Ex area commerciale | Rigenerazione urbana

Rigenerazione per l’ex Macello di Monza

Il progetto di riqualificazione dell’area ex Macello a Monza è stato redatto dagli arch. Andrea Zecchetti e Francesco Nobili che con il loro lavoro hanno messo in luce come le moderne preesistenze ambientali in disuso abbiamo portato allo sviluppo di un nuovo metodo di progettazione basato sul compromesso storico tra conservazione del passato e innesto nell’antico.

Il sistema insediativo monzese si è storicamente sviluppato lungo il corso naturale del fiume Lambro e quello artificiale del canale Villoresi: a questo è sovrapposto un classico sistema viario radiale, convergente dal territorio circostante verso il nucleo storico della città.
Pur trovandosi in un contesto fortemente urbanizzato, che tende a fondere e rendere irriconoscibili le diverse realtà locali, Monza riesce ancora ad affermare la propria fisionomia grazie a presenze di enorme rilevanza urbana come il vasto parco della Villa Reale, a nord del centro storico, che si connette al più vasto Parco della Valle del Lambro che costituisce la struttura verde del sistema paesistico ambientale del nord Milano.
A ridosso di questo complesso sistema urbanistico, tra fine Ottocento e inizio Novecento sono sorti numerosi insediamenti produttivi, prevalentemente dedicati allo sviluppo di attività manifatturiere legate alla lavorazione del cotone, del feltro e dei cappelli, delle tintorie, ma anche destinate allo sviluppo di attività meccaniche o alla produzione e allo smercio della carne.

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Da tempo ormai si è invertito il rapporto tra i settori economici e, da sede di importanti industrie manifatturiere, Monza si è trasformata, a partire dagli anni ‘70, in una città retta sul terziario. Verso la fine degli anni ‘80 per molte di queste attività industriali, come per altre realtà in Italia, si è verificata una progressiva obsolescenza degli impianti e dei loro processi produttivi.
La condizione attuale della maggior parte di queste grandi aree industriali è ormai da tempo caratterizzata da cicli di sotto-utilizzo, alternati a momenti di transizione, immobilismo ma anche, soprattutto, di totale abbandono.

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«Crisi economiche, instabilità del mercato finanziario e de-industrializzazione hanno quindi portato al collasso delle vecchie destinazioni funzionali, andando ad arricchire quel patrimonio di «moderna archeologia urbana» che caratterizza molte delle città europee. Sempre più di frequente, questa condizione risulta essere l’inesorabile destino che attende le «cattedrali» delle medie e grandi attività produttive, contribuendo così al grave impoverimento del patrimonio immobiliare della città e costituendo un elemento di degrado e di progressivo disturbo paesaggistico – spiega a Imprese Edili l’arch. Andrea Zecchetti partendo dal concetto Koolhaasiano – di «nuova tabula rasa», come condizione indispensabile per l’inizio di una nuova promettente stagione progettuale, concetto che auspicherebbe a una maggiore emancipazione del contemporaneo, con la conseguenza che le città non si possono conservare tali e quali. Tuttavia le moderne preesistenze ambientali in disuso hanno portato allo sviluppo di un nuovo metodo di progettazione basato sul compromesso storico tra conservazione del passato e innesto nell’antico.

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L’idea alla base di «Corpi Sospesi – Luoghi in Attesa» è il ripensamento strutturale della città di Monza, tramite la creazione di un nuovo sistema binario di centri urbani. La nuova immagine della città comprende i due principali nuclei storici: il primo, l’antico centro, e il secondo, il dismesso tessuto industriale in sua diretta contiguità, in particolare, l’area cardine dell’ex Macello Comunale di Monza. L’idea multi-scalare del progetto, sia urbanistico che architettonico, risiede nella combinazione delle singole stratificazioni sul costruito con nuovi schemi connettivi urbani. L’approccio progettuale si basa quindi sul dialogo delle preesistenze, i grandi corpi sospesi dell’ex Macello, con una serie di puntuali interventi architettonici contraddistinti dall’interpretazione del loro carattere storico/iconografico, e dalla loro traduzione in spazi contemporanei. Questi si compongono di una sequenza di operazioni di diversa intensità (recupero, sostituzione, interpretazione, innesto ed ex-novo) in grado di sviluppare una successione di eventi architettonici, sinonimi delle relative operazioni. Espressi quasi come un ricordo che, riaffiorando, modifica il presente, progetti di dimensioni diverse affondano le loro radici nella complessità dell’ambiente e da esso traggono mutamento, evolvendo in una convivenza di stratificazioni che produce continue risonanze ed echi di una storia in continua evoluzione».

