Ance | Assemblea annuale

Siamo pronti! Così i costruttori edili al governo per una ripresa vera del settore

Ecco cosa i costruttori si aspettano dalla legge di bilancio: serve chiarezza sulla durata e le modalità di utilizzo di tutti i bonus edilizi. Dobbiamo poter programmare gli interventi; necessaria proroga al 2023 per il Superbonus 110%, compresi gli incentivi per demolizione e ricostruzione, e almeno al 2022 per tutti gli altri bonus ; caro materiali: soluzione per sostenere le imprese sia nel mercato delle opere pubbliche che nei lavori privati; appalti: garantire trasparenza e concorrenza; cuneo fiscale: ridurre costo del lavoro in edilizia per contrastare dumping contrattuale e favorire assunzioni giovani.

Si è tenuta questa mattina a Roma l’assemblea nazionale Ance 2021. Il presidente dei Costruttori edili, Gabriele Buia, ha aperto i lavori ricordando che dopo anni di sacrifici, delusioni e promesse vane finalmente ci si trova di fronte la prospettiva concreta di un percorso di crescita.

Gabriele Buia, Presidente Ance, all’assemblea 2021 dell’associazione che segna anche la fine del suo mandato alla guida dei costruttori.

Aver spento per lungo tempo il motore del nostro settore è costato a tutta l’economia italiana, non solo a noi, un prezzo altissimo, in termini di mancata crescita e degrado di territori e infrastrutture – ha continuato Buia. Oggi appare in tutta la sua evidenza: colpire gli investimenti è stata una scelta suicida per tutti. I ritardi accumulati hanno dimensioni terribili: in 20 anni il nostro Pil è cresciuto solo del 4%, contro il 36% della Spagna, il 27% della Francia e il 26% della Germania. Il Pnrr rappresenta finalmente la svolta attesa. Dei 222 miliardi a disposizione, infatti, ben 108 impattano sul settore delle costruzioni. Possiamo dire di essere soci al 50% del Pnrr. Una scelta importante che ci rende protagonisti di una nuova stagione di investimenti nel settore delle costruzioni, tornati ad essere, finalmente, l’asse portante della crescita italiana.

Transizione ecologica

Dei 108 miliardi circa il 60% sono destinati alla transizione ecologica. Alcune scelte importanti per favorire la transizione ecologica si stanno compiendo – ha ricordato Buia – ma manca ancora una decisa azione di semplificazione. Se non vengono premiate le imprese che migliorano le loro emissioni, se non escono i decreti per applicare l’economia circolare nel settore, come si possono raggiungere gli obiettivi prefissati? Bisogna attivare tutti insieme un percorso di conversione economica e industriale, senza caricare le imprese di nuovi oneri. La transizione ecologica è una grande opportunità non solo per prenderci cura del nostro Pianeta e arginare i gravi effetti dei cambiamenti climatici, ma anche per far lavorare le imprese in opere di messa in sicurezza di città e territori sempre più colpiti da drammatici eventi atmosferici.

Mercato ma anche credito

Insieme a un’importante agenzia di rating Ance ha seguito 30.000 imprese di costruzioni per 3 anni. Dai dati emerge che oggi il livello di rischio è sempre più basso, il che dimostra una grande capacità di resistenza e resilienza delle nostre imprese. Due grandi virtù alle quali deve corrispondere un’adeguata risposta del mondo creditizio. Le norme europee su esposizione finanziaria e default sono concepite solo in un’ottica distruttiva e penalizzante – ha detto Buia -. Bisogna cambiare radicalmente approccio e le Istituzioni devono supportarci. Per poter attivare gli interventi del Pnrr servono maggiori garanzie fideiussorie e credito adeguato per le imprese. Le norme di Basilea 3 vanno nella direzione opposta, occorre rivederle. Il Governo sostenga dunque la decisione della Commissione Ue di posticipare l’entrata in vigore delle norme e lavori per frenarne l’attuazione.

Agire sulle cause per contrastare l’illegalità

Snelliamo le procedure, rimuoviamo centri di potere e accorciamo la filiera decisionale con responsabilità chiare, trasparenti e molti controlli. E poi ci vogliono norme chiare e facilmente applicabili per poter aggiudicare e realizzare opere con tempi e costi certi. Finita l’emergenza del PNRR non dovrà più essere possibile derogare alle regole e nominare commissari per far partire in tempi rapidi i cantieri, svuotando di fatto qualsiasi codice. Approviamo, dunque, rapidamente la legge Delega e riscriviamo un Codice snello, con un regolamento unico.

Carenza di manodopera

Altra urgenza da affrontare è la scarsità di manodopera e di figure professionali necessarie per realizzare le opere del Pnrr. Si è calcolato un fabbisogno di almeno 265mila unità, tra operai, impiegati, professionisti e tecnici specializzati, da immettere velocemente nel settore se non vogliamo fermare i cantieri.

