Oice | Bandi pubblici

Scicolone (Oice) sulla pubblicazione dei bandi pubblici sui quotidiani: ok, ma spese a carico delle pa

E’ di questi giorni il confronto sul’obbligo di pubblicazione dei bandi tramite i giornali. L’associazione delle società d'ingegneria e architettura interviene attraverso il presidente Scicolone contestando la scelta del legislatore.

L’Oice, associazione delle società d’ingegneria e architettura aderente a Confindustria, interviene sulle polemiche di questi ultimi giorni che hanno visto contrapposti la Federazione degli editori e il sottosegretario all’editoria Vito Crimi in merito alla polemica sull’obbligo di pubblicazione dei bandi sui giornali.

Gabriele Scicolone | Presidente Oice

Gabriele Scicolone | Presidente Oice.

«Non è tanto se sia o meno opportuno l’obbligo di pubblicazione dei bandi sui giornali a indignare da anni l’Oice, quanto il fatto che le spese di pubblicazione, anche con l’ultimo decreto del Mit, debbano ricadere sugli aggiudicatari delle gare e per giunta, perentoriamente, entro 60 giorni dall’aggiudicazione della gara. Non si capisce perché tale onere debba essere richiesto agli operatori economici che versano le tasse per il funzionamento della macchina pubblica. Non è condivisibile la ratio della scelta del legislatore: è incomprensibile il motivo per cui questa spesa che, deve essere a carico di chi bandisce la gara, come ogni altro onere di preparazione della gara, deve poi essere ignominiosamente rimborsata dall’aggiudicatario (soltanto in Italia). Tra l’altro, almeno nel settore dei servizi d’ingegneria e architettura, entro 60 giorni dall’aggiudicazione di una gara l’aggiudicatario, spessissimo, non ha neanche iniziato le attività e quindi la fatturazione. Il risultato è che il progettista si trova a pagare ‘a sbalzo’ dei soldi per la sola ragione di aver vinto una gara, senza avere incassato – come si diceva una volta – una lira! Abbiamo qualche caso in cui la stazione appaltante ammette anche un pagamento per stati di avanzamento dei lavori, ma si tratta di eccezioni. Occorre infine considerare che spesso, e specialmente per i bandi più piccoli, l’onere del rimborso è di qualche punto percentuale dell’appalto, ossia quasi – di questi tempi – pari all’utile d’impresa di chi ha vinto la gara. Come a dire: chi vince la gara, deve riversare il proprio utile a coprire delle spese della stazione appaltante ed anche in anticipo rispetto a quando maturerà tale utile! Se non è vessazione questa! In definitiva la questione non dovrebbe essere se sia giusto pubblicare i bandi sui giornali, quanto il perché debba essere il vincitore dell’appalto a sostenerne l’onere del costo».

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