Reintegrazioni

Simulazione del dipinto murale

Operazioni di restauro su opera policroma mobile di Alessandro Varotari detto il Padovanino, Annunciazione, 1647 circa, olio su tela, 225 x 264 cm. Santuario della Madonna dei Campi, Stezzano (Bg).

Molto spesso le decorazioni di cappelle, chiese e oratori contemplano l’inserimento entro stucchi di tele pittoriche di grande formato. Queste sono quindi da considerarsi a tutti gli effetti parte sostanziale dell’arredo interno ma, in genere, le loro dimensioni fanno sì che le problematiche non siano affatto quelle dei dipinti mobili.

L’intervento su queste decorazioni di grande dimensione comporta difficoltà particolari. Qui di seguito viene portato un esempio d’intervento rispettoso dell’elemento e del contesto entro cui era collocato. 

Descrizione
L’opera su cui si è intervenuti, un olio su tela raffigurante l’Annunciazione, è stata realizzata da Alessandro Varotari detto Il Padovanino (altezza 225 cm, larghezza 264 cm) per il Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano (Bergamo). L’osservazione ravvicinata del dipinto ha rivelato immediatamente una particolare scelta d’esecuzione, dovuta probabilmente al fatto che la tela in questione sarebbe stata incastonata in alto, tra le decorazioni a stucco del Santuario, e osservata da notevole distanza. Le stesure pittoriche, infatti, sono estremamente veloci e trascinate nei panneggi (in particolare le semplici e rapide pennellate di blu liquido con cui Padovanino ha ombreggiato il panneggio bianco e compatto dell’angelo, restituendo in maniera sintetica il movimento e le pieghe) come se il pittore avesse voluto «simulare» la resa tipica della pittura murale ad affresco. A questi accorgimenti pittorici si associa anche una cura dei dettagli per quanto riguarda il supporto del dipinto stesso. Non deve, infatti, ingannare l’apparente fragilità dei materiali costitutivi: la costruzione del tessuto a trama rada e il leggero spessore della preparazione restituiscono la sensazione di una «trasparenza» e «consunzione» del supporto, della preparazione e della materia pittorica.

In realtà, è importante considerare la tecnica di esecuzione della pittura veneta di medio e grande formato tra Sei e Settecento, che volutamente faceva ricorso all’utilizzo di tele robuste in canapa, ma a volte costruite con filato sottile e rado, associate a uno strato sottile di preparazione, al fine di non appesantire inutilmente i manufatti, evitandone nel tempo spanciamenti con conseguenti sollevamenti di preparazione e di pellicola pittorica. Senza dimenticare che, essendo le committenze di pittura veneta diffuse su un’area molto vasta, usando tele preparate con spessori sottili il pittore preservava anche dal rischio di rotture e di perdite di adesione le opere di grande formato, che dovevano essere necessariamente arrotolate per essere trasportate e rimontate nel luogo di destinazione. L’applicazione di tavolame d’isolamento nel vano della parete del Santuario, inoltre, in cui si inserisce il dipinto, operazione eseguita probabilmente su indicazione del pittore stesso, ha contribuito a una straordinaria conservazione di tutti gli elementi che costituiscono il manufatto, compreso il telaio originale in larice. 

Stato di conservazione
Come è già stato anticipato lo stato dell’opera era sostanzialmente buono. Non solo: una lacuna di supporto del diametro di circa 5 cm, localizzata sul margine inferiore, era l’unica traccia di un precedente intervento di restauro, consistito nell’applicazione sul retro di una toppa in tela, per poi procedere sul recto con una sommaria stuccatura e relativa ridipintura a olio, fortemente alterata e abbondantemente sovrapposta alla policromia originale circostante. Si presume, quindi, che tale intervento, realizzato velocemente e in modo piuttosto grossolano, sia l’unico effettuato dall’esecuzione dell’opera, che quindi rientra in uno di quei rari casi di dipinti «mai toccati» o «poco toccati» e comunque risparmiati da restauri invasivi, spesso snaturanti per i materiali originali.

