Sindacati edili | Sciopero generale, 15 marzo

Il comparto delle costruzioni in sciopero il 15 marzo

Una nota di FenealUil, FilcaCisl e FilleaCgil comunica che il prossimo 15 marzo l’intera filiera delle costruzioni, Edilizia, Legno, Cemento, Laterizi, Lapidei, si fermerà per otto ore. I lavoratori e disoccupati manifesteranno a Roma per richiedere risposte alle tante proposte concrete e fattibili che i sindacati di categoria hanno avanzato e su cui il Governo non si è ancora confrontato.

Il 15 marzo, per otto ore si fermeranno i cantieri, le fabbriche del legno e dell’arredo, le cave e le fornaci, le cementerie, tutti i settori dell’intera filiera produttiva.

I segretari generali di FenealUilFilcaCisl FilleaCgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi, hanno ufficialmente annunciato lo sciopero generale di tutto il comparto delle costruzioni (Edilizia, Legno, Cemento, Laterizi, Lapidei) sottolinenando le seguenti motivazioni:

«Per rilanciare il Paese occorre una politica industriale in grado di rilanciare l’intera filiera delle costruzioni: dall’edilizia ai materiali, dal settore del legno e arredo al cemento, dai lapidei al settore dei laterizi. Abbiamo chiesto un tavolo a Palazzo Chigi dove affrontare la più grave crisi dei nostri settori dal dopoguerra ad oggi, per dare una risposta alle oltre 600 mila persone che hanno perso il lavoro e al milione che rischia di perderlo.
Per questo Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil proclamano lo sciopero generale di 8 ore, intero turno, per il prossimo 15 marzo in tutti i settori dell’intera filiera delle costruzioni. Il prossimo 15 marzo si fermeranno i cantieri, le fabbriche del legno e dell’arredo, le cave e le fornaci, le cementerie per l’intera giornata con migliaia di lavoratori e disoccupati che manifesteranno a Roma a sostegno delle proposte concrete e fattibili che come Sindacato abbiamo avanzato e su cui il Governo non vuol confrontarsi. Occorre una cabina di regia presso Palazzo Chigi per riaprire i cantieri con politiche mirate che intervengano tanto con strumenti finanziari mirati per le imprese del settore (un Fonda nazionale di Garanzia) che per sbloccare le grandi opere da Nord a Sud. Serve una politica di investimenti mirati in grado di essere immediatamente tradotti in piani straordinari per la messa in sicurezza di territori, strade, ponti. Dobbiamo qualificare le stazioni appaltanti sempre meno in grado di progettare e di rendere esecutivi i bandi fatti. Occorre un piano per la qualità delle materie prime al servizio di ristrutturazioni, rigenerazione e anti sismico, di nuove politiche abitative. Occorre una sistematizzazione degli incentivi, da quelli per le ristrutturazioni a quelli per il risparmio energetico e per il bonus mobile. Serve una politica di tutela e riconversione dell’occupazione nei settori dei materiali, serve qualificare l’impresa e contrastare il dumping contrattuale con un sistema che premi qualità e sicurezza. Occorre accelerare sugli appalti verdi al fine di premiare chi fa ricerca ed innovazione nei nostri settori. Serve una sburocratizzazione mirata di diversi passaggi del Codice Appalti senza ridurre tutele e diritti e senza tornale alla liberalizzazione dei sub appalti o al massimo ribasso. Servono, cioè, politiche di sviluppo, come richiesto dalla stessa piattaforma di Cgil, Cisl e Uil. Per queste ragioni le lavoratrici e lavoratori dei nostri settori saranno in piazza (dopo il 9 febbraio a Roma) anche il prossimo 15 marzo sempre a Roma. Per chiedere lavoro e sviluppo, consapevoli che se non riparte il settore delle costruzioni non ripartirà il Paese».

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