Punti di vista | Bruno Gabbiani, Presidente Ala Assoarchitetti

Rinnovo dei consigli nazionali di Architetti e Ingegneri: occasione imperdibile per il rilancio della qualità dell’ambiente, del paesaggio, del costruito

ALA auspica che si apra una stagione di fruttuosa collaborazione tra gli organismi di categoria, per affrontare e dibattere, anche con la partecipazione delle altre componenti del mondo delle costruzioni, questi ed altri problemi, che com’è evidente devono andare ben oltre le pur legittime preoccupazioni di razionalizzare gli apparati organizzativi degli organismi di gestione degli albi.
Bruno Gabbiani | Presidente Ala Assoarchitetti.

Il CNAPPC è appena stato rinnovato ed è ormai imminente la votazione per il CNI: due cambi di rappresentanza nelle due professioni d’architetto e ingegnere, che avvengono dopo oltre dieci anni di crisi ininterrotta e di perdita di posizioni, di prestigio e di capacità economica d’entrambe.

ALA Assoarchitetti è sempre rimasta neutrale rispetto alle candidature presentate per i Consigli nazionali e offre a chi è stato e sarà eletto la propria collaborazione per contribuire a tutelare i legittimi interessi diffusi dei liberi professionisti architetti e ingegneri, che stanno attraversando il periodo di enorme difficoltà, che tutti ben conosciamo.

È veramente superfluo dire che le due professioni sono in grande affanno, non soltanto per la crisi sistemica che investe il settore e l’economia in generale, ma anche perché due attività così essenziali per la qualità delle città, della vita, dell’ambiente, del paesaggio, in Italia non sono state difese negli ultimi decenni, come quel prezioso patrimonio di cultura, d’ingegno e di creatività, che hanno sempre rappresentato in Italia e nel mondo e che ha sempre condotto a caratterizzare le stagioni di ogni civiltà, proprio con le opere dell’architettura e dell’ingegneria.

La difesa di queste due professioni non è soltanto interesse di coloro che le praticano, ma dell’intera società, se vuole continuare a vivere in un ambiente di elevata qualità, così com’è interesse di tutti la difesa delle altre professioni di alto rilievo sociale, quali la medicina per la salute diffusa e l’avvocatura per la difesa dei diritti delle persone e del patrimonio.

Purtroppo nel nostro Paese tutte queste professioni sono state travolte da gravami burocratici insostenibili, che sottraggono una quantità esorbitante di tempo e di risorse allo svolgimento del ruolo primario di ciascun professionista che le esercita.

In particolare, una troppo lunga fase di demagogia e di populismo ha provocato, perseguendo presunti obbiettivi di democratizzazione, la proletarizzazione di attività come quelle d’ingegnere e d’architetto, che per propria natura non posssono che essere elitarie (in senso culturale e intellettuale), se non a prezzo di perdere le proprie peculiarità di costituire la difesa dei diritti costituzionali alla qualità dell’ambiente e del paesaggio. Le condizioni di conservazione del paesaggio e del nostro Paese in generale, ne sono una prova inconfutabile.

E di conseguenza bisogna avere il coraggio di dire che anche i compensi riconosciuti a chi esercita queste delicate attività non sono né una prebenda ingiustificata, né una tassa, né una elemosina, soprattutto a fronte degli oneri enormemente accresciuti, che sono stati addossati a chi le professa.

È chiaro allora che non c’è più tempo da perdere e ALA chiede che entrambi i Consigli nazionali, con l’auspicata partecipazione d’Inarcassa e della sua Fondazione, si concentrino fin dall’inizio su pochi problemi vitali, accogliendo la collaborazione rispettosa dei rispettivi ruoli, delle Associazioni come la nostra, la quale aderisce alla Parte sociale Confprofessioni e ha lo scopo istituzionale complementare, di agire per il miglioramento delle condizioni quadro, all’interno delle quali è svolta la libera professione.

Ricordiamo che durante le brevi consultazioni per la formazione del Governo Draghi, nessuna componente delle professioni è stata interpellata, come invece è stato fatto un po’ eterogeneamente con altre Parti sociali (da Confindustria al Wwf). Un’omissione che rende palese che i Professionisti non sono stati ritenuti né tra i maggiori produttori di ricchezza del Paese, né tra le forze portatrici d’istanze socialmente innovative.

Ma restando nel tema, è necessario assumere come punto inderogabile che la richiesta di qualità del prodotto non può essere soddisfatta senza il riconoscimento diffuso di una corrispondente dignità: in altre parole, non è possibile esigere dall’architetto e dall’ingegnere un prodotto di alta e costante qualità, se la società non attribuisce valore anche materiale al loro lavoro.

Questo oggi è un tema cruciale. Ecco perché in un momento che coincide con l’avvio di un percorso legislativo che grazie agli investimenti straordinari del piano “Next Generation EU”, che si spera possano attivare i processi necessari per risanare la città odierna e creare quella del futuro, dobbiamo agire tutti assieme per ottenere le imprescindibili garanzie di rispetto del nostro lavoro, che di queste speranze è uno dei fattori essenziali.

Sono temi noti a tutti, che dobbiamo affrontare compatti e da subito, per poter applicare nei progetti e nelle opere i principi di qualità, bellezza, sostenibilità, inclusione sociale, che sono cardini della nostra cultura.

Per tutto questo, nell’interesse del Paese, i Consigli nazionali, Inarcassa e le Associazioni devono proporre e pretendere:

  • un nuovo codice degli appalti per le prestazioni intellettuali, separato da quello per la fornitura di merci;
  • l’applicazione del giusto compenso (DM Parametri) alle prestazioni svolte per il pubblico e per il privato e il divieto di praticarvi sconti, al di sotto di soglie d’anomalia ben limitate e definite;
  • il riordino del sistema della formazione professionale, che ha portato l’Italia ad un rapporto unico al mondo, di meno di 200 abitanti per architetto e ingegnere civile;
  • una moratoria almeno quinquennale, dell’affidamento in House delle opere pubbliche, secondo il principio di “una testa un lavoro”;
  • il conseguente lancio di un grande piano strategico-sociale-culturale, per il recupero di periferie, centri storici, monumenti, ambiente e paesaggio, che rilanci il settore e con esso l’Italia.

Per affrontare con successo i temi epocali che ci stanno di fronte, è necessario vedere coeso l’intero Paese, anche attraverso la valorizzazione del riconoscimento del dato di fatto che “l’architettura è industria culturale”, valorizza il territorio, lo qualifica, produce lavoro e ricchezza, supporta l’industria turistica con la conservazione e l’innovazione. Tutte le componenti della rappresentanza devono essere unite per ottenere questi e altri obiettivi comuni.

ALA auspica quindi che si apra una stagione di fruttuosa collaborazione tra gli organismi di categoria, per affrontare e dibattere, anche con la partecipazione delle altre componenti del mondo delle costruzioni, questi ed altri problemi, che com’è evidente devono andare ben oltre le pur legittime preoccupazioni di razionalizzare gli apparati organizzativi degli organismi di gestione degli albi.

di Bruno Gabbiani, presidente ALA

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