Tuttavia alcuni elementi di degrado, anche se piuttosto contenuti, erano presenti:
1. Il continuo contatto tra il telaio e il supporto in tela, in particolare lungo gli spigoli sia delle fasce perimetrali che delle traverse, aveva causato l’affioramento sulla superficie pittorica dell’imprinting sia delle fasce perimetrali del telaio che delle traverse.
2. Lievi perdite di adesione tra preparazione e supporto erano presenti in particolare sul fondo, intorno alle figure, con lievi e marginali cadute di preparazione e di pellicola pittorica.
3. Nei lati verticali e lungo il margine inferiore del dipinto, vi era un localizzato distacco della tela dal telaio, in quanto la ruggine sulla testa dei chiodi forgiati a mano aveva causato in più punti la disgregazione del tessuto.
4. Un protettivo fortemente inscurito e alterato offuscava la corretta lettura dei toni cromatici originali.

Descrizione dell’intervento
In considerazione del buono stato di conservazione del dipinto, l’intervento si è concentrato sulla messa a punto di sistemi e accorgimenti che consentissero di risolvere in maniera efficace i fattori di degrado del supporto, evitando, però, il più di possibile di contaminare il dipinto e la sua struttura con materiali estranei.

1. È stato quindi affrontato il problema dell’affioramento sulla superficie pittorica, per contatto degli spigoli di telaio e traverse con il supporto, dell’imprinting di tutto il perimetro della struttura lignea. L’intervento ha risolto questo problema applicando sui due lati verticali e sul lato inferiore orizzontale del dipinto, ricordiamo infatti che la fascia superiore centinata presentava un ottimo stato di conservazione dell’ancoraggio mediante i chiodi originali, un bordo distanziatore in tessuto poliestere studiato per il caso specifico, all’interno del quale è stato inserito un cilindro di 5 mm di diametro in Teflon, materiale inerte che garantisce la conservazione nel tempo. L’applicazione è stata effettuata senza mai smontare completamente la tela dal suo telaio, per non perderne la tensione originale, bensì liberando passo passo un lato per volta su cui applicare il distanziatore (inizialmente fissato con piccoli bottoncini di resina termoplastica mediante pistola a caldo) e procedere al riancoraggio, per poi proseguire con la medesima sequenza sugli altri due lati. Questo «bordo» è stato applicato sullo spigolo perimetrale del telaio per ottenere il distanziamento tra la tela e il telaio, bloccando il degrado che avrebbe potuto manifestarsi in futuro con fenomeni di sollevamenti e cadute di preparazione e di pellicola pittorica che a volte si accompagnano anche con lacerazioni del supporto. Con questa operazione si è ottenuto di distanziare dalla struttura lignea tutto il supporto, compresa la parte superiore che non è stata interessata dall’applicazione del bordo distanziatore, che risulta comunque distanziata dallo spigolo interno della fascia grazie al sollevamento degli altri tre lati del dipinto. A questo punto le deformazioni del supporto sono state eliminate attraverso l’ammorbidimento localizzato del tessuto, ottenuto apportando umidità sul verso o sul recto mediante generatore di vapore e microugello diffusore, e con il successivo rilassamento con azione meccanica localizzata. Avendo deciso di evitare anche l’operazione di velinatura di protezione, per non contaminare l’integrità della superficie pittorica, durante queste operazioni è stato semplicemente sovrapposto passo passo un foglio di Melinex ad attutire il contatto diretto con la pellicola pittorica.