Stato di fatto.
Stato di fatto.

L’arch. Francesco Nobili ha ritenuto rilevante considerare che: «ogni singolo intervento architettonico non è concepito come a sè stante, ma appartiene a un unico sistema simbiotico: un’associazione intima fra entità di tipologia o natura diversa, che comporta fenomeni di co-evoluzione. L’azione più importante risiede, infatti, nell’imposizione, al puntuale sistema d’interventi di recupero, di un organismo tipologicamente diverso, se non addirittura opposto. Una pensilina, sistema aperto, lineare e virtualmente infinito, che, con essenziale fragilità e trasparenza, crea un ironico contrappunto con le monumentali architetture a cui si connette anatomicamente, acquisendo valore infrastrutturale. L’interferenza del secondo sistema con il primo crea un rapporto, definito simbiotico, di mutualismo funzionale e formale, per la quale l’uno dipende imprescindibilmente dall’altro. Un’idea progettuale chiara non deve necessariamente incarnarsi in un sistema rigido e univoco, quanto piuttosto animare una sensibilità selettiva capace di stabilire relazioni forti tra cose lontane, tra eventi già successi e che potrebbero accadere in futuro, tra sequenze formali maturate in ambienti e luoghi eterogenei».

Pensilina e rapporto con il parco.
Pensilina e rapporto con il parco.

1 | Sistema connettivo e spazi aperti – Sistema simbiotico, nuova funzione
Nel corso della sua centenaria storia, il Macello Comunale è stato più volte sottoposto a rimaneggiamenti, aggiunte e stratificazioni di epoche diverse che ne hanno plasmato la forma e donato la straordinaria ricchezza architettonica.
Gli spazi aperti, che dovrebbero fungere da collante strutturale tra i vari corpi architettonici, non sono stati, purtroppo, sottoposti ad altrettanta cura. Spesso sono spazi di risulta, utilizzati solo come magazzino a cielo aperto, o immense aree di carico/scarico asfaltate. Poche sono le aree verdi, spesso tralasciate al punto d’impossessarsi anche di alcuni fabbricati.
L’unica eccezione è il complesso di alberatura monumentale del mercato degli animali, che sopravvive ancora intatto, mostrando chiaramente il suo schema a griglia. Un paesaggio alterato dallo scorrere degli eventi.

Stato di fatto.
Stato di fatto.

Considerare lo spazio aperto come parte integrante di ogni progetto di recupero, definisce l’idea di progetto delineandone il nuovo disegno. Basandosi sull’originale impianto a fasce funzionali, ogni intervento di riuso architettonico viene integrato da una tipologia di spazialità aperta in grado di fornire pieno supporto alla funzione di riferimento. Attraverso l’intera area, una sequenza ritmata di spazi, da quelli totalmente pubblici ai più intimi, scandisce e accentua le presenze totemiche dei diversi corpi architettonici. Viene così a crearsi una variegata sequenza di rinnovate spazialità: un nuovo parco pubblico di carattere boschivo, il verde monumentale ricostruito, spazi eventi ospitati dalla struttura aperta della borsa equini e bovini, una piazza pubblica di ingresso all’area, la grande corte verde rivitalizzata e il cortile del nuovo polo scolastico.

Mercato, spazi interni di connessione.
Mercato, spazi interni di connessione.

Uno schema chiaro, però, non è da considerare completo senza la definizione di una forte identità. Essa non deve essere accondiscendente al disegno di base, ma anzi negarlo, modificandolo in modo da creare un dialogo di mutua esistenza, un sistema simbiotico. Una lunga pensilina d’acciaio brunito, sostenuta da affilati pilastri, collega architetture e spazi aperti con un disegno planimetrico avulso da quello dell’area; un deciso, ma leggero, segno che si insinua in mezzo a loro, tra pieghe e discontinuità, modificandone le spazialità. Il nuovo percorso, così generato, non assume funzione di sola e semplice passeggiata coperta, ma crea al suo interno occasioni e spazi per piccole attività che possono popolarla, dandole ulteriore vitalità. L’intera area del Macello comunale trova così la sua nuova struttura nell’immagine di un organismo vivo, che poggia le proprie fondamenta su di un sistema connettivo che distribuisce energia a tutte le sue parti.

Stato di fatto.
Stato di fatto.

