Punti di Vista | di Maurizio Savoncelli, Presidente Consiglio Nazionale Geometri

Rischio sismico: no a nuova burocrazia, si all’uso efficace delle strutture esistenti

Il presidente dei Geometri, Maurizio Savoncelli, chiede al Governo che i professionisti tecnici possano operare in regime di sussidiarietà rispetto alla pubblica amministrazione e che ai cittadini venga riconosciuto un ruolo attivo nell'attuazione del piano nazionale antisismico con piena autonomia nella scelta del tecnico per la gestione del bene casa nell'interesse della collettività.

Trascorse tre settimane dal drammatico sisma che il 24 agosto ha colpito il Centro Italia, è importante fare chiarezza sulle attività necessarie per gestirne le conseguenze, distinguendo tra fasi di emergenza, ricostruzione e prevenzione.

Maurizio Savoncelli, presidente Consiglio Nazionale Geometri in visita ad Arquata del Tronto. "Per fronteggiare il rischio sismico non è necessario creare nuove strutture burocratiche, ma rendere più efficaci quelle già esistenti: il grado di vulnerabilità sismica e le informazioni provenienti dal Fascicolo del fabbricato (in prospettiva, un eccellente strumento al servizio della sicurezza) potranno essere riportate nei dati catastali dei fabbricati, presso l’Agenzia del Territorio. Pubblicità e trasparenza al servizio della prevenzione”.
Maurizio Savoncelli, presidente Consiglio Nazionale Geometri in visita ad Arquata del Tronto.Per fronteggiare il rischio sismico non è necessario creare nuove strutture burocratiche, ma rendere più efficaci quelle già esistenti: il grado di vulnerabilità sismica e le informazioni provenienti dal Fascicolo del fabbricato (in prospettiva, un eccellente strumento al servizio della sicurezza) potranno essere riportate nei dati catastali dei fabbricati, presso l’Agenzia del Territorio. Pubblicità e trasparenza al servizio della prevenzione”.

AFFRONTARE L’EMERGENZA

A questa fase è ascrivibile l’attività di collocazione degli sfollati, che deve avvenire tenendo conto di due elementi: l’incombere delle rigide temperature invernali e la richiesta degli abitanti di rimanere nei loro territori. Una richiesta alla quale occorre dare ascolto perché esprime il desiderio della popolazione di preservare l’identità dei luoghi di appartenenza: l’allontanamento diventerebbe, nel tempo, sinonimo di spopolamento e causa di abbandono e dissesto.
Analogamente alla sistemazione in tenda, anche quelle successive (soluzioni abitative emergenziali e strutture turistico-ricettive) devono essere considerate provvisorie: l’obiettivo è consentire alle persone di tornare a vivere nelle proprie case.

LA RICOSTRUZIONE

Partendo dal postulato che le persone colpite dal sisma intendono tornare a vivere nei luoghi di origine (svolgendo una preziosa funzione di presidio e tutela del territorio), la ricostruzione deve avere come obiettivo il recupero dei siti danneggiati, nel rispetto delle caratteristiche degli edifici e del territorio.

Siamo, infatti, in presenza di borghi costituiti da abitazioni secolari scampate ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, caratterizzate da una qualità del costruito povera: i materiali impiegati sono pietre di fiume, ciottoli, materiale inerte (calce, sabbia o addirittura terra). Nel tempo su queste strutture sono state realizzate coperture di cemento armato nella convinzione di renderle più resistenti, ma in realtà indebolendole: appesantite, sono implose a causa delle sollecitazioni del terremoto.

Ad Arquata del Tronto, da destra, il presidente Maurizio Savoncelli con Giuseppe Merlino, presidente Agepro ed Ezio Piantedosi, segretario Cng. Agepro è l'Associazione Geometri Volontari per la Protezione Civile, associazione voluta dal Consiglio Nazionale Geometri dopo il terremoto de L’Aquila del 2009 con lo scopo di promuovere la cultura della prevenzione e a supporto dell’operato della Protezione Civile.
Ad Arquata del Tronto, da destra, il presidente Maurizio Savoncelli con Giuseppe Merlino, presidente Agepro ed Ezio Piantedosi, segretario Cng. Agepro è l’Associazione Geometri Volontari per la Protezione Civile voluta dal Consiglio Nazionale Geometri dopo il terremoto de L’Aquila del 2009 allo scopo di promuovere la cultura della prevenzione e a supporto dell’operato della Protezione Civile.

Il territorio associa a una bassa densità abitativa un elevato frazionamento: la circostanza potrebbe favorire una ricostruzione graduale, per nuclei storici, operata attraverso micro-interventi su gruppi di poche case, in luogo d’interventi estesi che dovrebbero tenere conto di criticità di tipo normativo.

Una progettazione sostenibile, ugualmente rispettosa dei livelli di sicurezza e delle caratteristiche del territorio: fabbricati dotati di un’anima strutturale conforme alla normativa sismica sui quali realizzare interventi di rivestimento, finitura e completamento utilizzando materiali originari. È il “modello Norcia”: nella cittadina umbra ogni pietra catalogata all’indomani del crollo è stata utilizzata nella successiva ricostruzione.