2. Una volta appianate le deformazioni, la lacuna di supporto che si apriva sul margine inferiore è stata colmata innestando un frammento di tela selezionato tra vecchi tagli di recupero con le stesse caratteristiche di spessore, trama e ordito della canapa originale, applicandolo con un processo di saldatura nei punti di giunzione delle teste del filato, senza l’ausilio di toppe di rinforzo sul retro e riordinando il filato attraverso una visiera binoculare e uno specillo a uncino, mediante leggere applicazioni di adesivo steso con una punta da odontoiatra scaldata elettronicamente. Preventivamente alle operazioni meccaniche importanti, per scongiurare cadute in prossimità delle perdite di adesione tra preparazione e supporto, avendone evitato la velinatura, sono state applicate localmente leggere soluzioni di Plexisol P550 in white spirit dal recto.
3. Dopo aver realizzato la nuova stuccatura nelle piccole cadute di preparazione e sul nuovo innesto, la reintegrazione pittorica è stata realizzata con pigmenti e terre stabili legate a vernice, con criterio mimetico per le lacune di piccola dimensione e con una minuta grafia identificabile a una distanza ravvicinata per la lacuna in corrispondenza dell’innesto. La verniciatura preliminare al ritocco, effettuata a pennello, è stata ultimata dopo l’integrazione mediante leggere nebulizzazioni di vernice (Lefranc), per conferire al dipinto un effetto satinato opaco in modo da rispettare l’originale «simulazione» del dipinto murale.
4. Il film di protettivo alterato diffuso su tutta la superficie è stato eliminato con una soluzione di Etilacetato gelificato.

Riflessioni a margine dell’esperienza
L’intervento proposto si inserisce in uno studio da tempo portato avanti dal laboratorio di Antonio Zaccaria, per la messa a punto di sistemi alternativi alle canoniche operazioni di consolidamento e foderatura cercando di perseguire un livello alto di reversibilità e non-contaminazione sfruttando le potenzialità di nuovi e diversi processi come il vapor acqueo associato all’utilizzo di materiali industriali convertiti alle funzioni del restauro come il Teflon. Come afferma lo stesso restauratore, l’obiettivo è «quello di interferire il meno possibile con i materiali costitutivi e con il sistema simbiotico che si crea nel tempo tra il telaio e il montaggio originale della tela su di esso, la preparazione e il film pittorico. Si tratta di un vero e proprio «sistema» che crea un unicum che determinerà le caratteristiche di un processo di assestamento che troppo spesso è letto esclusivamente come processo di degrado ma che, invece, ho imparato ad affrontare, ma anche a rispettare, come manifestazione di un naturale percorso di invecchiamento. Interrompere questa «catena genetica» con restauri invasivi significa compromettere il delicato equilibrio che, con il concorso di tutti gli elementi costitutivi, l’opera si è lentamente conquistata nel tempo. Gli accorgimenti messi a punto negli anni, sfruttano in primo luogo le proprietà del vapore acqueo su deformazioni di dipinti anche di grande formato, riportati all’originale planarità evitando la foderatura e in alcuni casi lo smontaggio dal telaio. Inoltre, il principio attivo per il rilassamento una volta evaporato non lascia traccia nei componenti dell’opera».

Per saperne di più
A.Zaccaria, «Accorgimenti e materiali alternativi per restaurare interagendo con gli elementi costitutivi», in G. Biscontin, G.Driussi (a cura di), «Governare l’innovazione. Processi,strutture, materiali e tecnologie tra passato e futuro», Atti del convegno Scienza e Beni culturali, Bressanone 21-24 giugno 2011, ed. Arcadia Ricerche, Venezia 2011, pp.377-386.

Glossario

Melinex film siliconato poliestere perfettamente trasparente. Pur essendo molto sottile ha un’elevata resistenza al calore, alla luce e all’invecchiamento. Presenta un lato siliconato per limitare l’adesione. Utilizzo: supporto per il lavaggio di opere su carta o tela, supporto per il rintelo di carta e tela. Caratteristiche: spessore 30 micron, peso 42 g/mq.

Teflon politetrafluoroetilene (Ptfe) è il polimero scoperto casualmente nel 1938; fu subito notato per la sua elevata resistenza agli agenti chimici più aggressivi.

Plexisol P550 polimero termoplastico, ottimale come consolidante degli strati pittorici e per impermeabilizzare le tele. È elastico, trasparente e reversibile.

Autori
Antonio Zaccaria, restauratore
Daniela Pittaluga, Università di Genova, Dsa

Chi ha fatto Cosa
Committente Parrocchia di Stezzano (Bg)
Restauratori Antonio Zaccaria, Restauro Beni Culturali (Bg)
Direzione tecnico scientifica Laura Gnaccolini, Soprintendenza per i beni storici e artistici di Milano

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