servizi tecnici e dell’indotto (centro studi Cni).

Le entrate di green jobs previste per il 2021 nel settore delle Costruzioni erano pari all’86,7% sul totale delle entrate previste. Il 40,2% di difficile reperimento (centro studi Confartigianato).

La dimensione delle famiglie e degli individui: costi sociali attuali e benefici collettivi futuri

Comfort abitativo e incremento del valore immobiliare rappresentano i principali effetti legati all’efficientamento energetico degli edifici. Nel 2021 3,5 milioni di famiglie in Italia hanno dichiarato di avere problemi di umidità (13,7% del totale), 2,8 milioni di vivere in abitazioni con problemi strutturali (11,1%) e 2,2 milioni di non riuscire a riscaldare adeguatamente la propria abitazione (8,6%).

La stima dell’incremento medio del valore immobiliare delle unità abitative che hanno beneficiato della riqualificazione energetica è compreso fra il 3% e il 5%, correlato al doppio salto di classe energetica dell’immobile.

La dimensione del territorio e dell’ambiente: prendere sul serio la sostenibilità

Maggiore efficientamento energetico e riduzione dei consumi di CO2 sono due risultati che possono essere attribuiti agli interventi del Superbonus. In due anni gli investimenti attivati hanno prodotto un risparmio energetico pari a circa 11.700 GWh/anno.

Insieme ai circa 150 GWh/anno di nuova potenza rinnovabile installata, è possibile stimare un minor consumo di gas necessario alla produzione elettrica e al riscaldamento domestico che aggira intorno a 1,1 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

In totale il risparmio garantito dai bonus edilizi degli ultimi anni si aggira intorno ai 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre i 2/3 di tutti i risparmi di gas previsti dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico (15 giorni del periodo previsto di riscaldamento, un’ora in meno di accensione e abbassamento di un grado della temperatura massima, con un risparmio stimato in 2,7 miliardi di gas).

La riduzione nelle emissioni di CO2 è stimabile in 1,4 miliardi di tonnellate di mancate emissioni, contribuendo alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano e conseguendo risultati importanti nei processi di transizione ecologica del Paese.

Un ulteriore elemento che dev’essere messo in evidenza è, infine, dato dall’assenza di impatto degli interventi di riqualificazione immobiliare sul consumo di suolo, un aspetto questo che assume particolare rilevanza per il territorio e per l’ambiente in Italia.

Gli effetti sull’offerta e sui prezzi di prodotti per l’edilizia dal sistema di intervento dei bonus edilizi

Il costo degli interventi di ristrutturazione è uno dei punti al centro della riflessione sugli incentivi alla riqualificazione immobiliare. Da più parti si sostiene che l’elevata detrazione a carico dello Stato stia facendo venir meno i meccanismi impliciti di controllo attribuiti al mercato e renda, quindi, necessaria una verifica molto più attenta dei costi sostenuti, attraverso strumenti efficaci di rendicontazione.

Occorre anche registrare che la fase più intensa degli interventi è coincisa con l’incremento dei prezzi delle materie prime, dovuto al rimbalzo della domanda registrato con il superamento della fase emergenziale della pandemia e con quello dei prezzi dell’energia, tuttora molto elevati a causa dell’incertezza prodotta dal conflitto in Ucraina.

Inoltre, la concentrazione della domanda, dovuta alla breve durata prevista per il Super ecobonus, ha rappresentato un’ulteriore causa della crescita dei costi.

La fase attuale, con livelli di inflazione generale elevati rispetto al recente passato, sta riconfigurando i rapporti fra domanda e offerta dei lavori, producendo un effetto non previsto al momento dell’avvio degli incentivi. Questo significa che il quadro generale è sostanzialmente cambiato e occorre riconsiderare le ricadute su tutti gli attori coinvolti nel processo di riqualificazione degli immobili.

Per il Super ecobonus, per il bonus sismico e per quello “facciate”, la Legge di Bilancio 2022 ha fissato il limite massimo ai prezzi di alcune opere, stabilito dal Ministero della Transizione Ecologica per alcuni lavori a seconda della zona climatica. Per quanto non determinato nel decreto si deve fare riferimento ai prezzari predisposti da altre Istituzioni e a quello della casa editrice Dei.

Il provvedimento costituisce un passo importante per contrastare eventuali effetti speculativi: la determinazione del prezzo sull’isolamento delle pareti esterne e per la sostituzione di chiusure trasparenti, compresi gli infissi, a seconda della zona climatica, garantisce equità, assicurando un contributo maggiore per le zone più fredde dove è presumibile che gli interventi volti a raggiungere una maggiore efficienza energetica siano più onerosi.

La decisione strutturale

Anche ben oltre le intenzioni iniziali, l’insieme, la tipologia e la durata degli interventi hanno evidentemente creato le condizioni per una decisa ripresa dell’economia, rendendo percorribile la strada verso la transizione ecologica ed energetica, ponendo le basi per una nuova fase della politica industriale rimasta ferma per troppo tempo.

