Sondalo | Museo Dei Sanatori nell’ex Accettazione Del Villaggio Morelli

Rivive l’edilizia sociale anni Trenta nel segno della massima flessibilità

I lavori di restauro conservativo hanno valorizzato il bene architettonico storico attraverso un’attenta progettazione emersa dagli studi preliminari di carattere archivistico. Effettuate minime demolizioni preservando l’autenticità dello spazio interno che sta a testimoniare la sobria eleganza dell’architettura sociale degli anni Trenta. Non è stato necessario far uso di tecniche e materiali speciali per i lavori di consolidamento e trattamento delle superfici.
Prof. Arch. Davide Del Curto | Il progetto di restauro e allestimento.
Al centro il prof. arch. Davide Del Curto, a sinistra l’arch. Giacomo Menini e a destra prof. arch. Marcello Balzani, responsabile del premio Domus.

Prof. Arch. Davide Del Curto | Il progetto di Restauro e allestimento
«L’intervento di restauro è stato calibrato per valorizzare la qualità architettonica e costruttiva dell’edificio storico e sulla base del rilievo puntuale del suo stato di degrado.
Il proposito conservativo è strettamente connesso con la ricerca di un risultato architettonico contemporaneo. Più che una mediazione, si tratta di una naturale integrazione tra progetto e tutela, valutata caso per caso nei vari ambiti e fasi del cantiere, sulla base di un disegno unitario in cui l’attenta conservazione della materia autentica, anche nei suoi dettagli più minuti, è funzionale a conseguire un risultato compositivo o, più semplicemente, a realizzare un progetto di architettura.
La progettazione si è sviluppata, come da prassi, attraverso studi preliminari di carattere documentario e archivistico, rilievi e indagini conoscitive. Il cantiere è stato condotto circoscrivendo l’entità di ciascuna lavorazione agli elementi effettivamente necessari per recuperare la piena fruibilità dell’edificio, l’integrità e la qualità formale delle finiture.
L’intervento consta di opere edili, di miglioramento impiantistico (elettrico, termico), restauro conservativo delle superfici architettoniche e degli arredi fissi, restauro dei serramenti in ferrofinestra. Un nuovo servizio igienico per il pubblico del museo è stato realizzato recuperando un deposito seminterrato inutilizzato da tempo e soggetto a infiltrazioni. La pavimentazione del tetto-terrazzo è stata rifatta e riparati i percorsi smaltimento delle acque meteoriche. Sul parterre del giardino è stata realizzata una via d’accesso protetta per superare il dislivello tra la strada carrozzabile e il museo. A ben vedere si è trattato di un lavoro di restauro semplice, con pochi materiali, il consueto degrado da mancanza di manutenzione e qualche riparazione incongrua, ma senza il bisogno di tecniche o materiali speciali per consolidamenti o trattamento di superfici. Questo piccolo esempio di architettura sociale degli anni Trenta fu realizzato con la qualità esecutiva del periodo, con impiego del disegno esecutivo per tutti i particolari costruttivi e le finiture. Il restauro ha inteso seguire questa indicazione, con un intervento basato su interventi mirati, in base a un progetto dettagliato e il ricorso a campionature e prove di lavorazione».

Nel 2012 l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale della Valtellina e Alto Lario, in partnership con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano ha intrapreso un processo di tutela e valorizzazione del Villaggio ex sanatoriale Eugenio Morelli, oggi ospedale di Sondalo. L’edificio dell’ex accettazione è stato restaurato nel 2013-15 e trasformato nel Museo dei Sanatori.

Questo piccolo esempio di architettura sociale degli anni Trenta fu realizzato con la qualità esecutiva del periodo, con impiego del disegno esecutivo per tutti i particolari costruttivi e le finiture. Il restauro ha seguito questa indicazione, con un intervento mirato e il ricorso a campionature e prove di lavorazione.
Questo piccolo esempio di architettura sociale degli anni Trenta fu realizzato con la qualità esecutiva del periodo, con impiego del disegno esecutivo per tutti i particolari costruttivi e le finiture. Il restauro ha seguito questa indicazione, con un intervento mirato e il ricorso a campionature e prove di lavorazione.

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Costruito tra il 1935 e il 1939, l’edificio si trova all’interno del tornante che la strada forma all’ingresso del villaggio, facendo quasi da cerniera tra dentro e fuori, tra il villaggio dei sani e quello dei malati. Si tratta di un luogo evocativo e adatto per raccontare la storia di questo paesaggio della salute. Nella luminosa sala dell’accettazione, donne e uomini provenienti da tutta Italia stabilivano il primo contatto con il villaggio e il paesaggio alpino, dove avrebbero passato mesi, forse anni in attesa della guarigione. Dopo il lungo viaggio fino a Sondalo, qui si teneva il breve colloquio informativo per l’assegnazione al reparto in base all’avanzamento della malattia e al sesso, si smettevano i panni dell’individuo e si vestivano quelli del malato.