2 | Mercato – Sostituzione – Ri-attivazione
La più recente delle strutture dell’area del vecchio Macello Comunale è quella, ormai in disuso, dell’ex mercato ortofrutticolo. Sorge sull’area originariamente occupata dal trottatoio, ed è composta da tre grandi spazi coperti, connessi tra loro da campate di varie dimensioni e luci, il cui scheletro fu acquistato e poi trasferito dalla Fiera campionaria di Milano del 1950. Il valore archeologico/industriale del vecchio mercato risiede nella sua struttura originale, nervatura portante e testimonianza del suo passato produttivo oltre che generatrice di suggestive spazialità post-industriali.

CoWorking, Vista esterna e rapporto con il nuovo parco.
CoWorking, Vista esterna e rapporto con il nuovo parco.

La prima, lieve, operazione concettuale è la «Sostituzione». Una nuova copertura che, aderendo alle strutture originali come una pelle rinnovata, ne attesta l’iconicità ambigua, al contempo monumentale e industriale, figurativa e astratta, forme ideali in carpenteria metallica. La nuova pelle non poggia solamente sullo scheletro esistente, ma prosegue fino a terra, distaccandosi, e dichiarandosi come aggiunta. Questo atto di rigenerazione spaziale invoca la restituzione all’oggetto architettonico il passato compito, a conferma di uno status perduto. La funzione di mercato viene ri-attivata, adattata alle esigenze moderne, creando, in loco, possibilità di svago, degustazione e incontro oltre al commercio vario ed eterogeneo.
Piccole pensiline arcuate, riverbero della struttura storica in cui sono inserite, marcano le postazioni di vendita, affacciate contemporaneamente sia sui tre grandi spazi centrali che sulle corsie di distribuzione, spazi di passaggio, vita e consumo. Fungendo da ingresso primario, la nuova struttura è il principale filtro e mezzo di comunicazione tra l’esterno e lo spazio interno, dal sapore crudamente industriale, immettendo lo spettatore in un luogo ricco di vita.

Stato di fatto.
Stato di fatto.

Una grande copertura in acciaio, racchiusa in una teca vetrata e sostenuta da un intreccio di travi e pilastri, crea quel nuovo livello scenico che si impone nello spazio, suddividendolo ma lasciando trasparire il contesto in cui è inserito. Questo telaio sospeso, arricchito da leggere volte circolari inserite nella trama strutturale, marca l’impronta di terreno da cui è stato estratto, generando lo spazio principale attorno a cui l’intervento prende corpo.
All’interno del grande vuoto coperto trovano posto le nuove funzioni della palestra comunale e del campo pubblico, i cui servizi (spogliatoi, depositi, reception e sala attrezzi) sono dislocati in una più piccola teca gemella affacciata su via Buonarroti, e collegati tra loro tramite spazi e percorsi ipogei. Come conseguenza dell’accostamento di queste costruzioni ex-novo nasce un trittico scenico che, con il rinnovato corpo basilicale del macello suini, crea un filtro di accesso tra la piazza d’ingresso all’area e lo spazio semi-privato retrostante.
Lo spazio pubblico esterno penetra direttamente dentro la teca principale, circondando il grande vuoto del campo con una «buffer zone», della quale impianto distributivo e tribune ne condividono l’uso. Spazio architettonico e aree pubbliche si fondono qui non solo visivamente, ma anche fisicamente, in una progressione di zone interstiziali che genera la sopracitata continuità tra esterno e interno, memoria e invenzione o semplicemente passato e presente.

Spazio polifunzionale, navata centrale.
Spazio polifunzionale, navata centrale.

3 | Spazio Co-Working – Interpretazione – Rifunzionalizzazione
Tra le strutture più seducenti dell’area dell’ex Macello Comunale figurano le eleganti intelaiature delle tettoie, un tempo adibite a borsa dei suini, ovvero la vecchia area di esposizione e scambio di animali da macello. Sono state acquistate dall’Esposizione Universale di Torino del 1911 e poi trapiantate nel cuore dell’area.
Caratterizzate dall’accostamento di tre lunghe volte a botte a sesto ribassato, queste arcate metalliche si pongono nell’area in modo decisamente più elegante rispetto alle capriate più recenti del mercato. L’immagine unica che queste strutture danno di sé, senza esplicitamente dichiararla ma suggerendola, quasi in un sussurro formale, è l’aggraziata forma iconica che ci appare in una sequenza stereometrica di archi accostati, ideati per accogliere e riparare dall’ambiente esterno.