LA PREVENZIONE

La questione è delicata e complessa, e qualsiasi discussione di merito richiede doverose premesse.

La prima: gli interventi di messa in sicurezza devono essere eseguiti in funzione della distribuzione per età degli edifici e delle loro condizioni strutturali. In Italia la prima disciplina organica in materia sismica è la legge 2 febbraio 1974 n. 64: prima di allora, in assenza una profonda consapevolezza in merito ai rischi ai quali ci si esponeva, si costruiva in piena libertà. La più recente è il dm 14 gennaio 2008, che introduce il concetto prestazionale in luogo di quello prescrizionale: il progettista può individuare in autonomia il percorso da seguire per garantire il massimo livello di sicurezza della costruzione.

Nel mezzo, metodologie costruttive che evolvono parallelamente alla normativa. A ciascuno di questi ambiti temporali corrisponde, quindi, un differente livello di esposizione al rischio sismico: massimo per le costruzioni ex-ante 1974, minimo per quelle ex-post 2008, variabile per quelle del periodo intermedio.

In base a questo assunto e utilizzando come parametro d’intensità sismica l’impatto del territorio de l’Aquila, si stima di dover intervenire su circa 12 milioni di immobili con il coinvolgimento di circa 23 milioni di cittadini.

Seconda premessa: lo Stato spende annualmente circa 3 miliardi di euro per opere di ricostruzione post-sisma; l’attuazione di un piano di prevenzione ridurrebbe progressivamente gli esborsi attuali e futuri.

Terza premessa: gli interventi antisismici devono essere a carico dello Stato, siano essi di natura pubblica o privata.

Definite le premesse, occorre procedere con proposte circoscritte e praticabili.pescara-del-tronto_web

CASA ITALIA: LE PROPOSTE DELLA RETE DELLE PROFESSIONI TECNICHE

In occasione delle consultazioni avviate lo scorso 6 settembre dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, estese a tutte le realtà che gravano attorno al mondo delle costruzioni, la Rete delle Professioni Tecniche – rappresentata a Palazzo Chigi dai Presidenti dei Consigli Nazionali di Geometri, Architetti, Geologi, Ingegneri – ha illustrato il “Piano di prevenzione del rischio sismico” che definisce azioni concrete e costi certi per mettere in sicurezza il territorio e il patrimonio edilizio urbano e rurale.

Il documento è articolato in tre punti:

  1. azione di monitoraggio immediata sul livello di vulnerabilità per ciascun edificio
  2. adozione del Fascicolo del fabbricato per ciascun edificio pubblico e privato
  3. introduzione della certificazione sismica obbligatoria a cura di un tecnico abilitato.

Rimandando ad altra sede l’approfondimento dei temi di cui sopra (Qui il documento integrale), avanzo alcune considerazioni di carattere operativo e metodologico.

Gli interventi di prevenzione devono avvenire secondo una scala di priorità: la prima analisi speditiva di vulnerabilità deve partire dalle zone a più alto rischio sismico (Zona 1, secondo la classificazione prevista dal dlgs 112/1998 e DPR 280/2001), con l’obiettivo di esplicitare la tipologia di rischio, gli interventi da eseguire in relazione alle caratteristiche geo-meccaniche e di faglia, i costi della ricostruzione o messa in sicurezza; al termine si procederà con gli interventi suddetti e, contestualmente, con il proseguo dello screening nelle zone a rischio sismico decrescente (Zone 2,3,4).savoncelli_web

Il ruolo dello Stato, dei professionisti, dei cittadini. Lo Stato ha la responsabilità di sopportare i costi della messa in sicurezza utilizzando risorse specifiche (inclusi i fondi UE) per gli interventi sul patrimonio immobiliare pubblico, e adottando politiche di incentivazione economica per quello privato: forti sgravi fiscali per chi ha redditi elevati, crediti a tassi agevolati per gli incapienti. Ugualmente necessaria una campagna informativa finalizzata a promuovere la cultura della prevenzione.

Le valutazioni potranno essere eseguite dai professionisti tecnici, figure tradizionalmente incaricate dal Dipartimento della Protezione Civile alla compilazione delle schede di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES).

In questa prospettiva, è necessario che essi possano operare in regime di sussidiarietà rispetto alla PA (che mantiene in capo le attività di programmazione, coordinamento e controllo), sgravando i cittadini da incombenze burocratiche e procedure amministrative percepite come vessatorie.

Riconoscere ai cittadini un ruolo attivo nell’attuazione di un piano nazionale antisismico (che il Governo è risoluto a lanciare), assegnando autonomia nella scelta del professionista tecnico, significa investirli della responsabilità di agire “in casa propria” per il bene della collettività.

di Maurizio Savoncelli, presidente Consiglio Nazionale Geometri

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