L’interno è dominato dalle linee curve e ben si presta alla funzione espositiva, in un percorso che si snoda tra i volumi della scala elicoidale di rovere, il bancone in mosaico di gres e porfido rosso, le grandi finestre in ferro con sottili vetri traslucidi che filtrano e diffondono la luce.

L’intervento ha restituito alla collettività un edificio accuratamente restaurato e rimesso in uso nel segno della massima flessibilità. Si tratta di un’esperienza pilota per il recupero del grande patrimonio di architettura sanatoriale nazionale che solo a Sondalo consta di oltre 600.000 mc. La destinazione culturale si dimostra, ancora una volta, un veicolo capace di riattivare il recupero di un edificio abbandonato sia dalle altre funzioni, in questo caso sanitarie, sia dall’interesse immobiliare, e innescare un processo di autentica valorizzazione patrimoniale.

DEMOLIZIONI E SOSTITUZIONI

Le demolizioni sono state ridotte al minimo per preservare l’autenticità di questo spazio interno che testimonia una certa sobria eleganza dell’architettura sociale anni Trenta e che, qui come altrove, si sostanzia nel preciso disegno esecutivo di rivestimenti e arredi e in una composizione misurata di tre colori: tinteggiatura bianca alla cementite, ferro verniciato e mosaico ceramico beige, pietra naturale rosso cupo, accostati con misura e uniformemente illuminati dalla luce diffusa dalle grandi vetrate traslucide. Le porte interne sono state rimosse integralmente, bordando il vano a parete con un profilo in rovere realizzato su disegno. In questo modo la luce di passaggio è cresciuta a 80 cm, sufficiente per consentire piena accessibilità all’utenza ampliata, senza bisogno di demolizioni murarie.

Riparazione pluviali
Riparazione pluviali

COPERTURA PLUVIALI

Il tetto terrazzo era coperto da uno strato di bitume posato direttamente sull’estradosso del solaio e una pavimentazione in quadrotti di cemento battuto in opera. Il bitume colato delle fughe si è deteriorato per l’esposizione ai severi cicli termici alpini, così le infiltrazioni hanno deteriorato anche lo strato impermeabile inferiore. Alla fine degli anni Novanta questa situazione è stata corretta stendendo un doppio strato di guaina bituminosa ardesiata sulla pavimentazione esistente. Dopo dieci anni, questa nuova guaina mostrava segni di cedimento e si riscontravano infiltrazioni in corrispondenza delle discese pluviali.

Getto della nuova pavimentazione.
Getto della nuova pavimentazione.

2b. getto nuova pavimentazioneSono stati revisionati tutti i pluviali, rimuovendo le ostruzioni e video ispezionando i condotti da cielo a terra. Il degrado avanzato delle tubazioni in ghisa, ha suggerito di sostituire i tratti in curva e procedere al semplice relining dei tratti rettilinei con una nuova tubazione posata all’interno di quella esistente. Così è stato possibile contenere gli oneri di demolizione e ricostruzione, limitandoli ai soli tratti da sostituire.

L’impermeabilizzazione è stata migliorata posando una nuova guaina elastomerica a contatto del vecchio bitume, in buona parte ben conservato. Un nuovo pavimento in battuto di cemento è stato realizzato in opera, attualizzando il disegno originale e integrandolo con i nuovi percorsi pedonali. Sabbia e ghiaia di Serpentino (una roccia metamorfica femica diffusa in Valtellina) sono stati utilizzati come aggregati, ottenendo un pavimento grigio-verde che, una volta lucidato, s’intona molto bene con gli altri materiali dell’edificio (rosso-arancio e bianco-verde dell’intonaco Terranova, sulle facciate) e con i colori dominanti in questo contesto: l’azzurro intenso del cielo e il verde cupo delle conifere sui versanti delle montagne.