Difficile immaginare un intervento di sola copertura, a causa della fragilità dell’esile scheletro portante. Tuttavia è proprio nell’evanescente stereometria delle strutture che l’azione progettuale trova fondamento. L’operazione compositiva di «interpretazione» nasce e si trasforma proprio nell’ambiguità di affiancare una nuova struttura portante a quella esistente. Non si tratta di un semplice accostamento, quanto piuttosto di un riverbero della preesistenza.
Il nuovo segue, e contemporaneamente nega, le regole imposte dal manufatto storico: coppie di pilastri, bianchi e circolari, si affiancano a quelli originali negandone però la sezione a doppia T, elevandosi fino a un livello di poco superiore a quello originale.

La copertura, matericamente legata al mondo della produzione industriale, si concretizza in una risonanza formale dell’arco ribassato, imponendosi come icona rappresentativa dell’esistente. Tre grandi navate con volta a botte formano lo spazio del nuovo co-working, che marca la sua presenza affondando di poco nel terreno e, contemporaneamente, sollevando la grande copertura. Riferita al modello di spazio di lavoro comune tipico dei paesi nordici, all’area principale, che occupa due delle grandi navate, è accostato un servizio di ristorazione e bar pubblico, utile alla fruizione dello spazio anche pubblicamente, generando socialità. l servizi, locali tecnici e magazzini sono interrati, evitando così di compromettere l’immagine del nuovo, derivata esclusivamente da quel suggerimento, colto e interpretato, che la struttura originale esprimeva.

Stato di fatto.
Stato di fatto.

4 | Spazio polifunzionale – Innesto – Ripristino
Numerosi e di diversa natura sono gli edifici che compongo la parte più antica del Macello Comunale. Tra questi, senza dubbio, il corpo che possiede maggior fascino è il fabbricato che, in epoca di piena attività, era adibito a macello dei suini. La forma in cui si presenta è curiosa, possiede infatti un impianto basilicale, orientato in direzione nord-sud, simmetrico su entrambi gli assi principali.
La navata centrale era destinata alla macellazione degli animali e avendo uno sviluppo verticale a tutta altezza, oltre che essere lo spazio più largo, era finalizzata anche allo smaltimento dei gas nocivi prodotti dalla lavorazione. Le due navate laterali, più basse e contenute, venivano invece utilizzate per le ulteriori e più raffinate lavorazioni della carne suina.

La basilica, tuttavia, non si presenta in buone condizioni in quanto, a causa della grande nevicata del 1985, la precedente copertura in acciaio è crollata, peggiorando notevolmente lo stato di conservazione.
L’idea in cui la preesistenza non sia solo un dato del progetto, quanto piuttosto di materiale vivo da trasformare in una nuova configurazione, conduce al concetto di «innesto». Esso presuppone una ferita nell’organismo ospite e una profonda conoscenza della sua fisiologia e delle conseguenze della sua trasformazione. In questo senso strategie di ibridazione, variazione genetica o invenzione di nuovi tipi edilizi trovano il loro fondamento teorico, consapevoli però di un sistema di valori, limiti e convenzioni, che non devono necessariamente essere accettate ma semplicemente misurate.

Palestra e Ginnasio, vista diurna e notturna.
Palestra e Ginnasio, vista diurna e notturna.

L’assetto del macello suini, però, non viene modificato, viene anzi consolidato in ogni sua parte e, allo spazio internamente racchiuso viene restituita l’antica monumentalità. Ripristinato e liberato in un unico impianto fruibile, risponderà a varie necessità, trasformandosi in uno spazio multi-funzionale in ausilio alle diverse attività sorte dal recupero dell’intera area del Macello Comunale.

L’operazione d’ «innesto» risiede totalmente nell’inserimento all’interno dell’impianto di un nuovo sistema di coperture, condiviso tra le tre navate. Il tema formale che identifica l’azione progettuale è l’imposizione di una sequenza di volte a botte trasversali al senso dell’impianto basilicale, che si modificano in dimensioni a seconda della luce della pilastratura portante. Questo sistema, che nella navata principale rimane occultato all’esterno dai paramenti murari storici, prende luce naturale zenitalmente servendo l’intero spazio centrale. Al contrario, nelle laterali, questa sequenza diventa evidente, acquisendo autonomia e importanza nel prospetto laterale, dove ogni arco è racchiuso in «shed» vetrati che illuminano l’intero spazio, inondandolo di luce.

