Building Information Modeling | Commissione ministeriale

Scicolone (Oice): coniugare processi di It e di Project management

Per i vertici Oice è necessaria una gradualità di approccio per capire le esigenze del committente, partendo dal concetto di complessità tecnologica e impiantistica e quindi guardando alle opere che hanno maggiori livelli di criticità.

Logo OiceL’Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria (Oice) nei giorni scorsi è stata ascoltata dalla Commissione ministeriale, presieduta dal provveditore alle opere pubbliche della Regione Lombardia, Pietro Baratono, incaricata di studiare l’implementazione nel sistema degli appalti pubblici delle metodologie Bim ai sensi del comma 13 dell’articolo 23 del nuovo codice dei contratti pubblici.
La delegazione Oice era composta dal presidente Gabriele Scicolone, da Antonio Vettese coordinatore regionale Oice della Lombardia e membro della Bim task force Efca e del Eu Bim Group e dal direttore generale Andrea Mascolini.

Gabriele Scicolone | Presidente Oice
Gabriele Scicolone | Presidente Oice

Nel corso dell’audizione l’ing.Gabriele Scicolone ha sottolineato la grande importanza del compito affidato alla Commissione ministeriale rispetto ad un tema che ha ripercussioni dirette sull’intera filiera, dalla progettazione fino alla manutenzione dell’opera: «siamo coscienti e preoccupati su come si dovranno appoggiare queste innovazioni nella pubblica amministrazione e fra gli operatori. Il Bim è uno strumento che apporta benefici al sistema, in primo luogo al committente che gestirà il bene realizzato. Sarà necessaria una gradualità di approccio per capire le esigenze del committente, partendo dal concetto di complessità tecnologica e impiantistica e quindi guardando alle opere che hanno maggiori livelli di criticità».

Antonio Vettese | Coordinatore Oice Regione Lombardia
Antonio Vettese | Coordinatore Oice Regione Lombardia

L’ing. Antonio Vettese, dopo avere premesso che il Bim è stato sviluppato nei paesi anglosassoni e in quelli scandinavi, che hanno una forte vocazione al Project management implementato a tutti i livelli della «filiera del progetto» in maniera non comparabile a quanto avviene nel nostro Paese, ha messo in evidenza i forti ritardi del sistema italiano che ha puntato subito sugli strumenti e non sui processi. L’ing. Vettese ha poi messo in evidenza come «oggi a livello europeo i paesi più maturi si stiano ponendo il problema dell’individuazione di linee guida allineate sugli standard internazionali».

Come indicazione di metodo sui lavori della Commissione
, Vettese ha suggerito di «procedere prima alla ricognizione delle disomogeneità e alla loro mappatura, poi all’individuazione di linee guida di riferimento anche per i processi formativi e poi alla loro sperimentazione; per avviare una sperimentazione occorrerà investire su opere complesse ma anche su opere ripetitive, segmenti della domanda sui quali si potrebbero allineare oltre agli operatori, anche i produttori».

L’Oice ha posto l’accento sulle difficoltà derivanti dalla forte disomogeneità culturale fra committenze e operatori che rende difficile arrivare ad una filiera interoperabile dal punto di vista organizzativo e strumentale e quindi ha proposto di avviare una road map che porti gradualmente verso livelli sempre crescenti di digitalizzazione.

La ricetta dovrebbe essere quella di sviluppare gradualmente la digitalizzazione del sistema-filiera partendo dall’indispensabile adozione di sistemi integrati di Project and information management che siano rigorosi per la definizione della governance di progetto. Poi occorrerà identificare nelle best practice internazionali i riferimenti sui quali organizzare il corpo delle conoscenze da utilizzare nei processi formativi, così da omogeneizzare gli attori della filiera sulla stessa base formativa.

Infine, prima di sviluppare e concludere processi formativi, bisognerà evitare l’introduzione di sistemi sovrastrutturali di certificazione che appesantirebbero lo sforzo di crescita del sistema-filiera.

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