L’iniziativa «Laboratorio Edili» promossa dalla Direzione regionale Campania Inail e dall’Associazione costruttori edili di Napoli (Acen), per favorire la conoscenza sul campo dei rudimenti di un mestiere e la costruzione di un’alternativa alla devianza e alle difficoltà di reinserimento di giovani detenuti nel carcere minorile di Nisida si è conclusa con un ospite d’eccellenza: l’arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe.
Formazione e pratica. Il progetto ha coinvolto 45 giovani detenuti, organizzati in due diversi laboratori, consentendo loro di acquisire nozioni di sicurezza sul lavoro e, in seconda battuta, pratica di lavoro edile. Il risultato è stato il restauro dei seminterrati di un monastero benedettino risalente al 1600 (oggi adibito a carcere minorile), tornati fruibili.
Per l’occasione, negli stessi locali rifunzionalizzati, è stata organizzata una mostra fotografica attraverso la quale è stato possibile osservare la qualità del restauro.
Il progetto Laboratorio Edili ha avuto origine da un protocollo d’intesa siglato tra Inail, ministero della Giustizia – Dipartimento Giustizia Minorile – Istituto Penale per minorenni di Nisida – e Acen ed è stato articolato in tre sessioni: promozione e sensibilizzazione ai temi della sicurezza nei luoghi di lavoro, formazione degli allievi teorico-pratiche, monitoraggio e valutazione.
Si è trattato di un vero e proprio intervento di tutela dei minori ospitati nell’Istituto Penale Minorile di Nisida, in risposta al problema del rischio di devianza minorile, che si esprime nelle scuole e nelle comunità per minori, quale strumento alternativo di tipo preventivo.
Ora, con molta probabilità, l’iniziativa verrà riproposta in un secondo momento: il direttore regionale dell’Inail, Emidio Silenzi si è già impegnato per una seconda edizione del progetto, che comporterebbe un impegno di centomila euro. Per questa prima edizione sono stati 119mila gli euro investiti grazie a un cofinanziamento dell’associazione dei costruttori di Napoli.
Rudy Girardi, presidente Acen
«Si tratta di un’iniziativa notevole perché a questi ragazzi è stata indicata una via alternativa, un percorso sano verso una vita più serena. Abbiamo focalizzato l’attenzione sul restauro perché lo consideriamo fondamentale per il futuro del settore; del resto non abbiamo più territorio da edificare e dobbiamo recuperare quello che c’è. Così offriamo loro la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro. I ragazzi hanno risposto bene all’iniziativa così abbiamo proposto un’idea simile anche al direttore del penitenziario di Poggioreale».
Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli
«É fondamentale per la vita di questi ragazzi sapere che dopo aver commesso qualche sbaglio non sono condannati per sempre ma che si può aprire loro una finestra, uno spiraglio, e reinserirsi nella società. Questo progetto può essere per questi ragazzi una rinascita, e non solo, in quanto fa emergere in questi giovani delle potenzialità, delle doti che nessuno credeva, e questo giova non solo al singolo ragazzo ma all’intera società che domani recupera un soggetto che potrà dare il suo contributo per la crescita della nostra comunità».