La nuova pavimentazione del terrazzo
La nuova pavimentazione del terrazzo

IMPIANTO TERMICO

L’impianto di riscaldamento consisteva in radiatori di ghisa alloggiati nei vani sotto finestra della parete perimetrale, alimentati con acqua calda a pressione circolante in rete a pavimento. A causa del lungo abbandono, la rete si è rivelata inutilizzabile per difetti di tenuta. I radiatori, invece, erano in buone condizioni: sono stati puliti internamente e riverniciati, verificati detentori e valvole. La posa di un foglio d’isolante riflettente sul lato interno del parapetto sotto finestra, contribuisce a ridurre le dispersioni verso la parete fredda. La rete di distribuzione a pavimento è stata abbandonata e sostituita con nuovo percorso di mandata e ritorno circolante lungo un percorso anulare appeso al soffitto del piano inferiore. Un foro passante nel solaio di latero-cemento in corrispondenza di ciascun elemento permette di collegare i radiatori al nuovo circuito che sostituisce la distribuzione a pavimento. È stato così possibile evitare demolizioni sul pavimento in mosaico di gres ceramico, che si presentava complessivamente ben conservato.

Il recupero dei radiatori e isolamento della parete.
Il recupero dei radiatori e isolamento della parete.

Al piano sottostante i tubi corrono lungo il perimetro dell’edificio all’interno di una semplice struttura di cartongesso che contiene anche la nuova illuminazione e forma un vano anulare continuo e ispezionabile che, nel tempo, semplificherà la manutenzione di entrambi gli impianti. Questa cornice si accorda con il disegno radiale del soffitto dominato dagli spicchi disegnati dallo spessore delle travi. La cornice dà corpo alla soluzione d’angolo, qui determinata dall’intersezione tra il piano del soffitto e la parete perimetrale curva, che in questo modo risulta meglio risolta da un elemento convesso anziché da un semplice diedro.

IMPIANTO ELETTRICO E D’ILLUMINAZIONE

L’impianto elettrico originale presenta una rete di distribuzione in tubo di ferro diametro 18 mm, scatole di derivazione prese luce e forza da incasso, punti luce a soffitto con lampade a sospensione tipo globo in vetro traslucido, diametro 20 e 25 cm e asta distanziatrice da soffitto in ottone. L’impianto si presentava funzionante, avendo conservato buona parte dei cavi originali in rame-tessuto, solo in parte sostituiti con tratti di cavo a treccia in rame a isolamento, giunte con morsetti a vite, frutti e lampade in parte sostituiti con nuovi elementi non sempre coerenti e derivazioni a muro realizzate con canalina passacavi e frutti esterni.

Infilaggio dei cavi doppi e isolamento in tubi esistenti.
Infilaggio dei cavi doppi e isolamento in tubi esistenti.

Tutti i fili esistenti sono stati sostituiti con cavo a doppio isolamento, conservando la rete di distribuzione in tubo metallico sotto traccia, scatole di derivazione, prese e punti luce esistenti. Il maggior onere per sfilare e re-infilare l’impianto è stato compensato dall’assenza di demolizioni e dalla possibilità di conservare intatte le finiture interne, sia a parete sia a pavimento. L’illuminazione a soffitto con i lampadari tipo globo è stata mantenuta, ripristinando l’originale alternanza tra i due diversi diametri e relative distanze dal soffitto, e sostituendo i pezzi incongrui con altri d’epoca, disponibili presso il magazzino dell’ex Villaggio Sanatoriale, dove i medesimi lampadari sono ancora in uso. Le prese forza sono state mantenute in posizione, sostituendo i frutti con altri ad adeguato coefficiente di protezione. Le derivazioni necessarie per l’illuminazione integrativa sono state eseguite in traccia o a vista, su disegno.

Recupero del rivestimento a mosaico proveniente dal magazzino ex sanatorio.
Recupero del rivestimento a mosaico proveniente dal magazzino ex sanatorio.

FINITURE E PITTURAZIONI

Sopra la quota del rivestimento ceramico in mosaico di gres, le pareti presentavano la seguente stratificazione di tinte, verificata mediante saggi a campione:

– finitura originale bianca a base cementite con effetto satinato;

– pittura coprente sintetica o alla calce di colore bianco, in due mani;

– pittura sintetica, tipo idropittura, in due mani colore bianco.

I due strati più recenti si presentavano rigonfiati e distaccati in più punti, lo strato originale in buone condizioni. Le tinteggiature esistenti sono state rimosse solo se in fase di distacco. Previa preparazione delle superfici, una nuova tinteggiatura a base d’acqua e leganti organici è stata applicata a pennello per recuperare, almeno in parte l’effetto luminoso e satinato della tinteggiatura a cementite che è stata recuperata e messa in luce nel soffitto della porzione centrale del grande locale dell’accettazione.

Il degrado della parte inferiore dei serramenti.
Il degrado della parte inferiore dei serramenti.