Un organismo ospite, che formalmente risulta classico, quasi comune, per le tipologie basilicali, ma che viene ibridato dalla semplice, quanto efficace, operazione di negazione della direzionalità dell’impianto. La tattica adattiva all’esistente, che vede le condizioni particolari del progetto non tanto come puri ostacoli da superare, ma piuttosto come essenza stessa del processo e del risultato, appare più volte come la tipologia d’intervento, tentando di mostrare un’ulteriore via alternativa ai differenti progetti di recupero.

Palestra e Ginnazio, spazio interno ipogeo.
Palestra e Ginnazio, spazio interno ipogeo.

5 | Palestra e Ginnasio – Ex-Novo – Nuova Funzione
La quasi totalità degli spazi verdi, dislocati all’interno dell’area dell’ex Macello Comunale, è inserita all’interno di un forte sistema tripartito, frutto degli eventi che ne hanno sancito la storia. La composizione degli spazi aperti, una volta evidente e decisa, risulta indebolita dalla trascuratezza che ha contraddistinto gli ultimi 30 anni di vita dell’area (dall’abbandono nel 1985 a oggi), favorendo in tal modo la crescita diffusa di superfetazioni di vario genere. La zona più antica del macello, che si affaccia su via Buonarroti, è quella che ha subito maggiormente questo processo di degrado.

I vecchi spiazzi asfaltati, che presentano ancora le tracce delle pedane di carico/scarico, oggi sono sfruttati come parcheggi abusivi, mentre precarie tettoie e piccole costruzioni estranee si insinuano nei vuoti lasciati nello storico contesto produttivo. Non vi è niente di particolare qualità architettonica da recuperare, se non il valore panoramico della quinta scenica, caratterizzata dagli edifici del macello suini, dai corpi gemelli di macello equini e bovini e dalla ciminiera, landmark principale dell’area. Tuttavia la liberazione di questo luogo da tutte le inutili superfetazioni genererebbe un immenso vuoto, che comprometterebbe la logica e il disegno con cui il luogo era strutturato.
La convinzione, secondo cui una costruzione «ex-novo» possa essere concepita in qualità di consolidamento dello spazio aperto, è il fondamento di questa ulteriore azione progettuale, ideata come nuovo livello di continuità con una diffusa quinta teatrale architettonica. Una continuità, intesa come dialogo con le preesistenze contestuali tramite la loro reinterpretazione contemporanea, volta a riannodare i fili del dialogo interrotto fra la recente scena architettonica e quella della storia.

Stato di fatto.
Stato di fatto.

Una grande copertura in acciaio, racchiusa in una teca vetrata e sostenuta da un intreccio di travi e pilastri, crea quel nuovo livello scenico che s’impone nello spazio, suddividendolo ma lasciando trasparire il contesto in cui è inserito. Questo telaio sospeso, arricchito da leggere volte circolari inserite nella trama strutturale, marca l’impronta di terreno da cui è stato estratto, generando lo spazio principale attorno a cui l’intervento prende corpo. All’interno del grande vuoto coperto trovano posto le nuove funzioni della palestra comunale e del campo pubblico, i cui servizi (spogliatoi, depositi, reception e sala attrezzi) sono dislocati in una più piccola teca gemella affacciata su via Buonarroti, e collegati tra loro tramite spazi e percorsi ipogei. Come conseguenza dell’accostamento di queste costruzioni ex-novo nasce un trittico scenico che, con il rinnovato corpo basilicale del macello suini, crea un filtro di accesso tra la piazza d’ingresso all’area e lo spazio semi-privato retrostante. Lo spazio pubblico esterno penetra direttamente dentro la teca principale, circondando il grande vuoto del campo con una «buffer zone», della quale impianto distributivo e tribune ne condividono l’uso. Spazio architettonico e aree pubbliche si fondono qui non solo visivamente, ma anche fisicamente, in una progressione di zone interstiziali che genera la sopracitata continuità tra esterno e interno, memoria e invenzione o semplicemente passato e presente.

6 | Nuovo polo scolastico – Innesto – Supporto
Il rigido impianto ottocentesco del macello, l’area più antica localizzata sugli argini del canale Villoresi, è caratterizzato da una particolare condizione di frammentazione che isola i singoli fabbricati storici, intrappolandoli in una condizione di attesa e sospensione. Ogni edificio vive sulle vecchie e vivide tracce del complesso produttivo, apparendo però, a oggi, disgiunto da tutti gli altri; tante isole solitarie che auspicano un nuovo futuro nella quale il vecchio tessuto scucito venga ricongiunto saldamente.
Tra queste, il gruppo di strutture situato all’angolo tra il Villoresi e via Buonarroti rappresenta l’incarnazione migliore di quest’immagine. L’aspetto architettonico dei singoli edifici possiede qualità di notevole interesse.