Siamo Pronti ad accogliere migliaia e migliaia di nuovi lavoratori – ha ricordato il presidente Ance: basta far incontrare la domanda e l’offerta attraverso la collaborazione tra pubblico e privato. Il Governo sta giustamente ipotizzando la riduzione del cuneo fiscale/contributivo.
Siamo fortemente convinti che sia necessario. La forbice tra quanto spende un’impresa e quanto entra in tasca al lavoratore è insostenibile. Noi paghiamo 3 il lavoratore prende 1. È ora di dare un segnale chiaro per contrastare il lavoro sommerso e il dumping contrattuale. Continuiamo infatti ad assistere a operatori dell’edilizia che applicano contratti diversi dal nostro, con gravi conseguenze in fatto di concorrenza e sicurezza. Se vogliamo che il cantiere sia un luogo più sicuro e controllato dobbiamo pretendere che tutti rispettino stesse regole e comportamenti. Ci vuole una presa di posizione chiara del Governo in tal senso.

Un patto di cantiere

Ance ha proposto un “Patto di cantiere” nel quale imprese e lavoratori si impegnano ad adottare comportamenti adeguati e a seguire scrupolosamente le misure di prevenzione con la collaborazione delle istituzioni, degli organismi di controllo e degli enti bilaterali di settore. Ci vuole il contributo di tutti gli operatori e la piena consapevolezza dell’importanza di prevenire ogni giorno il rischio di infortuni.

Superbonus 110% una misura per tutti

L’attenzione deve essere massima, soprattutto ora, con l’apertura di tanti cantieri come quelli del Superbonus 110%. La più potente misura di crescita e sviluppo sostenibile pensata in questa legislatura e sostenuta, una volta tanto, da tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione. Ci sono però dei nodi da sciogliere già nella Legge di Bilancio per evitare che gli effetti positivi dello strumento siano vanificati.

In particolare per il Superbonus 110% – ha detto Buia – dev’essere chiaro che senza una conferma degli attuali incentivi a tutto il 2023 molti impegni contrattuali presi non potranno essere rispettati. Tanti cantieri, soprattutto quelli più complessi dei condomìni, rischiano di bloccarsi, con un conseguente aumento del contenzioso. Né mi pare opportuno contestare gli indubbi benefici del Superbonus.

Il nuovo incentivo permette, infatti, di ridurre le emissioni di CO2 del 28% in più rispetto al vecchio Ecobonus sul singolo immobile. In meno di un anno sono stati effettuati interventi su 6.000 condomini contro 1.000 in sei anni. Certo questa operazione non è a costo zero.

Ma se è vero che il 40% delle emissioni di CO2 proviene dagli immobili allora pare davvero miope, in un’ottica di transizione ecologica, tagliare misure che vanno in questa direzione. Occorre poi confermare al 2023 anche gli incentivi previsti per la demolizione e ricostruzione, unico vero strumento per avere finalmente edifici al top dell’efficienza energetica e della sicurezza sismica.

Rigenerazione urbana ancora ai blocchi di partenza

Un altro punto qualificante della relazione di Buia ha riguardato le città. Dagli edifici dobbiamo arrivare a occuparci concretamente delle città. Abbiamo perso anni a discutere senza trovare una sintesi. Tutti concordi nel dire che le nostre città sono ingessate e incapaci di rinnovarsi, nessuno disposto però a mettere in campo soluzioni concrete per realizzare questo obiettivo.

Le proposte normative che in questi anni sono state avanzate sono la conseguenza evidente di questo paradosso frutto di una visione condizionata da forti pregiudizi, per la quale intervenire sulle città è ancora un tabù, anche se il non farlo le condanna al degrado e all’abbandono.

Non si può intervenire solo davanti al degrado, come alcuni testi normativi continuano a proporre con una logica puramente emergenziale. Dobbiamo poterlo prevenire con soluzioni e modelli capaci di evitare che intere parti di città divengano luoghi di emarginazione sociale.

Chi continua a porre solo vincoli e impedimenti deve dirci come intende contrastare pragmaticamente il degrado che ormai affligge non solo le periferie, ma anche i centri storici e le aree comprese nei piani paesaggistici. Dove è impossibile intervenire anche su edifici privi di valore storico artistico.

Siamo pronti a discutere e a produrre idee per un nuovo modello di città: sostenibile, inclusivo, dinamico e a misura dei cittadini. Il nostro auspicio è che questa volta il legislatore sia capace di raccogliere le istanze che provengono da chi vive e lavora nelle città e ne ha realmente a cuore il destino.

Cosa ci aspettiamo dalla Legge di Bilancio

  • Serve chiarezza sulla durata e le modalità di utilizzo di tutti i bonus edilizi. Dobbiamo poter programmare gli interventi. 
  • Necessaria proroga al 2023 per il Superbonus 110%, compresi gli incentivi per demolizione e ricostruzione, e almeno al 2022 per tutti gli altri bonus edilizi.
  • Caro materiali: soluzione per sostenere le imprese sia nel mercato delle opere pubbliche che nei lavori privati.
  • Appalti: garantire trasparenza e concorrenza.
  • Cuneo fiscale: ridurre costo del lavoro in edilizia per contrastare dumping contrattuale e favorire assunzioni giovani.

Il ministro Enrico Giovannini: forte l’impegno negli investimenti pubblici

Il ministro Giovannini ha rassicurato gli imprenditori edili ricordando che per le infrastrutture nei prossimi 10 anni il rapporto tra investimenti pubblici e Pil sarà sopra il 3%, un dato che non si vedeva da anni. Non stiamo parlando solo del 2021-2026 ma anche della seconda parte del decennio in cui non ci sarà uno svuotamento degli investimenti.

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