Punti di Vista | Maurizio Savoncelli, Presidente Consiglio Nazionale Geometri

Ricostruzione post-sisma: l’impegno concreto dei professionisti

L’auspicio della Categoria è che l’Assemblea di Accumuli possa configurarsi come l’officina della ricostruzione post-sisma, un processo che oggi, anche grazie all’ausilio e alle proposte delle professioni tecniche, è possibile avviare in tempi rapidi, nel rispetto delle esigenze di una popolazione desiderosa di riappropriarsi del territorio.
Maurizio Savoncelli | Presidente Consiglio Nazionale Geometri.
“Il Protocollo d’intesa è un tassello che va ad aggiungersi alle norme previste dai due decreti legge in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e 2017, integrate da quattro ordinanze commissariali e dagli interventi previsti dalla cosiddetta “manovrina” (dl 24 aprile 2017, n. 50), tra i quali l’istituzione di un fondo specifico di 1 miliardo di euro per ciascun anno del triennio 2017-2019, finalizzato ad accelerare le attività di ricostruzione nelle zone terremotate del Centro Italia”.

Lo scorso 22 giugno il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati e gli altri Ordini aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche hanno firmato un Protocollo d’intesa con Vasco Errani, Commissario Straordinario del Governo per la ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016, recante criteri generali e requisiti minimi per l’iscrizione nell’Elenco speciale dei professionisti abilitati di cui all’art. 34 dl n. 189/2016.

Tra i punti qualificanti del documento, una più accorta logica di distribuzione degli incarichi e di regolamentazione degli importi e la costituzione di un Osservatorio Nazionale della ricostruzione post-sisma 2016, composto da tre rappresentanti della struttura del Commissario Straordinario e da quattro della Rete delle Professioni Tecniche: geometri, architetti, ingegneri e geologi.

Il primo punto rimanda allo schema di contratto (obbligatorio) che definisce gli importi riconosciuti ai professionisti sulla base dell’importo dei lavori e secondo un implicito criterio di proporzionalità: una percentuale più elevata per i lavori di minore entità economica, più ridotta per quelli più onerosi. Tradotto in cifre, per gli interventi sugli edifici residenziali il compenso del professionista sarà pari al 12,5% dell’importo dei lavori fino a 150mila euro, il 12% tra 150 e 500mila euro, il 10% tra 500mila e un milione, l’8,5% tra 1 e 2 milioni, il 7,5% oltre questo importo.

Il secondo punto definisce il ruolo dell’Osservatorio Nazionale, investito della responsabilità di vigilare sull’attività professionale: è suo compito, ad esempio, proporre al Commissario le sanzioni da applicare nell’ipotesi in cui il professionista travalichi i limiti previsti per l’assegnazione degli incarichi, violando quindi i principi di trasparenza e collaborazione che sono i pilastri sui quali poggia l’intesa e che ne ispirano la mission – fortemente propositiva – enunciata in occasione del suo insediamento.

C’è poi un terzo punto che, sebbene non sia stato esplicitamente codificato nel testo, a mio avviso è il più qualificante di tutti perché definisce il senso e gli obiettivi dell’intesa: la volontà della Categoria, e più in generale delle professioni tecniche, di assumere impegni concreti per fare finalmente partire la fase della ricostruzione post-sisma. Una volontà non fine a se stessa, ma incoraggiata dalle misure varate dal Governo per agevolare l’operatività nelle zone del cratere: inserito in un contesto più ampio, infatti, il Protocollo d’intesa (che, giova ricordarlo, è stato aggiornato anche alla luce del decreto “Sisma 2” che ha accolto molte delle proposte avanzate in precedenza dalla Rete delle Professioni Tecniche) è un tassello che va ad aggiungersi alle norme previste dai due decreti legge in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e 2017, integrate da quattro ordinanze commissariali e dagli interventi previsti dalla cosiddetta “manovrina” (dl 24 aprile 2017, n. 50), tra i quali l’istituzione di un fondo specifico di 1 miliardo di euro per ciascun anno del triennio 2017-2019, finalizzato ad accelerare le attività di ricostruzione nelle zone terremotate del Centro Italia.  Un quadro favorevole che stimola un cauto ottimismo, quindi, ma che non deve distrarre dalla necessaria valutazione delle tante criticità che ancora oggi rallentano l’avvio di questa fase; con questo obiettivo, e con la consapevolezza di poter fornire un contributo qualificato al superamento di ostacoli di varia natura, lo scorso 13 luglio la Rete delle Professioni Tecniche ha tenuto la propria assemblea ad Accumuli, comune reatino tra i più colpiti dal terremoto.

Qui, alla presenza dei Presidenti e dei Consiglieri degli Ordini e dei Collegi territoriali dell’area del cratere e dei dirigenti e funzionari degli Uffici speciali regionali per la ricostruzione (Usr), in qualità di Presidenti dei Consigli Nazionali aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche abbiamo sottoposto alla struttura commissariale una serie di proposte ispirate alla semplificazione e alla sussidiarietà, tra le quali la costituzione di un tavolo di concertazione presso la struttura commissariale (partecipata dai rappresentanti delle professioni tecniche e dai singoli Usr) finalizzato a fornire interpretazioni univoche dei contenuti delle ordinanze e delle modalità di attuazione, e la predisposizione di testi normativi capaci di agevolare la comprensione delle ordinanze commissariali, spesso gravate da tecnicismi burocratici. In agenda anche l’organizzazione di incontri informativi sul territorio per assicurare uniformità di valutazione sull’intera area del cratere, prevedendo la partecipazione di esperti degli Usr locali e il coordinamento della struttura commissariale.

L’auspicio della Categoria è che l’Assemblea di Accumuli possa configurarsi come l’officina della ricostruzione post-sisma, un processo che oggi, anche grazie all’ausilio e alle proposte delle professioni tecniche, è possibile avviare in tempi rapidi, nel rispetto delle esigenze di una popolazione desiderosa di riappropriarsi del territorio. E perché no, provare a guardare anche oltre, ad una politica di prevenzione che, grazie a un altro “pacchetto” di misure indubbiamente valide e concrete, potrebbe finalmente divenire strutturale; il riferimento è al sisma-bonus potenziato, alla cessione della detrazione spettante sotto forma di credito d’imposta, alle Linee Guida per la classificazione sismica degli edifici approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici: strumenti che consentono d’intervenire in maniera adeguata anche nelle zone a più basso rischio sismico 1,2,3), coerentemente con l’obiettivo di mettere in sicurezza il Paese nella sua interezza.

di Maurizio Savoncelli,
Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati

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