Polo scolastico, nuovi corpi innestati nel complesso dei fabbricati.
Polo scolastico, nuovi corpi innestati nel complesso dei fabbricati.

Pur essendo costruttivamente tradizionali, delle sottili ed eleganti modanature in cotto decorano gli imponenti timpani dei tetti, alleggerendoli e quasi sollevandoli dai pesanti muri in mattoni che li sorreggono. Sequenze di finestre, dalle dimensioni variabili, introducono luce all’interno dei massivi paramenti murari che racchiudono gli spazi di lavoro interni, sempre a tutta altezza. Nonostante il carattere architettonico dei vari fabbricati provenga dalla stessa matrice, le funzioni al loro interno erano le più disparate: macello equini e ovini, tripperia, panicatura, deposito grassi, lavorazione del sangue e distruzione delle carni risiedevano nei due fabbricati gemelli a ovest, il corpo a sud era utilizzato come deposito, mentre la concimaia e alcuni uffici trovano posto rispettivamente nel lungo edificio a est e nella più piccola delle cinque strutture.

Complesso e rischioso immaginare una singola mossa progettuale che sia in grado, oltre che di risolvere simultaneamente le diverse condizioni in cui i singoli fabbricati si presentano, di accorparli in una singola identità. Diverse strategie di «innesto», calibrate a seconda della nuova funzione di polo scolastico che ogni corpo dovrà ospitare, danno inizio alla rigenerazione di questo sistema. Da una prima fase di recupero del fabbricato più piccolo, su via Buonarroti, che ospiterà gli uffici di segreteria e presidenza, si passa a un secondo grado di intervento che comprende l’inserimento di più strutture lignee all’interno dei corpi paralleli di macello equini, ovini e tripperia.

Polo scolastico, interno delle nuove aule nei fabbricati recuperati.
Polo scolastico, interno delle nuove aule nei fabbricati recuperati.

Questi grandi soppalchi, poggiando su grossi pilastri dello stesso materiale, si distaccano dal paramento murario, permettendo la creazione di 12 aule, affiancate dai relativi servizi, e raddoppiando la superficie degli edificati senza compromettere strutturalmente gli edifici, oltre che regalare un’atmosfera calda e accogliente adatta allo studio. Il grado più elevato di azione è costituito, però, dall’innesto di due nuove costruzioni a supporto e completamento del programma funzionale.
Il vecchio deposito e la concimaia a sud vengono congiunti dai corpi innestati, creando un sistema più grande che figura come nucleo principale della nuova scuola (19 aule, aula professori, servizi e mensa). Grandi moduli in cemento armato, trattati a idropulitura e alternati da grandi finestre, sottolineate da una maglia di marcapiani e lesene in cotto, determinano il carattere dei nuovi edifici, plasmati dalla traduzione contemporanea dei vecchi edifici a cui sono direttamente connessi.
Costruiti come diretta conseguenza formale delle preesistenze, i nuovi innesti concludono l’impianto planimetrico che prima era solo accennato. La confusione, data dalle superfetazioni rimosse, è solo un antico ricordo che lascia spazio al grande cortile centrale, dominato dalla ciminiera e protetto dai rinati fabbricati della scuola.

ARCHITETTI

Chi ha progettato Cosa | Zecchetti Nobili Architetti 
L’attività professionale e di ricerca del giovane studio si fonda sullo sviluppo di un’idea progettuale che interpreta i caratteri storici ed evocativi delle pre-esistenze architettoniche e ambientali, traducendoli in spazi nuovi e contemporanei, espressione della convivenza di numerose stratificazioni e di una storia in continua evoluzione e mutamento.

Lo studio Zecchetti Nobili Architetti partecipa attivamente al dibattito architettonico sul recupero e il riutilizzo architettonico vincendo vari premi in diversi concorsi internazionali. Tra questi:

1° premio per «Europan 12, Wittemeberge (DE)» nel 2013, con il progetto «Re-Hub Wittenberge, Health, Wellness and Food» per la riqualifica di un area industriale sul fiume Elba;

1° premio per il concorso «Make Your Mark in Milan» di Fondazione Fiera Milano nel 2015, con il progetto «Palinsesto» per la riqualifica del padiglione 1 e 2 di FieraMilano City.

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