Per riformare e rimodulare gli incentivi per l’edilizia e in particolare i Superbonus occorrerebbe, dunque, tenere conto di una analisi multidimensionale, come quella sopra esposta, che consenta di avvicinarsi il più possibile alla effettiva comprensione dell’impatto economico e sociale dei Super ecobonus, non avendo come unico parametro di riferimento meri criteri contabili.

Il fenomeno va, dunque, analizzato simulando l’impatto della spesa pubblica in termini di risorse economiche attivate, di occupazione generata, nonché in termini di capacità del gettito fiscale di “ripagare” almeno in parte un investimento che ha una forte valenza sociale.

Non da ultimo, qualunque decisione dovrebbe tenere conto del risparmio energetico finora attivato dalla spesa per Super ecobonus e di quello che potrà essere attivato nell’immediato futuro. Tale parametro di valutazione dell’impegno dello Stato non appare affatto secondario (ma sembra del tutto trascurato dal dibattito politico attuale) se si considera che l’Italia si trova in questo momento, insieme a molti altri Paesi europei, in una seria crisi energetica.

Affermare che i 55 miliardi di euro in Super ecobonus investiti negli ultimi due anni contribuiscono al 40% del risparmio energetico, da realizzare secondo le indicazioni del Governo in questo inverno 2022-2023, dà il senso dell’impatto effettivo di questo tipo di interventi di ristrutturazione profonda degli edifici.

Inoltre, una particolare rilevanza sociale assume la prospettiva degli interventi e degli incentivi se letta attraverso la classe energetica degli immobili. Degli oltre 2,5 milioni alloggi residenziali in possesso della certificazione energetica e presenti nel sistema informatico Siape dell’Enea, oltre un terzo si trovano nell’ultima classe. Complessivamente oltre 1,9 milioni di immobili, pari al 76% del totale, hanno una prestazione energetica molto scarsa essendo classificati nelle classi E, F e G (tab. 6).

Su questo aspetto è importante ricordare che in Italia l’8,6% delle famiglie afferma di non riuscire a riscaldare adeguatamente la casa e che questo indicatore di “povertà energetica” è correlato al livello del reddito familiare.

Il punto del Governo

Maurizio Leo | Viceministro dell’Economia e delle Finanze definisce «l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano una stella polare, un procedimento finora connotato da una frammentazione eccessiva”. Il punto chiave secondo l’esponente del dicastero “è una misura unificata e una razionalizzazione dei procedimenti, una rivisitazione delle misure a cui giungere con la concertazione delle parti coinvolte e l’istituzione di un tavolo tecnico: una scelta su cui si sono già espressi il presidente Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti. Un quadro d’insieme in cui il sistema di intervento dei bonus edilizi deve essere collegato alla fiscalità immobiliare e al riordino della relativa legge delega».

Le dichiarazioni della filiera delle costruzioni e delle professioni tecniche

Stefano Betti| Vicepresidente Ance ha posto l’accento su una verità incontrovertibile: «I bonus non possono essere interpretati come un’elargizione, bensì uno strumento che risponde alle esigenze dei cittadini e del nostro patrimonio immobiliare. Un sistema che sta facendo il bene del Paese e deve evidentemente avere un costo per lo stesso Paese, senza per questo mancare di una prospettiva che consenta all’economia nazionale di allinearsi agli obiettivi emergenti dell’Unione Europea».

Armando Zambrano | Coordinatore della Rete Professioni Tecniche sottolinea «l’apporto decisivo del viceministro Leo alla discussione e come, nella definizione del processo di transizione energetica del Paese a cui il sistema Paese dovrà rispondere presto alla comunità europea, il meccanismo ordinistico si sia rivelato adeguato e all’altezza della situazione, con i suoi obblighi e i suoi regolamenti. Una realtà di fatto che dovrebbe permettere di superare definitivamente alcune diffidenze, non più giustificabili alla luce delle conferme apprese dai risultati della ricerca del Censis».

Il contributo di Enea

Ilaria Bertini | Direttrice Dipartimento Unità Efficienza Energetica Enea afferma immediatamente la disponibilità dell’ente pubblico di ricerca italiano «a far parte del tavolo tecnico e continuare a concorrere a un processo di alfabetizzazione dei cittadini». Un intervento così definito dalla relatrice per porre in evidenza «quanto l’evoluzione del quadro degli incentivi fiscali abbia permesso alla collettività di comprendere le esigenze della propria casa e l’opportunità di un investimento mirato al raggiungimento di una qualità del costruito». «Un ambito in cui il professionista tecnico – ha completato – ha assunto un ruolo centrale, che esula da una mera sostituzione e abbraccia le nuove tecnologie e i materiali di ultima concezione».

QUI lo studio integrale

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