RESTAURO MOSAICI E MARMI

Il piano del bancone dell’accettazione e gli stipiti delle porte interne in porfido rosso lucido si presentavano ben conservati, salvo i normali segni dovuti all’uso. Il rivestimento in mosaico gres a parete e a pavimento si presentava ben conservato, salvo locali rotture e rappezzi, dovute a interventi praticati sugli impianti sotto traccia, nel corso del tempo.

Polvere, depositi solubili in acqua e depositi superficiali legati con gesso o calcite secondaria sono stati rimossi mediante semplice lavaggio con getti d’acqua a bassa pressione (2-3 atm). Questa pulitura si è dimostrata efficace anche per rimuovere le cristallizzazioni saline, tracce di unto, scialbature, depositi e incrostazioni aderenti.

La revisione dei serramenti.
La revisione dei serramenti.

Le parti mancanti di rivestimento e di pavimento a mosaico sono state integrate con materiale proveniente dal magazzino dell’ex sanatorio, risalenti alla costruzione originaria. Una correzione del colore nelle parti sostituite, ove non perfettamente uniforme, è stata realizzata con tinta acrilica applicata a pennello sulla singola tessera di mosaico.

RESTAURO DEGLI INFISSI IN FERRO E VETRATE

Finestre e porte finestre presentano un’interessante combinazione tra un serramento in ferro-finestra a specchiature multiple con parti fisse, ante a battente e sopraluce a vasistas, e un’imbotte interna in lamiera di ferro che, opportunamente sagomata in forma di cornice, ospita: QUI DETTAGLIO FINESTRE

– superiormente il carter per la tenda a rullo;

– lateralmente gli alloggiamenti per un’inferriata di sicurezza che si ripiega a pacchetto;

– inferiormente il pannello che copre il vano sottofinestra dove si trova il radiatore del riscaldamento.

Si tratta di una struttura al contempo semplice e ingegnosa che caratterizza in modo decisivo lo spazio interno, dal momento che vi è replicata ben 9 volte, tante quante sono le grandi finestre che occupano oltre il 50% della superficie della parete perimetrale. Tutti questi elementi originali erano ancora presenti e si è pertanto optato il loro restauro integrale. Un’attenta valutazione del programma d’uso dell’edificio e degli orari stagionali di apertura del museo, ha suggerito di scartare l’onerosa ipotesi della sostituzione, orientata a un più deciso miglioramento energetico. QUI ABACO DEI VETRI

Giro mano dell’uscita di sicurezza.
Giro mano dell’uscita di sicurezza.

I profili di ferro-finestra erano complessivamente in buone condizioni. Alcuni vetri filettati traslucidi erano stati sostituiti con elementi incongrui per tipologia e colore. I vetri originali semplici da 3 mm di spessore non soddisfano inoltre i Criteri di sicurezza nelle applicazioni vetrarie Uni 7697 se montanti ad altezza da pavimento inferiore al metro. Le porte finestre avevano tutte l’apertura verso l’interno, mancando perciò un’uscita di sicurezza utile in caso d’incendio. QUI DETTAGLIO GIRO MANO PORTA

Il restauro della scala elicoidale.
Il restauro della scala elicoidale.

Tutte le parti del sistema finestra-tenda-inferriata-imbotte sono state integralmente revisionate e rimesse in efficienza (aperture a battente e vasistas, avvolgimento della tenda a rullo). Le finestre sono state pulite manualmente all’interno e all’esterno con spazzole e detergenti non tensioattivi. Dopo la pulitura, si è deciso di riverniciare sia i serramenti, sia le cornici interne e il relativo copri-calorifero. Le specchiature opache di lamiera sono state sostituite dove corrose con nuovi fazzoletti. La sostituzione dei profili di montanti e traversi è stata valutata finestra per finestra, e praticata solo dove necessario.

Per ottenere un’uscita di sicurezza, è stato invertito il senso di apertura di una porta-finestra: i profili metallici delle battute superiori e inferiori sono stati modificati, mentre è stato possibile mantenere le battute dei montanti semplicemente disassando i cardini riposizionati sul lato esterno del serramento. La porta è stata equipaggiata con maniglione antipanico a spinta per il cui montaggio sono state disegnate due piastre aggiuntive da fissare al telaio. Dopo aver revisionato il sistema di avvolgimento, le originali tende di cotone sono state sostituite con una tela ignifuga Classe 1 dal colore e dalla consistenza del tutto simile all’originale.

Il getto del nuovo pavimento.
Il getto del nuovo pavimento.

I vetri incongrui, rotti o mancanti sono stati rimossi. La disponibilità di vetri originali nel magazzino dell’ex Villaggio sanatoriale non era sufficiente a completare tutte le specchiature rimaste vuote. Il tipo float AGC Glass Flute è stato scelto perché presenta un disegno dell’incisione molto simile ai vetri originali, sebbene di colore diverso. È stato allora necessario elaborare un disegno per combinare vetri originali e nuovi. I vetri originali sono stati tutti rimossi e utilizzati per completare le finestre della sala espositiva principale che occupa metà edificio sia in pianta, sia in prospetto. Nelle finestre degli altri locali, sono stati montati i nuovi vetri. Così, sia all’interno sia all’esterno, non c’è punto del percorso in cui il visitatore possa vedere contemporaneamente due finestre che montano due diversi tipi di vetro. Sia i vetri originali, sia quelli nuovi sono stati messi in opera con fermavetro a stucco.

Il controsoffitto al piano terra.
Il controsoffitto al piano terra.

RESTAURO ARREDI FISSI E SCALA ELICOIDALE

I cassetti, le ante e gli scaffali mancanti che attrezzavano il bancone di accettazione, sono stati riprodotti su apposito disegno, compilato in base agli esecutivi originali, conservati presso l’archivio dell’ufficio tecnico dell’ex sanatorio.

La scala a elica che collega il primo e il secondo piano si presentava in buono stato di conservazione, con materiale esente da attacco xilofago. La superficie del parapetto curvo è stata pulita accuratamente e sono stati rimossi due inserti di piallacci non perfettamente conformi all’originale finitura in rovere biondo, sostituiti con tasselli meglio intonati. Questo non perché fossero degradati o pregiudizievoli della buona conservazione della struttura, ma unicamente al fine di recuperare la continuità della superficie giallo-ambrata del legno su cui la luce naturale delle finestre perimetrali si riflette e diffonde nel locale, ammorbidendo il rigore dei rivestimenti lavabili, e recuperando così la funzione essenzialmente compositiva di grande “oggetto d’arredo” che la scala svolge al centro di questo spazio.

Rasatura e imbiancatura.
Rasatura e imbiancatura.
Il rifacimento delle facciate.
Il rifacimento delle facciate.

La superficie è stata infine lucidata con metodo tradizionale misto, con cera d’api in pasta su un fondo preparato con soluzione turapori a base di gommalacca e trattamento finale ad asciutto con panno caldo. Sono state conservate, pulite e lucidate anche le “igieniche” pedate originali rivestite con Linoleum effetto rovere.

CHI HA FATTO COSA
Progetto e direzione lavori: arch. Davide Del Curto, arch.Giacomo Menini
Restauratore: Giorgio Baruta
Imprese esecutrici: Azienda Socio Sanitaria Territoriale della Valtellina e Alto Lario, Squadre artigiane dell’Ospedale Eugenio Morelli di Sondalo. I lavori di restauro sono stati eseguiti (ove non diversamente indicato) dalla stazione appaltante, l’Azienda Socio Sanitaria Territoriale della Valtellina e Alto Lario. L’Ospedale E. Morelli di Sondalo è un ex sanatorio Inps che fu costruito tra il 1933 e il 1940 come villaggio autonomo in un’area alpina isolata. L’organico dell’epoca comprendeva un efficiente servizio interno di manutenzione con squadre di muratori, falegnami, fabbri, meccanici, idraulici, elettricisti, giardinieri, pittori. Queste squadre sono sopravvissute alla dismissione del sanatorio e alle riforme sanitarie. Oggi sono organizzate per mansione e possiedono esperienza e specifiche competenze per intervenire sul patrimonio costruito di quell’epoca, compresi gli impianti e le finiture.
Matalfer, di Salandi e Cerone, Mazzo di Valtellina (So): Opere in ferro, parapetti esterni, riparazione dei serramenti in ferro, giro mano della porta-finestra per uscita di sicurezza.
Prepav, di Precoma Claudio, Caerano di San Marco (Tv): Realizzazione della pavimentazione in calcestruzzo gettato del tetto-terrazzo.
Edilerre srl, materiali edili, Mazzo di Valtellina (So): Fornitura calcestruzzo per il getto della pavimentazione del tetto-terrazzo.
Oscar Lamperti, Montagna in Valtellina (So): Restauro scala elicoidale in legno.
Nuova Vetreria di Tirano, di De Piaz Massimo, Tirano (So): Fornitura vetri Agc Glass Flute.
Marmi Sciaresa srl, Grosio (So): lucidatura pavimenti in calcestruzzo, fornitura marmi.
Rini Bruno Impianti elettrici srl, Sondalo (So): impianti elettrici.
Durante Costruzioni srl, Sondalo (So): realizzazione viale d’accesso e servizi igienici.

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